Lottizzazione
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Autore: Antonio Preziosi
Spartizione di incarichi e di posizioni di potere sulla base dell’appartenenza politica e a prescindere da requisiti di professionalità e di merito. È un’attività generalmente attribuita ai partiti politici e riguarda soprattutto il mondo dell’informazione. L’espressione, tipica di un fenomeno conosciuto anche in altri Paesi, nasce o almeno si diffonde, in Italia, dopo la riforma del sistema radiotelevisivo pubblico del 1975. Con quel provvedimento si voleva salvaguardare l’autonomia del servizio pubblico radiotelevisivo dal Governo, ponendo la Rai sotto il diretto controllo del Parlamento. Nelle migliori intenzioni del legislatore, le reti e testate radio-televisive avrebbero potuto confrontarsi tra di loro in un regime di libera concorrenza. Si registrò invece il massiccio intervento dei partiti che si esercitò in un vero e proprio potere di nomina dei direttori e dei responsabili delle reti e testate radio-televisive, nonché in una attività di spartizione determinata dal peso di ciascuna forza politica. In quel periodo era notorio che il TgUno fosse di appartenenza democristiana, il TgDue di appartenenza socialista e il TgTre di appartenenza del Partito comunista italiano. La l. valeva anche per le testate radiofoniche: il GrUno al PSI, il GrDue alla DC e il GrTre di area laica e socialdemocratica.
Nella sua peggiore manifestazione la l. si configurò anche come pratica di assunzioni, nomine e promozioni fatte in base all’appartenenza politica dei beneficiati piuttosto che sulla loro professionalità. Pur essendo riferita prioritariamente alla Rai, la l. non risparmiò molti altri settori dell’editoria e del giornalismo in Italia. Ciò rese senz’altro più difficile l’esercizio della professione giornalistica secondo le regole della deontologia professionale, limitò l’autonomia delle singole testate, assoggettò la libertà personale di chi occupava indebitamente un posto di potere alle pressioni di questo o di quel partito, di questo o di quell’uomo politico.
L’espressione è stata parzialmente accantonata nei primi anni Novanta, soprattutto dopo la crisi dei partiti politici seguita all’inchiesta su Tangentopoli. In quel periodo il consiglio di amministrazione della Rai venne ridotto a soli cinque membri nominati dai presidenti di Camera e Senato; vennero unificate le tre testate radiofoniche; si cominciò a parlare di par condicio, cioè di pari dignità di accesso di tutte le forze politiche al mezzo radio-televisivo; cominciò a farsi strada con forza il problema dell’antitrust, cioè delle restrizioni alla concentrazione di testate giornalistiche nelle mani di un solo editore; si accentuò il dibattito sul conflitto di interessi, in seguito all’impegno politico dell’imprenditore Silvio Berlusconi, proprietario di tre televisioni nazionali. Si sentì parlare in quel periodo di ‘delottizzazione’, cioè di progressivo abbandono delle pratiche lottizzatorie.
Oggi si ritiene che la l. non venga più esercitata con la sistematicità di un tempo. Nelle nomine e nelle promozioni si tiene tuttavia ancora conto di una certa appartenenza ‘d’area’ che garantisca in qualche modo la maggioranza di Governo e la sua opposizione.
L’affermarsi delle scuole di giornalismo e le assunzioni di giornalisti per concorso possono contribuire ad affrancare dalla l. l’accesso alla professione dei giovani giornalisti.
Nella sua peggiore manifestazione la l. si configurò anche come pratica di assunzioni, nomine e promozioni fatte in base all’appartenenza politica dei beneficiati piuttosto che sulla loro professionalità. Pur essendo riferita prioritariamente alla Rai, la l. non risparmiò molti altri settori dell’editoria e del giornalismo in Italia. Ciò rese senz’altro più difficile l’esercizio della professione giornalistica secondo le regole della deontologia professionale, limitò l’autonomia delle singole testate, assoggettò la libertà personale di chi occupava indebitamente un posto di potere alle pressioni di questo o di quel partito, di questo o di quell’uomo politico.
L’espressione è stata parzialmente accantonata nei primi anni Novanta, soprattutto dopo la crisi dei partiti politici seguita all’inchiesta su Tangentopoli. In quel periodo il consiglio di amministrazione della Rai venne ridotto a soli cinque membri nominati dai presidenti di Camera e Senato; vennero unificate le tre testate radiofoniche; si cominciò a parlare di par condicio, cioè di pari dignità di accesso di tutte le forze politiche al mezzo radio-televisivo; cominciò a farsi strada con forza il problema dell’antitrust, cioè delle restrizioni alla concentrazione di testate giornalistiche nelle mani di un solo editore; si accentuò il dibattito sul conflitto di interessi, in seguito all’impegno politico dell’imprenditore Silvio Berlusconi, proprietario di tre televisioni nazionali. Si sentì parlare in quel periodo di ‘delottizzazione’, cioè di progressivo abbandono delle pratiche lottizzatorie.
Oggi si ritiene che la l. non venga più esercitata con la sistematicità di un tempo. Nelle nomine e nelle promozioni si tiene tuttavia ancora conto di una certa appartenenza ‘d’area’ che garantisca in qualche modo la maggioranza di Governo e la sua opposizione.
L’affermarsi delle scuole di giornalismo e le assunzioni di giornalisti per concorso possono contribuire ad affrancare dalla l. l’accesso alla professione dei giovani giornalisti.
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Bibliografia
- GRASSO Aldo, Storia della televisione italiana. I cinquant’anni della televisione, Garzanti, Milano 2004.
- MENDUNI Enrico, La più amata dagli italiani. La televisione tra politica e telecomunicazioni, Il Mulino, Bologna 1996.
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Note
Come citare questa voce
Preziosi Antonio , Lottizzazione, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (12/10/2024).
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