Tipografia
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Autore: Mario Molinari
La t. è uno dei processi di stampa (Stampa. A. Tecniche di stampa ) facenti parte del procedimento rilievografico, ossia di quel gruppo di processi che utilizzano una forma di stampa nella quale i grafismi (le parti stampanti) sono in rilievo e i contrografismi sono incavati. La t. utilizza forme in materiale rigido, normalmente metallico (lega ternaria di piombo-stagno-antimonio, zinco, magnesio), a differenza, per esempio, della flessografia, che utilizza anch’essa forme rilievografiche, ma in materiale elastico.
La t. ha dato origine all’industria grafica. Si è affermata verso la metà del sec. XV in seguito alle invenzioni del torchio di stampa e dei caratteri mobili di metallo da parte di Gutenberg. Fino al 1960-1970 era il processo di stampa più diffuso.
La t. può utilizzare una notevole varietà di forme di stampa: composite o di un sol pezzo, originali o duplicate (galvanotipia e stereotipia), piane o curve (stereotipia o forme fotopolimeriche). È l’unico processo di stampa che può utilizzare direttamente la composizione ottenuta con il sistema manuale con caratteri mobili o con i sistemi automatici a caldo: questo costituiva un grande vantaggio prima dell’invenzione della fotocomposizione. La componente immagine della forma di stampa tipografica si chiama cliché (o cliscé) ed è ottenuta incidendo con tecniche fotochimiche una lastra di zinco o di magnesio dello spessore di circa 2-3 mm. La lastra viene poi montata su appositi supporti metallici, per portarla alla stessa altezza della composizione.
Per ottenere delle stampe di buona qualità di immagini retinate, dato che la forma è rigida e dato il contatto diretto tra la forma e il supporto di stampa, è indispensabile usare carte patinate lucide. Questo fatto, ma soprattutto l’alto costo per l’ottenimento dei cliscé, l’avvento della fotocomposizione, la necessità dell’operazione di ‘taccheggio’ in stampa (si inseriscono dei sottili fogli di carta sotto il cliscé per uniformare la pressione su ciascuno dei suoi punti) hanno ristretto sempre più il campo di impiego della t., che, dal più importante processo di stampa qual era fino alla fine degli anni Sessanta, è diventato oggi assolutamente marginale. Oggi, con il processo tipografico si producono non più del 4-5% degli stampati, rispetto, per esempio, al 50% prodotto con la lito-offset. (Offset)
L’inchiostro usato è a elevata viscosità; la qualità di stampa ottenibile, sia nel bianco-nero che nel colore, è ottima. Le macchine da stampa usate sono di tre tipi: platine, piano-cilindriche e rotative. Le platine sono di piccolo formato (raramente superano i cm 25x35), adatte per limitate tirature di stampati commerciali o di stampati per corrispondenza. Le piano-cilindriche sono di formato medio-grande, adatte soprattutto per lavori editoriali. Le rotative sono utilizzate soprattutto per la stampa dei giornali. (Rotativa)
Il termine t. è diventato sinonimo di azienda di stampa, per cui ‘tipografia’ significa oggi stabilimento grafico attrezzato per la stampa, indipendentemente dal fatto che utilizzi o meno il processo di stampa tipografico.
La t. ha dato origine all’industria grafica. Si è affermata verso la metà del sec. XV in seguito alle invenzioni del torchio di stampa e dei caratteri mobili di metallo da parte di Gutenberg. Fino al 1960-1970 era il processo di stampa più diffuso.
La t. può utilizzare una notevole varietà di forme di stampa: composite o di un sol pezzo, originali o duplicate (galvanotipia e stereotipia), piane o curve (stereotipia o forme fotopolimeriche). È l’unico processo di stampa che può utilizzare direttamente la composizione ottenuta con il sistema manuale con caratteri mobili o con i sistemi automatici a caldo: questo costituiva un grande vantaggio prima dell’invenzione della fotocomposizione. La componente immagine della forma di stampa tipografica si chiama cliché (o cliscé) ed è ottenuta incidendo con tecniche fotochimiche una lastra di zinco o di magnesio dello spessore di circa 2-3 mm. La lastra viene poi montata su appositi supporti metallici, per portarla alla stessa altezza della composizione.
Per ottenere delle stampe di buona qualità di immagini retinate, dato che la forma è rigida e dato il contatto diretto tra la forma e il supporto di stampa, è indispensabile usare carte patinate lucide. Questo fatto, ma soprattutto l’alto costo per l’ottenimento dei cliscé, l’avvento della fotocomposizione, la necessità dell’operazione di ‘taccheggio’ in stampa (si inseriscono dei sottili fogli di carta sotto il cliscé per uniformare la pressione su ciascuno dei suoi punti) hanno ristretto sempre più il campo di impiego della t., che, dal più importante processo di stampa qual era fino alla fine degli anni Sessanta, è diventato oggi assolutamente marginale. Oggi, con il processo tipografico si producono non più del 4-5% degli stampati, rispetto, per esempio, al 50% prodotto con la lito-offset. (Offset)
L’inchiostro usato è a elevata viscosità; la qualità di stampa ottenibile, sia nel bianco-nero che nel colore, è ottima. Le macchine da stampa usate sono di tre tipi: platine, piano-cilindriche e rotative. Le platine sono di piccolo formato (raramente superano i cm 25x35), adatte per limitate tirature di stampati commerciali o di stampati per corrispondenza. Le piano-cilindriche sono di formato medio-grande, adatte soprattutto per lavori editoriali. Le rotative sono utilizzate soprattutto per la stampa dei giornali. (Rotativa)
Il termine t. è diventato sinonimo di azienda di stampa, per cui ‘tipografia’ significa oggi stabilimento grafico attrezzato per la stampa, indipendentemente dal fatto che utilizzi o meno il processo di stampa tipografico.
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Bibliografia
- Grafica: scienza, tecnologia e arte della stampa, Antonio Ghiorzo, Milano 1991.
- Tecnologia grafica, Scuola Grafica San Zeno, Verona 1996.
- BARBIERI Daniele, La comunicazione visiva dalla pittura alla tipografia, Carocci, Roma 1980.
- BENEDETTI Amedeo, Grafica, cartotecnica, legatoria, tipografia in Id., Bibliografia Artigianato. La manualistica artigiana del Novecento: pubblicazioni su arti e mestieri in Italia dall'Unità ad oggi, Erga, Genova 2004, pp.240-250.
- BLACKWELL Lewis, Caratteri e tipografia del XX secolo, Zanichelli, Bologna 1995.
- BRUNO Michael H., Pocket pal: a graphic arts production handbook, International Paper, Memphis 1995.
- MORISON Stanley, I principi fondamentali della tipografia, Fabrizio Serra Editore, Pisa 1980.
- SISTO Pietro, La parola e il segno. Letteratura delle immagini e immagini della letteratura in tipografia, Schena Editore, Fasano (BR) 1980.
- STEVENSON Deborah L., Handbook of printing processes, Graphic Arts Technical Foundation, Pittsburgh (PA) 1988.
- TUBARO Ivana, Delle lettere. Manuale di calligrafia e tipografia: dalla teoria alla progettazione, Hoepli, Milano 1980.
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Come citare questa voce
Molinari Mario , Tipografia, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (26/12/2024).
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