Responsabilità
- Testo
- Bibliografia8
- Voci correlate
Autore: Ettore Bernabei
Il concetto e il principio di r. nella produzione e diffusione di un messaggio attraverso i media presentano una specificità. Uno scrittore, un poeta può esprimere i suoi stati d’animo con maggiore libertà e minore attenzione sugli effetti del suo messaggio, per il fatto che fruirne o meno è una libera scelta del lettore, il quale, peraltro, si accosta al prodotto culturale della scrittura con una preparazione adeguata.
Il produttore di un messaggio telematico si rivolge a un pubblico indifferenziato e composito che il più delle volte non si trova esposto al messaggio sulla base di una libera e consapevole scelta.
Possiamo allora in primo luogo dire che la r. del produttore telematico è essenzialmente dialogica: essa deve tener presenti tutti i potenziali interlocutori nella loro diversità personale.
In secondo luogo va tenuto presente che la r. nella produzione di un messaggio a diffusione di massa (dal cinema, alla radio, Tv, Internet) è plurima. Proprietario e/o gestore della rete, sceneggiatore, scenografo, costumista, regista, persino truccatore, ognuno di questi soggetti è autore, per la sua parte, del messaggio e quindi ne è corresponsabile: anzitutto l’ideatore dei contenuti del messaggio, poi il redattore nell’informazione, lo sceneggiatore nella fiction, il presentatore o conduttore nel varietà e nei talk show. Una r. di indirizzo e verifica generale spetta alla proprietà del medium. Una r., questa, che è duplice:
di controllo nel merito del messaggio, a evitare che i diritti degli utenti vengano violati (basti pensare al diritto a una completa e veritiera informazione);
di garanzia della qualità positiva del prodotto; che non sia nocivo, ad esempio, accreditando o presentando come esempi validi e azioni di prestigio quanto la coscienza morale ritiene riprovevole.
Una r. precipua nella gestione dei media si configura riguardo al carattere composito dell’utenza per livelli e indirizzi culturali, collocazione sociale, fasce di età, appartenenza etnica o religiosa, minoranze culturali o nazionali. Nei confronti di questo universo si è responsabili, se lo si considera e lo si tratta non come ‘massa’, ma, al contrario, come una irriducibile pluralità di persone. Una deriva massificante è intrinsecamente presente nella Tv generalista e una ancora più marcata in quella commerciale, che considera gli utenti come consumatori che assorbono passivamente messaggi pubblicitari e si orientano coattivamente, per induzione manipolatoria, al consumo di massa non assistito da consapevole scelta. In tal caso la comunicazione telematica perde la sua natura di messaggio culturale ai vari livelli per diventare essa stessa merce, consumata passivamente da un’utenza anch’essa mercificata come audience comprata e venduta nel mercato pubblicitario.
Un’alternativa di carattere strutturale a questa situazione, oggi largamente affermata, potrà essere offerta dalla Tv tematica, bidirezionale o interattiva, che richiede, per sua natura, un’iniziativa di scelta del fruitore. La r., in questo tipo di Tv, si configura come presa in considerazione del pluralismo degli utenti sarebbe bene anche in questo caso parlare non di pubblico ma di pubblici la cui interlocuzione, anche solo potenziale, va sempre tenuta presente e anzi stimolata. Si potrà essere anche sfidanti (dei luoghi comuni) e provocatori (di convinzioni radicate non più attuali), ma sempre nel rispetto dell’interlocutore che va considerato nella sua autonomia e mai ingannato, manipolato, plagiato. La qualità è oggi un imperativo nella produzione dei beni materiali e nei servizi. Ancora di più deve esserlo nella produzione culturale e nella comunicazione.
Una responsabilità ancora più sottile, ma non meno imperativa, si ha rispetto alla complessità del mondo e della vita, degli uomini concreti. Il buonismo programmatico mostrare solo i lati positivi o edificanti dell’esistenza oltre a essere poco efficace sul piano della comunicazione, è anche ingannevole; è uno specchio deformante della realtà. Questa va mostrata, tematizzata e problematizzata anche nei suoi aspetti negativi e drammatici. Si è responsabili se, nel mostrare la complessità del reale, non si mette tutto sullo stesso piano. La differenza di valore fra fatti, orientamenti, atteggiamenti e comportamenti deve essere chiaramente visibile. Al contrario occorre non indurre l’errore di giudizio di considerare positiva l’efficienza, quella del comportamento negativo, in base all’equivalenza successo-posività. (Deontologia della comunicazione;Etica della comunicazione)
Il produttore di un messaggio telematico si rivolge a un pubblico indifferenziato e composito che il più delle volte non si trova esposto al messaggio sulla base di una libera e consapevole scelta.
Possiamo allora in primo luogo dire che la r. del produttore telematico è essenzialmente dialogica: essa deve tener presenti tutti i potenziali interlocutori nella loro diversità personale.
In secondo luogo va tenuto presente che la r. nella produzione di un messaggio a diffusione di massa (dal cinema, alla radio, Tv, Internet) è plurima. Proprietario e/o gestore della rete, sceneggiatore, scenografo, costumista, regista, persino truccatore, ognuno di questi soggetti è autore, per la sua parte, del messaggio e quindi ne è corresponsabile: anzitutto l’ideatore dei contenuti del messaggio, poi il redattore nell’informazione, lo sceneggiatore nella fiction, il presentatore o conduttore nel varietà e nei talk show. Una r. di indirizzo e verifica generale spetta alla proprietà del medium. Una r., questa, che è duplice:
di controllo nel merito del messaggio, a evitare che i diritti degli utenti vengano violati (basti pensare al diritto a una completa e veritiera informazione);
di garanzia della qualità positiva del prodotto; che non sia nocivo, ad esempio, accreditando o presentando come esempi validi e azioni di prestigio quanto la coscienza morale ritiene riprovevole.
Una r. precipua nella gestione dei media si configura riguardo al carattere composito dell’utenza per livelli e indirizzi culturali, collocazione sociale, fasce di età, appartenenza etnica o religiosa, minoranze culturali o nazionali. Nei confronti di questo universo si è responsabili, se lo si considera e lo si tratta non come ‘massa’, ma, al contrario, come una irriducibile pluralità di persone. Una deriva massificante è intrinsecamente presente nella Tv generalista e una ancora più marcata in quella commerciale, che considera gli utenti come consumatori che assorbono passivamente messaggi pubblicitari e si orientano coattivamente, per induzione manipolatoria, al consumo di massa non assistito da consapevole scelta. In tal caso la comunicazione telematica perde la sua natura di messaggio culturale ai vari livelli per diventare essa stessa merce, consumata passivamente da un’utenza anch’essa mercificata come audience comprata e venduta nel mercato pubblicitario.
Un’alternativa di carattere strutturale a questa situazione, oggi largamente affermata, potrà essere offerta dalla Tv tematica, bidirezionale o interattiva, che richiede, per sua natura, un’iniziativa di scelta del fruitore. La r., in questo tipo di Tv, si configura come presa in considerazione del pluralismo degli utenti sarebbe bene anche in questo caso parlare non di pubblico ma di pubblici la cui interlocuzione, anche solo potenziale, va sempre tenuta presente e anzi stimolata. Si potrà essere anche sfidanti (dei luoghi comuni) e provocatori (di convinzioni radicate non più attuali), ma sempre nel rispetto dell’interlocutore che va considerato nella sua autonomia e mai ingannato, manipolato, plagiato. La qualità è oggi un imperativo nella produzione dei beni materiali e nei servizi. Ancora di più deve esserlo nella produzione culturale e nella comunicazione.
Una responsabilità ancora più sottile, ma non meno imperativa, si ha rispetto alla complessità del mondo e della vita, degli uomini concreti. Il buonismo programmatico mostrare solo i lati positivi o edificanti dell’esistenza oltre a essere poco efficace sul piano della comunicazione, è anche ingannevole; è uno specchio deformante della realtà. Questa va mostrata, tematizzata e problematizzata anche nei suoi aspetti negativi e drammatici. Si è responsabili se, nel mostrare la complessità del reale, non si mette tutto sullo stesso piano. La differenza di valore fra fatti, orientamenti, atteggiamenti e comportamenti deve essere chiaramente visibile. Al contrario occorre non indurre l’errore di giudizio di considerare positiva l’efficienza, quella del comportamento negativo, in base all’equivalenza successo-posività. (Deontologia della comunicazione;Etica della comunicazione)
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Bibliografia
- APEL Karl Otto, Etica della comunicazione, Jaca Book, Milano 1992.
- BETTETINI Gianfranco - FUMAGALLI Armando, Quel che resta dei media. Idee per un’etica della comunicazione, Franco Angeli, Milano 2013 (6.a ed.).
- CHELI Enrico, La realtà mediata. L’influenza dei mass media tra persuasione e costruzione sociale della realtà, Franco Angeli, Milano 1992.
- GATTI Guido, Etica delle professioni formative, ELLEDICI, Leumann (TO) 1992.
- HABERMAS Jürgen, Etica del discorso, Laterza, Bari 1989.
- JONAS Hans, Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica, Einaudi, Torino 1990.
- MANCINI Roberto, Comunicazione come ecumene. Il significato antropologico e teologico dell’etica comunicativa, Queriniana, Brescia 1991.
- POPPER Karl R., Cattiva maestra televisione, Donzelli, Milano 2010 (ed. orig. 1994).
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Note
Come citare questa voce
Bernabei Ettore , Responsabilità , in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (03/12/2024).
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