Televisione B. Tecnica

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Possiamo definire la ‘t.’ come un sistema di trasmissione a distanza, per mezzo di onde elettromagnetiche, di immagini sonore – fisse o in movimento – che vengono riprodotte sullo schermo di un apparato elettronico detto televisore.

1. La conversione delle immagini

L’immagine sonora viene inviata da una stazione di partenza (la trasmittente) a una d’arrivo (il televisore). Ma, detto in parole povere, perché un’immagine possa essere trasmessa è necessario che essa si trasformi in onde elettromagnetiche, compia il tragitto sotto queste spoglie e finalmente si trasformi di nuovo in immagine sullo schermo del nostro televisore. Come può avvenire tutto questo? Ogni immagine televisiva (cioè colta dall’obiettivo di una telecamera) si forma sulla superficie di un dispositivo a forma di cono detto tubo catodico (CRT, Cathode Ray Tube) da ripresa (o tubo-immagine), contenuto nella stessa telecamera, che possiamo concepire come una griglia formata da quadratini fittissimi; viene dunque scomposta in un mosaico di punti più o meno luminosi. Dentro il tubo, un fascio di altrettanto microscopiche cariche elettriche, gli elettroni, si muove velocemente avanti e indietro su questa griglia di punti luminosi sottoponendoli a una sorta di bombardamento. Ogni punto luminoso che viene colpito reagisce espellendo a sua volta una piccola carica elettrica, tanto più forte quanto più luminoso è stato il punto toccato: il fascio di elettroni (pennello elettronico) si muove avanti e indietro in senso orizzontale sulla superficie del tubo, come il raggio di un riflettore che debba esplorare una data zona, provocando la trasformazione dei punti più o meno luminosi di un’immagine in altrettante reazioni elettriche o impulsi.

2. Il processo di teletrasmissione

Trasmessi attraverso le onde elettromagnetiche nell’atmosfera, o diffusi per mezzo di cavi o fibre ottiche, questi impulsi (segnali video) vengono raccolti, alla fine del percorso, dall’antenna domestica e, all’interno del televisore, trovano un altro tubo catodico assai simile a quello da ripresa, nel quale si trasformano, con procedimento inverso a quello iniziale, da impulsi elettrici a punti luminosi che andranno a formare di nuovo l’immagine di partenza. Per poter trasmettere un’immagine in movimento l’intero processo deve essere completato entro il tempo di persistenza dell’immagine sulla retina dell’occhio, e cioè in meno di un decimo di secondo. Dunque il fascio di elettroni dovrà analizzare molto rapidamente l’immagine, con il suo movimento di va e vieni orizzontale (scansione), lungo una serie di righe di numero prestabilito e unificato da appositi standard (Norma). Naturalmente, l’immagine sarà tanto più nitida e definita quanto più alto sarà il numero di escursioni orizzontali (righe) che il fascio di elettroni (pennello elettronico) avrà compiuto sull’immagine stessa.

3. Standard e immagini a colori

Per l’immagine in bianco e nero in Europa c’è un unico standard televisivo, che prevede la scansione dell’immagine in 625 righe, 25 volte al secondo: da questo punto di vista c’era e c’è piena compatibilità tra i programmi delle diverse emittenti (non così con gli USA e gli altri Paesi che hanno adottato l’NTSC, standard sia per il b/n sia per il colore).
Le cose in Europa sono cambiate con l’introduzione del colore: negli anni Sessanta due erano i sistemi in concorrenza tra loro, il PAL messo a punto dall’industria tedesca (W. Bruch per la Telefunken, 1963) e il SECAM francese. Non fu possibile l’adozione di un unico standard colore, per ragioni insieme economiche e politiche. Nel 1967 la Bbc e le televisioni della Germania occidentale adottarono il PAL e dopo di loro tanti altri Paesi europei, Italia compresa (prime trasmissioni nel 1970, avvio ufficiale 1° febbraio 1977); la Francia, la Russia, le ex colonie francesi scelsero invece il SECAM. Per sapere quale standard sia adottato da un determinato Paese si può consultare il sito all’URL: http://www.dreamvideo.it/video/standard_video.htm
Negli anni Ottanta e Novanta un consorzio di Paesi europei ha lavorato per una t. analogica ad alta definizione con un’immagine analizzata in 1250 righe, percorse 50 volte al secondo. Prove generali del nuovo sistema sono state le riprese dei campionati mondiali di calcio del 1990 in Italia, nonché una serie di programmi di fiction prodotti da vari Paesi. Ma la fortissima concorrenza giapponese e americana e poi l’avvento generalizzato della tecnologia digitale hanno fatto naufragare l’intera operazione (HDTV).

4. Antenne, ripetitori, satelliti

La trasmissione televisiva avviene su onde che si propagano in linea retta come i raggi luminosi e non sono riflesse verso terra dagli strati superiori dell’atmosfera. Per questo le antenne trasmittenti vengono collocate su rilievi montuosi e su alte torri e inoltre sono coadiuvate da ripetitori, cioè da antenne minori che si comportano da specchi, riflettendo il segnale emesso dall’antenna principale. L’introduzione dei satelliti per telecomunicazioni ha offerto la possibilità d’irradiare una trasmissione televisiva, lanciata al satellite da una stazione di partenza, alle antenne riceventi dell’intero pianeta. Tali satelliti si possono distinguere in tre gruppi, che rappresentano tre successive generazioni: satelliti da punto a punto, destinati ai collegamenti internazionali; di distribuzione, che possono servire contemporaneamente più stazioni televisive; a diffusione diretta, in grado di emettere segnali captabili direttamente dai singoli televisori.

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Note

Come citare questa voce
Castellani Leandro , Televisione - B. Tecnica, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/04/2024).
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