Stampa A. Tecniche di stampa

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1. Peculiarità della s. tra i mezzi di comunicazione di massa

Per circa 450 anni, dal 1454 agli inizi del 1900, la s. è stato l’unico mezzo di comunicazione di massa. Poi le si sono affiancati la radio, il cinema, la televisione, la videoregistrazione e via via tutti gli altri.
Già più volte è stata preconizzata la fine della ‘galassia Gutenberg’, perché i mezzi di comunicazione elettronico-informatici avrebbero eliminato la s. e di conseguenza la carta.
Anche se è vero che la s. non è più il mezzo, ma diventa uno dei mezzi, è innegabile che finora essa ha dimostrato di sapersi difendere molto bene. Basta andare in edicola e osservare come la s. sa svilupparsi e crescere sopra i suoi concorrenti: quante riviste che trattano di computer, di televisione, di videoregistrazione, di trasmissioni satellitari, di Internet. Quelli che sono suoi concorrenti divengono opportunità di sviluppo.
Perché la crescente disponibilità di mezzi di comunicazione ha anzi esaltato le peculiarità della comunicazione stampata.
"La stampa si differenzia dai mezzi di comunicazione elettronici per una maggiore astrazione. La televisione, per esempio, si presta meglio a presentare attualità o qualcosa che può essere compreso vedendo e/o ascoltando, ma non consente al soggetto una riflessione approfondita, né tanto meno personalizzata. Non gli consente di fermare lo sguardo o ascoltare chi vorrebbe. In questo senso la televisione, come strumento di comunicazione di massa, costituisce un mezzo di svago, un momento che fornisce informazioni senza consentire ai soggetti, anche consapevoli, una riflessione; la quale è invece consentita dal testo scritto, che permette al lettore di tornare indietro su ciò che legge, di soffermarsi e riflettere su un’idea presentata in modo astratto, di costruirsi per conto proprio, secondo la propria fantasia, le immagini che vengono suggerite dal testo scritto... Lasciare al lettore la scelta relativa al modo in cui assumere l’informazione, secondo i suoi ritmi individuali di apprendimento, di studio, di riflessione è quindi una peculiarità della stampa" (Favaretto e Landa, 1996).
Sempre a proposito del futuro della stampa riportiamo alcune riflessioni di Benny Landa, fondatore e presidente di Indigo, sistema di stampa digitale a colori: "... Qualcuno dei presenti probabilmente sta pensando: ‘Ma questo signore non sa che siamo nell’era del multimedia? Non ha mai sentito parlare di superstrade dell’informazione, di libri elettronici, di Internet, della società senza carta?’ Siamo nell’era dell’informazione. Sicuramente tra 10 anni, o al massimo 20, tutta la comunicazione sarà elettronica, e la stampa su carta sarà una cosa del passato. Può darsi. Ma io non sono di questo parere. Anche se un giorno la tecnologia ci darà queste possibilità, bisogna vedere come reagirà la società. Perché la MTV non ha eliminato i concerti rock? Perché il CD non ha eliminato i concerti di musica classica e l’opera? Perché il telefono non ha eliminato i cartoncini di augurio di Natale o di compleanno? Perché facciamo lunghi viaggi per andare alle manifestazioni, quando potremmo avvalerci di una teleconferenza? La gente ha dei bisogni che non possono essere soddisfatti da ‘performance tecniche’. Noi abbiamo bisogno di vedere, toccare, sentire. Cerchiamo insistentemente intimità. Questa è una delle ragioni perché, nel mondo odierno di personal computer e posta elettronica – in cui la carta dovrebbe già essere obsoleta – abbiamo raggiunto nel 2000 il record, soltanto negli uffici degli USA, di tremila miliardi di pagine stampate. La carta è un’abitudine vecchia di duemila anni, che non può essere eliminata facilmente.
Ma c’è una seconda ragione, meno romantica, che ci assicura che l’industria della stampa sopravviverà a tutti noi: i soldi. Molti soldi. La stampa è un’industria da 400 miliardi di dollari, che è cinque volte la cifra d’affari del settore personal computer in tutto il mondo. Anche solo per la sua enorme dimensione possiamo essere certi che questa industria reggerà per molti decenni. Negli Stati Uniti la stampa rappresenta un volume di affari di 110 miliardi di dollari e sta crescendo ancora. E – ciò che è più importante – tre quarti di questa cifra, oltre 75 miliardi di dollari all’anno, è rappresentato dalla pubblicità stampata. Che è tre volte ciò che viene speso per tutta la pubblicità in televisione" (Favaretto e Landa, 1996).
Possiamo dunque ritenere che anche nel prossimo futuro la s. manterrà un ruolo fondamentale e insostituibile in ambito informativo e culturale, pur accentuando l’integrazione e l’interscambio con gli altri mezzi di comunicazione.

2. Tecniche di s.


Esistono circa venticinque tecniche diverse per produrre gli stampati. Una prima distinzione tra queste diverse tecniche si riferisce al modo usato per trasferire l’inchiostro sul supporto. Secondo questo primo criterio di classificazione abbiamo due gruppi:
a) tecniche a impatto, nelle quali il trasferimento avviene per mezzo della pressione;
b) tecniche senza impatto, nelle quali il trasferimento avviene per mezzo di altri principi fisici, tipo correnti elettrostatiche, calore, spruzzo dell’inchiostro, ecc.
Nel gruppo delle tecniche a impatto ciò che maggiormente le differenzia e caratterizza è la configurazione della forma di s. La forma è costituita da zone stampanti, dette grafismi, capaci cioè di ricevere l’inchiostro durante la fase di inchiostrazione e di cederlo poi al supporto; e di zone non-stampanti, dette contrografismi, che in qualche maniera devono venire preservate dall’inchiostro.
A seconda di come sono situati i grafismi rispetto ai contrografismi possiamo distinguere quattro tipi di forme, che danno luogo ad altrettanti procedimenti di s.:
a) procedimento rilievografico, in cui le parti stampanti sono in rilievo, mentre le parti non stampanti sono incavate;
b) procedimento incavografico, in cui i grafismi sono leggermente incavati rispetto ai contrografismi;
c) procedimento planografico, nel quale sia i grafismi che i contrografismi sono praticamente sullo stesso piano;
d) procedimento permeografico, nel quale i grafismi sono permeabili all’inchiostro, mentre i contrografismi sono resi impermeabili.
A sua volta ognuno dei quattro procedimenti dà origine a diverse varianti, classificate come processi di s.
In totale esistono quattordici processi di s. appartenenti ai quattro procedimenti a impatto. E altri dieci appartenenti ai sei procedimenti senza impatto (vedi tabella).
PROCEDIMENTI GRAFICI A IMPATTO
Procedimenti Processi Struttura della forma
RILIEVOGRAFICO 1. Tipografia Grafismo in rilievo rispetto ai contrografismi
2. Flessografia
3. Letterset
4. Xilografia
5. Stampa a caldo o stampa a trancia
INCAVOGRAFICO 1. Rotocalcografia Grafismi incavati rispetto ai contrografismi
2. Calcografia
3. Tampografia
PLANOGRAFICO 1. Offset Grafismi e contrografismi giacenti sullo stesso piano
2. Direct-litho
3. Offset a secco
PERMEOGRAFICO 1. Serigrafia Grafismi permeabili all’inchiostro e contrografismi impermeabili
2. Ciclostile o duplicazione permeografica
PROCEDIMENTI GRAFICI SENZA IMPATTO
Procedimenti Processi
STAMPA FOTOCHIMICA 1. Fotografia
2. Diazografia, cianografia o eliografia
FOTOELETTROGRAFIA 1. Fotocopiatura
2. Stampa laser
GETTO D’INCHIOSTRO 1. Stampa ink-jet
TERMOGRAFIA 1. Stampa termochimica
2. Stampa a trasferimento termico
3. Stampa a sublimazione
ELETTROEROSIONE 1. Stampa a elettroerosione
MAGNETOGRAFIA 1. Stampa magnetografica

Ci si potrebbe chiedere il perché di tutta questa serie di processi di stampa. Non sarebbe cioè sufficiente una sola tecnica per produrre i vari tipi di stampati?
Gli stampati sono molto diversificati tra loro: come tipo di supporto, formato, numero di colori, tiratura, tempi di consegna, qualità richiesta, ecc. Si provi a pensare, per esempio, alla diversità esistente tra un volume d’arte stampato a quattro colori su carta patinata e una lattina di una bibita gassata; o tra una rivista settimanale e un foulard.
Ognuno degli oltre venti processi di s. ha vantaggi e risorse che lo rendono migliore e più competitivo in determinate ‘nicchie di mercato’. Nessuno però è sempre competitivo in tutte le situazioni; anzi, in molti casi un determinato processo di s. non è proprio in grado di produrre un certo stampato.
Ecco perché esistono e sono vivi contemporaneamente molti procedimenti. Ciò spinge all’innovazione e alla ricerca per la competizione che si genera nelle fasce di prodotti dove più processi sono contemporaneamente possibili e convenienti.
Evidentemente alcuni processi sono più versatili; capaci cioè di essere competitivi in un numero maggiore di circostanze. Sono quelli che vengono definiti ‘processi maggiori’. Tali sono l’offset, il rotocalco e la flessografia.

1997 2000 2010
offset 48% 44% 32%
rotocalco 19% 17% 16%
flessografia 17% 19% 20%
tipografia 5% 4% 3%
serigrafia 3% 3% 3%
elettrografia,
ink-jet e ALTRI
8% 13% 25%
  100% 100% 100%
Fonte: Mike Bruno: What’s New(s)
in Graphic Communications, (1997) 2.
Le percentuali che i diversi processi di s. detengono nella produzione mondiale degli stampati e le previsioni per i prossimi anni, escludendo la fotocopiatura, sono riportate nella tabella accanto.
Per quanto si riferisce alla descrizione dei principali processi a impatto rimandiamo alle voci: Offset; Rotocalco; Flessografia; Tipografia. Per quanto riguarda i processi senza impatto si tratta di un insieme di tecniche di s. in cui il trasferimento dell’inchiostro (o di altra sostanza colorante) avviene senza pressione tra la forma (o altro dispositivo stampante) e il supporto.
Molti di questi processi trovano applicazione nel vasto e sempre più importante settore della riprografia e della s. digitale. Alcune delle loro applicazioni fanno ormai parte integrante del ciclo grafico; per esempio, le stampanti laser per l’ottenimento delle bozze di composizione o le stampanti a sublimazione per l’ottenimento delle prove digitali a colori.
Per esigenze di brevità ci limitiamo a riportare di questi procedimenti e processi le definizioni che dà la norma UNI 7290: Procedimenti grafici: termini e definizioni.

1. S. fotochimica: procedimento senza impatto basato sul trattamento fotochimico del supporto di s.
Fotografia: processo di s. in cui il supporto è costituito da film plastico o cartoncino con uno strato di emulsione fotosensibile che, esposto a radiazioni elettromagnetiche e trattato chimicamente, genera un grafismo.
Diazografia (cianografia o eliografia): processo di s. in cui il supporto è trattato con sostanze che, esposte alla luce, si decompongono. Il supporto viene successivamente sottoposto a sviluppo in vapori di ammoniaca. Il grafismo diventa nero o blu.

2. Fotoelettrografia: procedimento senza impatto basato su fenomeni di fotoconduttività e di elettrostaticità.
Fotocopiatura: processo fotoelettrografico in cui la riproduzione dell’originale sul cilindro o sul nastro di materiale fotoconduttore avviene per via ottica.
S. laser: processo fotoelettrografico in cui l’immagine sul cilindro o sul nastro di materiale fotoconduttore viene generata per via digitale.

3. Getto d’inchiostro o ink-jet: trasforma un grafismo digitale in una immagine su supporto cartaceo. Un dispositivo genera e indirizza, tramite campi elettromagnetici, particelle d’inchiostro.

4. Termografia: procedimento senza impatto basato sull’attivazione o sul trasferimento dell’elemento di contrasto per mezzo del calore.
S. termochimica: l’apparecchiatura per la s. è costituita da un certo numero di microresistori; essi generano calore sufficiente a provocare la reazione nel supporto trattato, in modo da visualizzare i microelementi del grafismo.
S. a trasferimento termico: avviene con il trasferimento sul supporto di 4 laminati colorati (giallo, magenta, ciano e nero) in sequenza. La modulazione tonale è ottenuta generando punti di retino di area variabile ma di densità costante.
S. a sublimazione: i 4 coloranti (giallo, magenta, ciano e nero) vengono trasferiti da un nastro al supporto di s. con un riscaldamento al punto di sublimazione (cioè passaggio diretto dallo stato solido a quello gassoso). Il processo consente di variare la saturazione dell’inchiostro trasferito, mediante la regolazione della temperatura e la durata del processo di ciascun elemento riscaldante della testina di s.: si ottiene quindi una s. a tono continuo.

5. S. a elettroerosione: procedimento senza impatto basato sulla rimozione di uno strato, in modo da rivelare l’elemento di contrasto sottostante. Il supporto è costituito da una base cartacea sulla quale è steso uno strato di vernice nera ricoperta da un sottile strato di alluminio.

6. Magnetografia: procedimento senza impatto basato sul magnetismo.
S. magnetografica: un’unità scrivente compone un’immagine latente su un cilindro di metallo ad alta permeabilità magnetica. L’immagine viene inchiostrata con un toner in polvere e trasferita sulla carta; l’inchiostro è poi fissato sul supporto mediante calore.

Una particolarità molto importante della maggior parte di questi processi è quella di usare una forma di s. digitale, che viene rigenerata a ogni ciclo di s. Questa peculiarità se da un lato limita la velocità massima di s. ottenibile, in quanto la forma dev’essere ‘riscritta’ ogni volta, dall’altro consente una grandissima flessibilità nelle piccole tirature, cioè in quei particolari settori definiti print on demand (s. su richiesta) e just-in-time publishing (editoria in tempo reale).
È infatti su questi procedimenti che si basa la ‘s. digitale’ o computer-to-paper. Non più film, non più lastre: dal computer alla carta. Elenchiamo alcune delle principali applicazioni, tutte basate sul procedimento elettrografico:
DocuTech della Rank Xerox: s. laser monocolore ad alta velocità (8100 pagine A4/ora); risoluzione 600 dpi; bianca e volta; formato A3 e A4; fascicolazione in linea, con diverse opzioni. Alimentazione a fogli.
E-Print 1000 della Indigo: s. fino a 6 colori; risoluzione 800 dpi; velocità 4000 copie/ora, con una sola unità di s. (quindi 1000 copie/ora a 4 colori in bianca); toner liquido. Alimentazione a fogli.
DCP-1/Chromapress della Xeikon-Agfa: stampa a 4 colori; risoluzione 600 dpi; velocità 1000 copie/ora, con 8 unità di stampa (quindi 1000 copie/ora con 4 colori in bianca e 4 in volta); toner in polvere. Alimentazione a bobina.

Come si è visto nell’ultima delle tabelle presentate, le prospettive per queste tecniche senza impatto sono molto buone, soprattutto per il procedimento fotoelettrografico; si prevede addirittura che questi processi, che attualmente detengono l’8%, salgano nel 2010 al 25%.

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Bibliografia

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Note

Come citare questa voce
Molinari Mario , Stampa - A. Tecniche di stampa, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/04/2024).
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