Periodico
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Autore: Antonio Preziosi
È una pubblicazione data alle stampe con cadenza regolare e non quotidiana. È generalmente settimanale o mensile. In altri casi può essere bimensile, trimestrale, quadrimestrale, semestrale. Quando si occupa di argomenti di stretta attualità prende il nome di rivista o anche di rotocalco, dalla tecnica tradizionalmente usata per la stampa. La tradizione dei p. in Italia è ricca di eventi importanti, soprattutto in quest’ultimo secolo, e di notevoli successi diffusionali. Solo negli ultimi anni il p. sta attraversando un periodo di relativa crisi.
Il p. in Italia. Il primo esempio di p. in Italia è Il giornale dei letterati che nasce a Roma alla fine del sec. XVII. Il p. più antico è L’illustrazione Italiana, nato nel 1868 come Illustrazione Universale. La pubblicazione usa procedimenti fotomeccanici per trasformare le foto in stampa. Nel 1899 nasce La Domenica del Corriere. Nei primi del Novecento, il p. deve fare i conti con l’avvento del fascismo. È di questo periodo il settimanale Omnibus di Leo Longanesi (1936) soppresso dal fascismo nel 1939. Stessa fine anche per Oggi di Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti, chiuso nel 1941. In questi anni fiorisce la tradizione dei p. umoristici. Alcuni titoli importanti sono: Il travaso delle idee, il Marc’Aurelio, Il Bertoldo, Il becco giallo.
Dopo la Liberazione, nasce L’uomo qualunque, il settimanale di Guglielmo Giannini che tira 800 mila copie. Intorno a questa pubblicazione nascono un partito politico con trenta parlamentari e un movimento denominato "Qualunquismo". Riappaiono i periodici popolari e i settimanali di attualità e si affermano molti "rotocalchi", i cui titoli più conosciuti sono Tempo e Oggi. Escono anche L’Europeo di Arrigo Benedetti (1945) e Il mondo di Pannunzio (1949). Si tratta di settimanali di denuncia sociale. In particolare Il Mondo si occupa di forti tematiche politiche e sociali. Sarà la palestra di futuri grandi giornalisti come Eugenio Scalfari.
Gli anni Cinquanta vedono la nascita di settimanali come Epoca (1950) e Gente (1957) fondato da Edilio Rusconi. Vengono creati e si sviluppano i p. dedicati al pubblico femminile (Annabella, Eva, Gioia, Rakam, Novella, Grazia), i fotoromanzi (Grand Hotel, Sogno, Bolero) e i fumetti (Corriere dei piccoli, Intrepido, Vittorioso, Monello). Gli anni Cinquanta si caratterizzano anche per la nascita di diversi generi legati ai p. in relazione al concetto di target. Nel 1950 vede la luce Il borghese di Leo Longanesi, settimanale conservatore e d’élite che ha tra le sue firme quelle di Montanelli e Spadolini. Nel 1954 il sacerdote-giornalista Giuseppe Zilli rilancia Famiglia Cristiana, che era stata fondata da don Giacomo Alberione. Nel 1955 nasce L’Espresso di Arrigo Benedetti. Si presenta come un settimanale di denuncia, che presta particolare attenzione ai temi economici. Caratteristico il suo ‘formato-lenzuolo’ che abbandonerà nel 1974. Gli anni Cinquanta si caratterizzano anche per l’avvento della televisione. Tutti i periodici con target familiare e popolare ne risentono. Nel 1951 nasce Sorrisi e Canzoni Tv che rimarrà fino a oggi il più diffuso periodico italiano, specializzato in materia televisiva.
Nel 1962 esce Panorama. Il lancio definitivo del settimanale avviene nel 1967 con la direzione di Lamberto Sechi. Si caratterizza per il formato agile e per le scelte contenutistiche, guidate dal proposito ambizioso di tenere i ‘fatti separati dalle opinioni’.
Negli anni Settanta i p. conoscono un periodo di crisi. Si tratta di problemi anche di natura economica (si pensi al costo della carta, che aumenta di colpo del 60%), mentre la stagione delle grandi inchieste e delle grandi battaglie politiche e sociali cede il posto a un giornalismo meno impegnato e più ‘commerciale’, sensazionalistico e spesso sguaiato e volgare.
Il futuro dei periodici. Il problema dello sviluppo commerciale caratterizza e condiziona il destino dei p. in Italia. C’è già chi parla della trasformazione del p. da mass-medium a strumento di marketing, più interessato a conquistare l’inserzionista che il lettore, preferendo a quest’ultimo il consumatore. E in effetti lo spazio dedicato agli inserzionisti è aumentato. Gran parte delle immagini pubblicate dai p. è di tipo pubblicitario, fino a raggiungere il 70% dello spazio. Si acuisce anche il problema dei cosiddetti ‘redazionali’, cioè di testi apparentemente giornalistici ma sostanzialmente pubblicitari (Pubblicità redazionale).
Ma il p. è in crisi anche perché subisce l’offensiva dei quotidiani che offrono ai loro lettori delle pubblicazioni la cui veste grafica e i cui contenuti non hanno nulla da invidiare alle riviste di attualità (si parla a questo proposito di ‘settimanalizzazione’ dei quotidiani). La controffensiva dei p. si manifesta nell’offerta di gadget: sempre più spesso troviamo allegati ai settimanali e alle riviste libri, supplementi, carte geografiche e videocassette. Ma anche i quotidiani non restano a guardare, e oltre a promuovere ripetute campagne promozionali basate su offerte di varia natura, offrono ai loro lettori vari tipi di pubblicazioni periodiche (Magazine).
Intanto si riducono i gruppi editoriali, il p. di punta è il settimanale, le testate prodotte sono quasi novemila, si sviluppa e si approfondisce il concetto stesso di target a cui la pubblicazione si riferisce. Il p. cambia pelle: il suo destino è quello di essere un prodotto in continuo divenire.
Il p. in Italia. Il primo esempio di p. in Italia è Il giornale dei letterati che nasce a Roma alla fine del sec. XVII. Il p. più antico è L’illustrazione Italiana, nato nel 1868 come Illustrazione Universale. La pubblicazione usa procedimenti fotomeccanici per trasformare le foto in stampa. Nel 1899 nasce La Domenica del Corriere. Nei primi del Novecento, il p. deve fare i conti con l’avvento del fascismo. È di questo periodo il settimanale Omnibus di Leo Longanesi (1936) soppresso dal fascismo nel 1939. Stessa fine anche per Oggi di Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti, chiuso nel 1941. In questi anni fiorisce la tradizione dei p. umoristici. Alcuni titoli importanti sono: Il travaso delle idee, il Marc’Aurelio, Il Bertoldo, Il becco giallo.
Dopo la Liberazione, nasce L’uomo qualunque, il settimanale di Guglielmo Giannini che tira 800 mila copie. Intorno a questa pubblicazione nascono un partito politico con trenta parlamentari e un movimento denominato "Qualunquismo". Riappaiono i periodici popolari e i settimanali di attualità e si affermano molti "rotocalchi", i cui titoli più conosciuti sono Tempo e Oggi. Escono anche L’Europeo di Arrigo Benedetti (1945) e Il mondo di Pannunzio (1949). Si tratta di settimanali di denuncia sociale. In particolare Il Mondo si occupa di forti tematiche politiche e sociali. Sarà la palestra di futuri grandi giornalisti come Eugenio Scalfari.
Gli anni Cinquanta vedono la nascita di settimanali come Epoca (1950) e Gente (1957) fondato da Edilio Rusconi. Vengono creati e si sviluppano i p. dedicati al pubblico femminile (Annabella, Eva, Gioia, Rakam, Novella, Grazia), i fotoromanzi (Grand Hotel, Sogno, Bolero) e i fumetti (Corriere dei piccoli, Intrepido, Vittorioso, Monello). Gli anni Cinquanta si caratterizzano anche per la nascita di diversi generi legati ai p. in relazione al concetto di target. Nel 1950 vede la luce Il borghese di Leo Longanesi, settimanale conservatore e d’élite che ha tra le sue firme quelle di Montanelli e Spadolini. Nel 1954 il sacerdote-giornalista Giuseppe Zilli rilancia Famiglia Cristiana, che era stata fondata da don Giacomo Alberione. Nel 1955 nasce L’Espresso di Arrigo Benedetti. Si presenta come un settimanale di denuncia, che presta particolare attenzione ai temi economici. Caratteristico il suo ‘formato-lenzuolo’ che abbandonerà nel 1974. Gli anni Cinquanta si caratterizzano anche per l’avvento della televisione. Tutti i periodici con target familiare e popolare ne risentono. Nel 1951 nasce Sorrisi e Canzoni Tv che rimarrà fino a oggi il più diffuso periodico italiano, specializzato in materia televisiva.
Nel 1962 esce Panorama. Il lancio definitivo del settimanale avviene nel 1967 con la direzione di Lamberto Sechi. Si caratterizza per il formato agile e per le scelte contenutistiche, guidate dal proposito ambizioso di tenere i ‘fatti separati dalle opinioni’.
Negli anni Settanta i p. conoscono un periodo di crisi. Si tratta di problemi anche di natura economica (si pensi al costo della carta, che aumenta di colpo del 60%), mentre la stagione delle grandi inchieste e delle grandi battaglie politiche e sociali cede il posto a un giornalismo meno impegnato e più ‘commerciale’, sensazionalistico e spesso sguaiato e volgare.
Il futuro dei periodici. Il problema dello sviluppo commerciale caratterizza e condiziona il destino dei p. in Italia. C’è già chi parla della trasformazione del p. da mass-medium a strumento di marketing, più interessato a conquistare l’inserzionista che il lettore, preferendo a quest’ultimo il consumatore. E in effetti lo spazio dedicato agli inserzionisti è aumentato. Gran parte delle immagini pubblicate dai p. è di tipo pubblicitario, fino a raggiungere il 70% dello spazio. Si acuisce anche il problema dei cosiddetti ‘redazionali’, cioè di testi apparentemente giornalistici ma sostanzialmente pubblicitari (Pubblicità redazionale).
Ma il p. è in crisi anche perché subisce l’offensiva dei quotidiani che offrono ai loro lettori delle pubblicazioni la cui veste grafica e i cui contenuti non hanno nulla da invidiare alle riviste di attualità (si parla a questo proposito di ‘settimanalizzazione’ dei quotidiani). La controffensiva dei p. si manifesta nell’offerta di gadget: sempre più spesso troviamo allegati ai settimanali e alle riviste libri, supplementi, carte geografiche e videocassette. Ma anche i quotidiani non restano a guardare, e oltre a promuovere ripetute campagne promozionali basate su offerte di varia natura, offrono ai loro lettori vari tipi di pubblicazioni periodiche (Magazine).
Intanto si riducono i gruppi editoriali, il p. di punta è il settimanale, le testate prodotte sono quasi novemila, si sviluppa e si approfondisce il concetto stesso di target a cui la pubblicazione si riferisce. Il p. cambia pelle: il suo destino è quello di essere un prodotto in continuo divenire.
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Bibliografia
- DE MARTINO Carlo - BONIFACCI Fabio, Dizionario pratico di giornalismo, Mursia, Milano 1990.
- LENZI Mario, Il giornale, Ed. Riuniti, Roma 1991.
- MURIALDI Paolo, Storia del giornalismo italiano, Il Mulino, Bologna 1996.
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Come citare questa voce
Preziosi Antonio , Periodico, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (22/12/2024).
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