Indice
- Testo
- Bibliografia1
- Voci correlate
Autori: Adriano Zanacchi, Pier Cesare Rivoltella
Interessano qui vari ambiti di significato.
1) Sommario dei contenuti di un libro, di un giornale, di un periodico, ecc. Compare soltanto dopo la diffusione della stampa ( Gutenberg): con il conseguente moltiplicarsi dei libri diventa necessario uno strumento che consenta un’analisi veloce del contenuto e il reperimento di un brano.
2) Nel significato di indicatore di un determinato fenomeno, il termine è usato per la formazione di espressioni correnti nella terminologia della comunicazione sociale: per indicare la percentuale degli spazi e dei tempi pubblicitari sulla stampa o in radiotelevisione (I. di affollamento); per indicare il numero delle persone che hanno seguito un determinato programma radiotelevisivo (I. di ascolto) o che mediamente leggono un giornale o un periodico (I. di lettura); per indicare il livello di apprezzamento di una trasmissione radiotelevisiva (I. di gradimento); ecc.
3) I. è ancora l’abbreviazione di Indice dei libri proibiti. Pubblicato una prima volta da Paolo IV nel 1557, venne giudicato ‘eccessivo’ anche in ambienti ‘ortodossi’; riveduto secondo i criteri stabiliti dal Concilio di Trento, fu promulgato dal Papa Pio IV nel 1564. Del 1948 è la sua ultima edizione. All’indomani della conclusione dei lavori del Concilio Vaticano II (1962-1965) è stato abolito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (1966). (Chiesa e comunicazione. 5. Libertà e comunicazione)
4) Insieme all’ icona e al simbolo, è una delle tre funzioni segniche individuate dal filosofo americano C. S. Peirce. Più precisamente, l’i. è un segno il cui rapporto con l’oggetto è istituito fisicamente (come i segni naturali determinati da un rapporto di causa-effetto i sintomi di una malattia, il fumo di un incendio) o per continguità con l’oggetto stesso. Peirce porta alcuni esempi di questo secondo tipo di segni indicali (o indexicali): il dito che indica (continguità con l’oggetto indicato), il bussare a una porta (continguità con la presenza di qualcuno che bussa), la deissi verbale (nel caso, ad esempio, dell’avverbio ‘qui’, la continguità è con il luogo che esso evoca).
Il tema dell’indexicalità ha ricevuto una particolare attenzione soprattutto nell’ambito della semiotica del cinema. Alcuni teorici (Russell, pseudonimo di Peter Wollen, Bettetini) hanno provato a riconoscere nella storia del cinema le tre funzioni segniche peirceane. Così, è possibile parlare di iconismo cinematografico a proposito di tutti quei registi che hanno particolarmente curato la componente espressiva dell’immagine (Antonioni, Resnais, Von Sternberg), fino a ripensare la macchina da presa nei termini di un vero e proprio utensile pittorico (Andy Wahrol). È, invece, simbolico il cinema di tutti quei maestri (Ejzenstejn, Pasolini, Tarkovskj) che si sono serviti delle immagini come di elementi strutturali di un discorso complesso che non si può ridurre a un semplice programma di riproduzione della realtà. In quest’ottica, sarebbe indexicale tutto il cinema del realismo, da Welles a Rossellini, un cinema che favorisce una lettura delle proprie immagini come specchio della realtà cui esse rinviano.
1) Sommario dei contenuti di un libro, di un giornale, di un periodico, ecc. Compare soltanto dopo la diffusione della stampa ( Gutenberg): con il conseguente moltiplicarsi dei libri diventa necessario uno strumento che consenta un’analisi veloce del contenuto e il reperimento di un brano.
2) Nel significato di indicatore di un determinato fenomeno, il termine è usato per la formazione di espressioni correnti nella terminologia della comunicazione sociale: per indicare la percentuale degli spazi e dei tempi pubblicitari sulla stampa o in radiotelevisione (I. di affollamento); per indicare il numero delle persone che hanno seguito un determinato programma radiotelevisivo (I. di ascolto) o che mediamente leggono un giornale o un periodico (I. di lettura); per indicare il livello di apprezzamento di una trasmissione radiotelevisiva (I. di gradimento); ecc.
3) I. è ancora l’abbreviazione di Indice dei libri proibiti. Pubblicato una prima volta da Paolo IV nel 1557, venne giudicato ‘eccessivo’ anche in ambienti ‘ortodossi’; riveduto secondo i criteri stabiliti dal Concilio di Trento, fu promulgato dal Papa Pio IV nel 1564. Del 1948 è la sua ultima edizione. All’indomani della conclusione dei lavori del Concilio Vaticano II (1962-1965) è stato abolito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (1966). (Chiesa e comunicazione. 5. Libertà e comunicazione)
4) Insieme all’ icona e al simbolo, è una delle tre funzioni segniche individuate dal filosofo americano C. S. Peirce. Più precisamente, l’i. è un segno il cui rapporto con l’oggetto è istituito fisicamente (come i segni naturali determinati da un rapporto di causa-effetto i sintomi di una malattia, il fumo di un incendio) o per continguità con l’oggetto stesso. Peirce porta alcuni esempi di questo secondo tipo di segni indicali (o indexicali): il dito che indica (continguità con l’oggetto indicato), il bussare a una porta (continguità con la presenza di qualcuno che bussa), la deissi verbale (nel caso, ad esempio, dell’avverbio ‘qui’, la continguità è con il luogo che esso evoca).
Il tema dell’indexicalità ha ricevuto una particolare attenzione soprattutto nell’ambito della semiotica del cinema. Alcuni teorici (Russell, pseudonimo di Peter Wollen, Bettetini) hanno provato a riconoscere nella storia del cinema le tre funzioni segniche peirceane. Così, è possibile parlare di iconismo cinematografico a proposito di tutti quei registi che hanno particolarmente curato la componente espressiva dell’immagine (Antonioni, Resnais, Von Sternberg), fino a ripensare la macchina da presa nei termini di un vero e proprio utensile pittorico (Andy Wahrol). È, invece, simbolico il cinema di tutti quei maestri (Ejzenstejn, Pasolini, Tarkovskj) che si sono serviti delle immagini come di elementi strutturali di un discorso complesso che non si può ridurre a un semplice programma di riproduzione della realtà. In quest’ottica, sarebbe indexicale tutto il cinema del realismo, da Welles a Rossellini, un cinema che favorisce una lettura delle proprie immagini come specchio della realtà cui esse rinviano.
A. Z. e P. C. R.
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Bibliografia
- COMOTTI Giuseppe, La libertà di stampa nel diritto canonico, Marcianum Press, Venezia 2013.
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Come citare questa voce
Zanacchi Adriano , Rivoltella Pier Cesare , Indice, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (25/12/2024).
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