Carta di Treviso
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Autore: Adriano Zanacchi
È un documento d’intenti adottato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) e dall’Ordine dei giornalisti, in collaborazione con Telefono Azzurro, a conclusione di un convegno nazionale svoltosi a Treviso nell’ottobre 1990 e dedicato al tema "Da bambino a notizia: i giornalisti per una cultura dell’infanzia".
Ispirandosi al riconoscimento del valore della persona umana e, in particolare, alle esigenze di rispetto per i minori e al loro diritto alla protezione da informazioni dannose per la loro dignità e per il loro benessere fisico e morale, la C.d.T. formula una serie di criteri deontologici per gli operatori dell’informazione. Anzitutto la rinuncia a pubblicare elementi che, anche indirettamente, possano portare all’identificazione di minori che siano stati soggetti agenti o vittime di reati. In secondo luogo, la prudente considerazione delle notizie relative a fatti riguardanti minori ancorché non rientranti nella categoria dei reati, come i suicidi, questioni relative ad adozioni e affidamenti, bambini appartenenti a famiglie comunque implicate in fatti penali.
Vengono poi raccomandate attenzioni particolari al fine di evitare possibili strumentalizzazioni di minori da parte degli adulti e valutazione rigorosa delle informazioni da diffondere in rapporto agli interessi dei minori stessi.
La C.d.T. raccomanda anche ai direttori e a tutti i giornalisti l’opportunità di aprire con i lettori un dialogo costante e di andare al di là della semplice informazione; e sottolinea l’opportunità che, in casi di soggetti deboli, l’informazione sia approfondita con un controllo incrociato delle fonti, con l’apporto di esperti e assicurando un approccio ai problemi dell’infanzia che non si limiti all’eccezionalità dei casi che fanno clamore, ma che analizzi con inchieste e dibattiti la condizione del minore e le sue difficoltà nella vita quotidiana.
Nel documento sono poi indicati numerosi impegni che la FNSI e l’ Ordine dei giornalisti dichiarano di assumere per incrementare le forme di tutela dell’infanzia. I due organismi stabiliscono, infine, di costituire, in collaborazione con Telefono Azzurro e, insieme con altre componenti del mondo della comunicazione, un ‘Comitato nazionale permanente di garanti’ incaricato di fissare indirizzi su singoli problemi, organizzare opportune verifiche e di sottoporre agli organi di autodisciplina delle categorie eventuali casi di violazione della deontologia professionale.
Dopo cinque anni dall’approvazione della C.d.T., i giornalisti italiani e Telefono Azzurro ne hanno riconfermato il valore in un convegno, svoltosi sempre a Treviso (novembre 1995), ribadendone i principi "a salvaguardia della dignità e di uno sviluppo equilibrato dei bambini e degli adolescenti senza distinzioni di sesso, razza, etnia e religione, anche in funzione di uno sviluppo della conoscenza dei problemi minorili e per ampliare nell’opinione pubblica una cultura dell’infanzia pur prendendo spunto dai fatti di cronaca".
Le ripetute violazioni della C.d.T. hanno indotto gli organismi promotori a ‘sottolineare’ alcune regole di comportamento, integrandole con richiami esemplificativi e impegnando il Comitato Nazionale di Garanzia ad attuare, tra l’altro, un osservatorio, verificandone annualmente l’attività, a pubblicizzare i propri provvedimenti, a sviluppare la creazione di spazi informativi e di comunicazione per i minori, affinché se ne possa parlare nella loro normalità e non soltanto nell’emergenza.
Un apposito gruppo di lavoro ha preso in considerazione la tutela dell’infanzia nella programmazione radiotelevisiva, nei nuovi media, nella pubblicità. Esso ha preso atto dell’esistenza di normative e carte d’intenti sottoscritte da soggetti diversi e ha proposto di far convergere questi vari strumenti e i relativi sottoscrittori verso un incontro per procedere a una verifica dell’efficacia, della coerenza e della possibile omogeneizzazione dei documenti per una loro più incisiva applicazione attraverso i necessari strumenti di controllo.
La C.d.T. si presenta ricca di intenti apprezzabili, ma ancor priva di una incidenza adeguata sulla realtà informativa. Non solo le ripetute violazioni denunciate, ma anche il modesto bilancio delle iniziative programmate, attestano che l’affinamento culturale ed etico degli operatori dell’informazione per quanto attiene, in particolare, alle esigenze di tutela dei bambini e degli adolescenti, stenta ad avviarsi. Siamo di fronte, in realtà, a un ulteriore esempio del difficile cammino delle iniziative di autoregolamentazione nell’ambito della comunicazione, largamente invocate anche in antitesi con interventi dello Stato, ma generalmente carenti di risultati per la mancanza di un’adeguata cultura professionale e di solide convinzioni etiche in tutti coloro che fanno parte del sistema della comunicazione.
Ispirandosi al riconoscimento del valore della persona umana e, in particolare, alle esigenze di rispetto per i minori e al loro diritto alla protezione da informazioni dannose per la loro dignità e per il loro benessere fisico e morale, la C.d.T. formula una serie di criteri deontologici per gli operatori dell’informazione. Anzitutto la rinuncia a pubblicare elementi che, anche indirettamente, possano portare all’identificazione di minori che siano stati soggetti agenti o vittime di reati. In secondo luogo, la prudente considerazione delle notizie relative a fatti riguardanti minori ancorché non rientranti nella categoria dei reati, come i suicidi, questioni relative ad adozioni e affidamenti, bambini appartenenti a famiglie comunque implicate in fatti penali.
Vengono poi raccomandate attenzioni particolari al fine di evitare possibili strumentalizzazioni di minori da parte degli adulti e valutazione rigorosa delle informazioni da diffondere in rapporto agli interessi dei minori stessi.
La C.d.T. raccomanda anche ai direttori e a tutti i giornalisti l’opportunità di aprire con i lettori un dialogo costante e di andare al di là della semplice informazione; e sottolinea l’opportunità che, in casi di soggetti deboli, l’informazione sia approfondita con un controllo incrociato delle fonti, con l’apporto di esperti e assicurando un approccio ai problemi dell’infanzia che non si limiti all’eccezionalità dei casi che fanno clamore, ma che analizzi con inchieste e dibattiti la condizione del minore e le sue difficoltà nella vita quotidiana.
Nel documento sono poi indicati numerosi impegni che la FNSI e l’ Ordine dei giornalisti dichiarano di assumere per incrementare le forme di tutela dell’infanzia. I due organismi stabiliscono, infine, di costituire, in collaborazione con Telefono Azzurro e, insieme con altre componenti del mondo della comunicazione, un ‘Comitato nazionale permanente di garanti’ incaricato di fissare indirizzi su singoli problemi, organizzare opportune verifiche e di sottoporre agli organi di autodisciplina delle categorie eventuali casi di violazione della deontologia professionale.
Dopo cinque anni dall’approvazione della C.d.T., i giornalisti italiani e Telefono Azzurro ne hanno riconfermato il valore in un convegno, svoltosi sempre a Treviso (novembre 1995), ribadendone i principi "a salvaguardia della dignità e di uno sviluppo equilibrato dei bambini e degli adolescenti senza distinzioni di sesso, razza, etnia e religione, anche in funzione di uno sviluppo della conoscenza dei problemi minorili e per ampliare nell’opinione pubblica una cultura dell’infanzia pur prendendo spunto dai fatti di cronaca".
Le ripetute violazioni della C.d.T. hanno indotto gli organismi promotori a ‘sottolineare’ alcune regole di comportamento, integrandole con richiami esemplificativi e impegnando il Comitato Nazionale di Garanzia ad attuare, tra l’altro, un osservatorio, verificandone annualmente l’attività, a pubblicizzare i propri provvedimenti, a sviluppare la creazione di spazi informativi e di comunicazione per i minori, affinché se ne possa parlare nella loro normalità e non soltanto nell’emergenza.
Un apposito gruppo di lavoro ha preso in considerazione la tutela dell’infanzia nella programmazione radiotelevisiva, nei nuovi media, nella pubblicità. Esso ha preso atto dell’esistenza di normative e carte d’intenti sottoscritte da soggetti diversi e ha proposto di far convergere questi vari strumenti e i relativi sottoscrittori verso un incontro per procedere a una verifica dell’efficacia, della coerenza e della possibile omogeneizzazione dei documenti per una loro più incisiva applicazione attraverso i necessari strumenti di controllo.
La C.d.T. si presenta ricca di intenti apprezzabili, ma ancor priva di una incidenza adeguata sulla realtà informativa. Non solo le ripetute violazioni denunciate, ma anche il modesto bilancio delle iniziative programmate, attestano che l’affinamento culturale ed etico degli operatori dell’informazione per quanto attiene, in particolare, alle esigenze di tutela dei bambini e degli adolescenti, stenta ad avviarsi. Siamo di fronte, in realtà, a un ulteriore esempio del difficile cammino delle iniziative di autoregolamentazione nell’ambito della comunicazione, largamente invocate anche in antitesi con interventi dello Stato, ma generalmente carenti di risultati per la mancanza di un’adeguata cultura professionale e di solide convinzioni etiche in tutti coloro che fanno parte del sistema della comunicazione.
A. Zanacchi
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Come citare questa voce
Zanacchi Adriano , Carta di Treviso, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (03/12/2024).
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