Alta fedeltà
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Autore: Franco Lever
È il calco italiano dell’espressione americana high fidelity (da cui l’abbreviazione hi-fi); sta a indicare una classe di apparecchiature audio in grado di registrare, elaborare, riprodurre e amplificare il suono in forma particolarmente precisa, tale da conservare quasi integra la qualità dell’evento sonoro originale (da ricordare che questa fedeltà non è garantita da un singolo apparecchio, ma dalla qualità di ciascun componente dell’impianto sonoro, cavi compresi).
La tecnologia così denominata nacque negli USA attorno agli anni Sessanta e si diffuse rapidamente in Europa e in Giappone. Qualche anno dopo in Germania venne definito lo standard a cui dovevano adeguarsi le apparecchiature, perché potessero essere considerate di alta fedeltà (norma DIN 45500). Tra i parametri presi in considerazione c’erano l’ampiezza della banda passante (le frequenze che la catena elettroacustica riesce a riprodurre correttamente), che per la musica doveva andare, per lo meno, dai 30 ai 15.000 Hz; la distorsione armonica (meno dell’1%); la dinamica (l’escursione tra il suono più debole e quello più forte, riprodotti fedelmente); il rapporto segnale/rumore di fondo (superiore ai 50 decibel); la separazione dei canali quando si tratta di segnale stereo.
Queste norme, teoricamente ancora oggi in vigore, sono di fatto ampiamente superate dagli strumenti attuali che si basano sulla tecnologia digitale, come i lettori di CD, i registratori audio digitali (DAT; MiniDisc), i riproduttori musicali che utilizzano le nuove forme di codificazione del segnale audio (MP3).
La tecnologia così denominata nacque negli USA attorno agli anni Sessanta e si diffuse rapidamente in Europa e in Giappone. Qualche anno dopo in Germania venne definito lo standard a cui dovevano adeguarsi le apparecchiature, perché potessero essere considerate di alta fedeltà (norma DIN 45500). Tra i parametri presi in considerazione c’erano l’ampiezza della banda passante (le frequenze che la catena elettroacustica riesce a riprodurre correttamente), che per la musica doveva andare, per lo meno, dai 30 ai 15.000 Hz; la distorsione armonica (meno dell’1%); la dinamica (l’escursione tra il suono più debole e quello più forte, riprodotti fedelmente); il rapporto segnale/rumore di fondo (superiore ai 50 decibel); la separazione dei canali quando si tratta di segnale stereo.
Queste norme, teoricamente ancora oggi in vigore, sono di fatto ampiamente superate dagli strumenti attuali che si basano sulla tecnologia digitale, come i lettori di CD, i registratori audio digitali (DAT; MiniDisc), i riproduttori musicali che utilizzano le nuove forme di codificazione del segnale audio (MP3).
F. L.
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Note
Come citare questa voce
Lever Franco , Alta fedeltà , in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (06/12/2024).
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