Tematizzazione
- Testo
- Bibliografia4
- Voci correlate
Autore: Piero Trupia
Metodo di organizzazione del flusso delle informazioni, flusso talmente denso nell’era della comunicazione globale da mettere in crisi la capacità di ricezione, decodifica e messa in memoria di qualsiasi ricevente. La t. è anche un meccanismo di valorizzazione di una specifica informazione, alla quale si intenda conferire una posizione dominante o di visibilità nell’agenda del ricevente; deve essere quindi sufficientemente articolata e documentata perché si fissi, almeno per un certo arco di tempo, nella sua attenzione. Sotto entrambi i profili la t. è una strategia per raggiungere un locutario, singolo, gruppo o strato sociale (Convocazione) e impegnarne l’interesse sul tema.
A loro volta, le tecniche si riducono alla ‘costruzione’ della notizia, in modo che l’informazione sul fatto relativo sia percepita come distinta (nel flusso generale dell’informazione), rilevante sotto uno o più profili, di attualità.
Chi nega l’importanza della t. sostiene che un fatto importante fa sempre notizia. Ma non si può dire per quanto tempo, in che posizione nell’agenda del pubblico, con quale ricchezza di contenuti, con quale connotazione di valore e con quale stimolo perché continui a interessare, spinga a volerne sapere di più e, soprattutto, a farne un proprio argomento di scambio comunicativo in famiglia, in ufficio, con gli amici.
Eventi importanti rimangono oscuri nella loro dinamica e nelle loro componenti come la Guerra del Libano negli anni Ottanta perché i media non li hanno tematizzati. La rilevanza dei fatti nella società di massa è sempre frutto di un trattamento della notizia e non diretta conseguenza dell’importanza oggettiva del fatto come per una cometa che appariva in un cielo medievale. Inoltre i fatti, nella società di massa, si definiscono l’uno rispetto all’altro e mai isolatamente. Tematizzare un fatto, o meglio la notizia di un fatto, richiede pertanto di metterlo in relazione con altri fatti e notizie; precisare i collegamenti di luogo, di tempo e di circostanza; inquadrarlo socialmente, politicamente, culturalmente. Solo le notizie e i fatti tematizzati hanno una speranza di vita non del tutto effimera nell’incessante e massiccio flusso della comunicazione di massa.
Nella stampa quotidiana e periodica (Giornale), così come alla radio e alla televisione, una buona t. si avvale di supporti documentari, visualizzazioni (tabelle, modelli, ricostruzioni in studio) nonché di pareri e commenti incrociati sincronici (con la presenza contemporanea di ‘esperti’ e ‘testimoni’) o diacronici (con la loro apparizione in momenti diversi).
L’assenza della pratica della t. spinge gli opinion maker (singole persone o media) alla pratica molto diffusa dell’elenchismo: richiamare genericamente le numerose ‘cose da fare’ o di cui interessarsi, senza un ordine di priorità e una scala di importanza.
La pratica della t. è rilevante per la politica post-ideologica, dove non è il pubblico a decidere il tema (ciò di cui si parlerà), ma è il tema spesso singolo (one-issue) a farsi il suo pubblico.
La t. ha come scopo principale quello di favorire la familiarizzazione di un pubblico con un tema (un fatto, una situazione, un problema), mettendolo in condizione di parlarne con una certa competenza e, comunque, di parlarne.
L’obiettivo specifico della t. può essere politico, ma può essere anche di mercato della notizia, quando si vuol creare, per tale via, un pubblico sensibile, affezionato, fedele a un evento, un prodotto o un soggetto. A tal fine occorre ‘far notizia’ e uno dei modi per far notizia è offerto dalla t.
Un esempio di forte t. è il tema dei desaparecidos argentini, imposto improvvisamente, e suo malgrado, dallo stesso dittatore di quel Paese, Videla, quando, il 16 ottobre 1978, volle sfidare l’opinione pubblica partecipando, in Piazza San Pietro, a Roma, alla cerimonia di insediamento di Papa Giovanni Paolo II. Da quel momento i giornali italiani ed europei cominciarono a tematizzare la situazione politica argentina che prima avevano trascurato, malgrado le agenzie giornalistiche non facessero mancare l’informazione.
Vi è un altro significato di t. che proviene dalla semiotica. Qui si parla di ‘percorso narrativo’ come di una struttura intrecciata di ‘ruoli attanziali’, grosso modo ‘azioni simboliche’, impersonati da attori o personaggi. Il percorso narrativo si sviluppa e prende corpo nel rapporto tra t. e figurativizzazione. Ad es. ‘libertà’, all’interno di un racconto, che è un topos o argomento ad alto valore simbolico, può essere tematizzato in termini di spazializzazione, e pertanto di evasione spaziale; e di temporalizzazione, e pertanto in termini di evasione temporale. Nel primo caso si può avere la figurativizzazione di un imbarco per un’isola lontana; nel secondo caso si può avere la figurativizzazione di una fuga nel passato, con il ricordo, o nel futuro, con il sogno.
Quello della ‘libertà’ è uno dei possibili temi nel repertorio delle ‘funzioni narrative’, quali sono state individuate per la prima volta da Vladimir Propp negli anni Venti, studiando le fiabe di magia russa. Altri temi caratteristici e ricorrenti per il loro valore simbolico sono il ‘distacco’, ‘il ricongiungimento’, il ‘viaggio’, la ‘ricerca del tesoro’ (o ‘bene’ o ‘valore’) e così via.
Mentre i ‘temi’ sono più o meno stabili nel tempo, in quanto propri del sapere profondo dell’umanità, le figurativizzazioni cambiano di epoca in epoca. Una volta si fuggiva a cavallo o a bordo di un veliero, oggi su un jet. Ma la sostanza della funzione narrativa non cambia. E questa è una della ragioni per cui le inattuali storie di epoche lontane non perdono di interesse. (Agenda setting; Opinion making; Narratologia; Narrazione; Notiziabilità)
A loro volta, le tecniche si riducono alla ‘costruzione’ della notizia, in modo che l’informazione sul fatto relativo sia percepita come distinta (nel flusso generale dell’informazione), rilevante sotto uno o più profili, di attualità.
Chi nega l’importanza della t. sostiene che un fatto importante fa sempre notizia. Ma non si può dire per quanto tempo, in che posizione nell’agenda del pubblico, con quale ricchezza di contenuti, con quale connotazione di valore e con quale stimolo perché continui a interessare, spinga a volerne sapere di più e, soprattutto, a farne un proprio argomento di scambio comunicativo in famiglia, in ufficio, con gli amici.
Eventi importanti rimangono oscuri nella loro dinamica e nelle loro componenti come la Guerra del Libano negli anni Ottanta perché i media non li hanno tematizzati. La rilevanza dei fatti nella società di massa è sempre frutto di un trattamento della notizia e non diretta conseguenza dell’importanza oggettiva del fatto come per una cometa che appariva in un cielo medievale. Inoltre i fatti, nella società di massa, si definiscono l’uno rispetto all’altro e mai isolatamente. Tematizzare un fatto, o meglio la notizia di un fatto, richiede pertanto di metterlo in relazione con altri fatti e notizie; precisare i collegamenti di luogo, di tempo e di circostanza; inquadrarlo socialmente, politicamente, culturalmente. Solo le notizie e i fatti tematizzati hanno una speranza di vita non del tutto effimera nell’incessante e massiccio flusso della comunicazione di massa.
Nella stampa quotidiana e periodica (Giornale), così come alla radio e alla televisione, una buona t. si avvale di supporti documentari, visualizzazioni (tabelle, modelli, ricostruzioni in studio) nonché di pareri e commenti incrociati sincronici (con la presenza contemporanea di ‘esperti’ e ‘testimoni’) o diacronici (con la loro apparizione in momenti diversi).
L’assenza della pratica della t. spinge gli opinion maker (singole persone o media) alla pratica molto diffusa dell’elenchismo: richiamare genericamente le numerose ‘cose da fare’ o di cui interessarsi, senza un ordine di priorità e una scala di importanza.
La pratica della t. è rilevante per la politica post-ideologica, dove non è il pubblico a decidere il tema (ciò di cui si parlerà), ma è il tema spesso singolo (one-issue) a farsi il suo pubblico.
La t. ha come scopo principale quello di favorire la familiarizzazione di un pubblico con un tema (un fatto, una situazione, un problema), mettendolo in condizione di parlarne con una certa competenza e, comunque, di parlarne.
L’obiettivo specifico della t. può essere politico, ma può essere anche di mercato della notizia, quando si vuol creare, per tale via, un pubblico sensibile, affezionato, fedele a un evento, un prodotto o un soggetto. A tal fine occorre ‘far notizia’ e uno dei modi per far notizia è offerto dalla t.
Un esempio di forte t. è il tema dei desaparecidos argentini, imposto improvvisamente, e suo malgrado, dallo stesso dittatore di quel Paese, Videla, quando, il 16 ottobre 1978, volle sfidare l’opinione pubblica partecipando, in Piazza San Pietro, a Roma, alla cerimonia di insediamento di Papa Giovanni Paolo II. Da quel momento i giornali italiani ed europei cominciarono a tematizzare la situazione politica argentina che prima avevano trascurato, malgrado le agenzie giornalistiche non facessero mancare l’informazione.
Vi è un altro significato di t. che proviene dalla semiotica. Qui si parla di ‘percorso narrativo’ come di una struttura intrecciata di ‘ruoli attanziali’, grosso modo ‘azioni simboliche’, impersonati da attori o personaggi. Il percorso narrativo si sviluppa e prende corpo nel rapporto tra t. e figurativizzazione. Ad es. ‘libertà’, all’interno di un racconto, che è un topos o argomento ad alto valore simbolico, può essere tematizzato in termini di spazializzazione, e pertanto di evasione spaziale; e di temporalizzazione, e pertanto in termini di evasione temporale. Nel primo caso si può avere la figurativizzazione di un imbarco per un’isola lontana; nel secondo caso si può avere la figurativizzazione di una fuga nel passato, con il ricordo, o nel futuro, con il sogno.
Quello della ‘libertà’ è uno dei possibili temi nel repertorio delle ‘funzioni narrative’, quali sono state individuate per la prima volta da Vladimir Propp negli anni Venti, studiando le fiabe di magia russa. Altri temi caratteristici e ricorrenti per il loro valore simbolico sono il ‘distacco’, ‘il ricongiungimento’, il ‘viaggio’, la ‘ricerca del tesoro’ (o ‘bene’ o ‘valore’) e così via.
Mentre i ‘temi’ sono più o meno stabili nel tempo, in quanto propri del sapere profondo dell’umanità, le figurativizzazioni cambiano di epoca in epoca. Una volta si fuggiva a cavallo o a bordo di un veliero, oggi su un jet. Ma la sostanza della funzione narrativa non cambia. E questa è una della ragioni per cui le inattuali storie di epoche lontane non perdono di interesse. (Agenda setting; Opinion making; Narratologia; Narrazione; Notiziabilità)
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Bibliografia
- BERNI S. SPINI A. (a cura di), Potere e soggetto nella società contemporanea, Franco Angeli, Milano 2000.
- GREIMAS Algirdas, Del senso 2. Narrativa, modalità, passioni, Bompiani, Milano 1985.
- MARLETTI Carlo, Prima e dopo. Tematizzazione e comunicazione politica, ERI, Roma 1985.
- PROPP Vladimir, Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino 1966.
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Note
Come citare questa voce
Trupia Piero , Tematizzazione, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (30/12/2024).
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