Cinema e ragazzi

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Sicuramente questa dizione è la più adatta a esprimere una realtà molto complessa, carica di implicazioni pedagogiche e sociali, che non quella, spesso ancora usata, di cinema per ragazzi: espressione, quest’ultima, con la quale, per molto tempo, si è indicato un rapporto tra i due termini, viziato già in partenza da una sorta di ambiguità. Di fatto, in genere, si riteneva che il cinema per ragazzi fosse quello dove bambini e adolescenti erano i protagonisti principali delle storie narrate. Anche alcuni festival – come, ad esempio, quello di Venezia – avevano una sezione dedicata alla cosiddetta cinematografia per ragazzi. Tuttavia, i film classificati sotto questa categoria si rivelavano, nella maggioranza dei casi, melensi, melodrammatici, seguendo l’idea un po’ stereotipata del ragazzo ‘buono’ e depositario dei sentimenti più nobili. In realtà sarebbe più giusto considerare cinema per ragazzi quello più adatto a loro, al loro mondo, ai loro problemi, anche se i protagonisti fossero tutti degli adulti. Ed è altrettanto vero che un film che ha per protagonista un bambino potrebbe non essere un film per ragazzi. Il vero nocciolo della questione è dunque quello del rapporto tra c. e r., appunto.
La civiltà delle immagini, in cui viviamo ormai da qualche decennio – e i ragazzi lo hanno recepito benissimo, mentre le istituzioni e il mondo degli adulti se ne sono accorti un po’ tardi – propone ai minori un’offerta vastissima, spesso incontrollabile, che ha nella fiction – cinematografica o televisiva che sia – il suo potere di fascinazione più incisivo e incontrastato; tanto da esercitare una sorta di educazione parallela nei confronti di bambini e adolescenti, i quali, praticamente, possono vedere di tutto e senza alcuna vigilanza reale da parte degli adulti. Se si vuole oggi, quindi, parlare di c. e r. non si deve prescindere dall’inserire questi due termini in un contesto pedagogico più ampio, che non può non vedere coinvolti anche gli adulti, genitori e insegnanti in primo luogo. In questo modo, il rapporto tra i soggetti di tale definizione acquista un senso che li inserisce all’interno di un progetto educativo globale, il cui fine primario è quello di formare nei ragazzi una competenza e, soprattutto, una coscienza critica nei confronti del cinema, riducendo così tutti i condizionamenti provenienti dal consumo di tale strumento di comunicazione e ponendoli in una dimensione di libertà di scelta e di giudizio. (Educomunicazione; Media education).

Bibliografia

  • CORTELLAZZO Sara - COLOMBELLI Carla (edd.), Ragazze e ragazzi nel cinema contemporaneo, Aiace Torino, Torino 2004.
  • PETERS Jean Marie L., L’éducation cinématographique, UNESCO, Paris 1961.
  • RUFO Francesco, Cinema e ragazzi: 43 film per giovani e giovanissimi analizzati ad uso di genitori e docenti, Dino Audino, Roma 2009.
  • SPADA Italo, Lo specchio incantato: Schede e recensioni su ragazzi e cinema, Comitato per la Cinematografia dei ragazzi, Roma 2009.
  • ZAPPOLI Giancarlo (ed.), Cinema e adolescenza, Moretti & Vitali, Bergamo 1999.

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Note

Come citare questa voce
Tagliabue Carlo , Cinema e ragazzi, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/12/2024).
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