Dolby
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Autore: Fabio Pasqualetti
È un sistema di riduzione di rumore in una registrazione audio, utilizzato per migliorarne la qualità e la fedeltà, e quindi la riproduzione e la trasmissione. Prende il nome dal suo inventore, Ray Dolby, uno dei padri del primo videoregistratore, l’Ampex.
Quando le audio cassette sono apparse sul mercato nel 1962 (brevetto Philips), il loro suono era terribilmente povero, disturbato dal rumore di fondo dovuto alla esigua superficie di nastro utilizzato e alla sua bassa velocità di scorrimento. I momenti sonori più compromessi erano i brani sottovoce con suoni acuti, proprio perché il rumore di fondo tendeva a coprirli o a disturbarli pesantemente. La proposta di Dolby rimediava brillantemente a questo grave limite. Se la cassetta Philips ha ottenuto lo strepitoso successo che sappiamo, lo si deve al fatto che tutti i costruttori di registratori a cassette adottarono immediatamente il d.
Il sistema lavora in due tempi, in questo modo (per semplicità ci riferiamo al d. di tipo B).
In fase di registrazione. Il segnale sonoro, prima che raggiunga la testina e venga registrato, viene codificato: i suoni acuti, deboli di intensità, vengono amplificati, mentre i suoni forti non vengono alterati (se si ascoltasse la registrazione così effettuata, si troverebbero i suoni acuti eccessivamente presenti rispetto all’originale) (vedi tavola 1).
In fase di ascolto. Durante il playback il segnale registrato viene decodificato attraverso un processo uguale e contrario a quello effettuato nel primo passaggio: i suoni forti rimangono inalterati, mentre tutti quelli acuti vengono abbassati di quanto prima erano stati amplificati; con un vantaggio evidente: la porzione di suono il cui volume è stato abbassato contiene sia il suono utile prima amplificato (ora è ritornato al livello originale) sia il rumore di fondo, che in questo modo quasi scompare. Il grafico illustra chiaramente il miglioramento del rapporto segnale/rumore (vedi tavola 2).
Questi sistemi (ne esitono altri, oltre il d.: ad esempio il DBX) si chiamano companders, dalla fusione delle due parole compressor ed expander: comprimono infatti la dinamica del suono durante la registrazione e poi la espandono durante il playback, migliorando il rapporto s/n (signal to noise) e quindi la qualità sonora del brano registrato
I sistemi d. sono tre: A, B e C. Tutti operano sullo stesso principio; varia la frequenza della porzione di suono su cui intervengono, la quantità di riduzione del rumore, i metodi per raggiungerla e il livello di tecnologia usato in ognuno di essi. Il primo, d. A, è usato a livello professionale, mentre gli altri due sono stati pensati per piccoli studi e per uso domestico. Il d. A divide il segnale in quattro bande di frequenza (da 80 Hz in giù; da 80 Hz a 3 kHz; da 3 kHz a 9 kHz; da 9 kHz in su) e applica diverse compressioni/espansioni a ciascuna banda in base al bisogno. Ogni banda contiene infatti un tipo diverso di rumore. Il d. B è stato pensato per uso non professionale e riduce il rumore solo su di una banda che va dai 10 kHz in su. La riduzione di rumore consiste in circa 10 dolby B su tutta la banda trattata. Il d. C è come il d. B, solo che attua una riduzione di 20 dB.
Quando le audio cassette sono apparse sul mercato nel 1962 (brevetto Philips), il loro suono era terribilmente povero, disturbato dal rumore di fondo dovuto alla esigua superficie di nastro utilizzato e alla sua bassa velocità di scorrimento. I momenti sonori più compromessi erano i brani sottovoce con suoni acuti, proprio perché il rumore di fondo tendeva a coprirli o a disturbarli pesantemente. La proposta di Dolby rimediava brillantemente a questo grave limite. Se la cassetta Philips ha ottenuto lo strepitoso successo che sappiamo, lo si deve al fatto che tutti i costruttori di registratori a cassette adottarono immediatamente il d.
Il sistema lavora in due tempi, in questo modo (per semplicità ci riferiamo al d. di tipo B).
In fase di registrazione. Il segnale sonoro, prima che raggiunga la testina e venga registrato, viene codificato: i suoni acuti, deboli di intensità, vengono amplificati, mentre i suoni forti non vengono alterati (se si ascoltasse la registrazione così effettuata, si troverebbero i suoni acuti eccessivamente presenti rispetto all’originale) (vedi tavola 1).
Tavola 1
Tavola 2
I sistemi d. sono tre: A, B e C. Tutti operano sullo stesso principio; varia la frequenza della porzione di suono su cui intervengono, la quantità di riduzione del rumore, i metodi per raggiungerla e il livello di tecnologia usato in ognuno di essi. Il primo, d. A, è usato a livello professionale, mentre gli altri due sono stati pensati per piccoli studi e per uso domestico. Il d. A divide il segnale in quattro bande di frequenza (da 80 Hz in giù; da 80 Hz a 3 kHz; da 3 kHz a 9 kHz; da 9 kHz in su) e applica diverse compressioni/espansioni a ciascuna banda in base al bisogno. Ogni banda contiene infatti un tipo diverso di rumore. Il d. B è stato pensato per uso non professionale e riduce il rumore solo su di una banda che va dai 10 kHz in su. La riduzione di rumore consiste in circa 10 dolby B su tutta la banda trattata. Il d. C è come il d. B, solo che attua una riduzione di 20 dB.
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Bibliografia
- MARTÍNEZ-COSTA Pilar M., La radio en la era digital, El Pais-Aguillar, Madrid 1997.
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Note
Come citare questa voce
Pasqualetti Fabio , Dolby, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (03/12/2024).
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