Jakobson Roman

  • Testo
  • Bibliografia8
  • Links5
  • Voci correlate
Roman Jakobson
Linguista russo, nato a Mosca nel 1896, può considerarsi uno dei fondatori della scienza della comunicazione. Studia filologia, filosofia, lingue orientali. Nel 1915 fonda il Circolo linguistico di Mosca, dove affronta i problemi della poetica e contribuisce al formalismo russo spaziando dal linguaggio alla critica letteraria, dal folclore al teatro, dal cinema alla pittura. A 24 anni si sposta in Cecoslovacchia dove è co-fondatore del Circolo linguistico di Praga (1926), assume la cattedra di filologia russa, estende i propri interessi alla sociolinguistica e alla morfologia grammaticale, apporta allo strutturalismo i valori aggiunti della sua ‘fonologia’. Nel 1939 ripara in Scandinavia: approfondisce l’acquisizione del linguaggio nei bambini e pubblica la celebre monografia sull’afasia. Due anni dopo emigra negli Stati Uniti che ne consacrano la poliedricità in ambito accademico (Columbia, Harvard, poi MIT di Boston), ne subiscono il fascino intellettuale, mentre la sua dottrina rivitalizza gli studi linguistici e forma generazioni di ricercatori (come Chomsky) che diventeranno a loro volta maestri. Muore nel 1982.
Poliglotta, J. indaga estensivamente il linguaggio: dall’ideazione mentale all’enunciato, dalla retorica alla semantica, attraverso le molteplici declinazioni dell’universo dei segni verbali, artistici e culturali. Partendo dalla distinzione saussuriana, nel ‘segno linguistico’, tra ‘significante’ e ‘significato’, tra ‘asse paradigmatico’ e ‘asse sintagmatico’, ne respinge la dicotomia tra visione sincronica (statica) e diacronica (dinamica) del linguaggio che egli considera, invece, sistema in continua interazione con se stesso. Negli anni Venti e Trenta enuncia con Trubetzkoy le nuove regole della fonologia moderna. Fondamentale è l’intuizione, empirica e teorica, della natura binaria del ‘fonema’: questo non può considerarsi come unità isolata, in quanto è sempre coniugato con altro suono in un’interazione (operatività per opposizioni binarie) che produce il senso.
Ma l’approccio linguistico di J. ha una portata più generale che, mentre lo eleva ai vertici dello strutturalismo, lo consacra maître à penser della semiotica. A lui dobbiamo un modello di comunicazione fondato sullo scambio verbale (definito appunto ‘modello di Jakobson’), che consente di passare, con sostegno epistemologico, da un’analisi quantitativa a un’analisi qualitativa (Comunicazione). Punto di riferimento è la classica situazione interpersonale, il ‘dialogo’, di cui J. coglie i vari parametri umani, materiali, semantici ed estetici, superando il modello cibernetico di Shannon e Weaver. Sei i fattori che intervengono nello schema jakobsoniano: 1) destinatore (emittente, chi codifica e invia il messaggio); 2) contesto (referente); 3) contatto (canale fisico, connessione fisiologica tra chi invia e chi riceve il messaggio); 4) codice (forma di comunicazione); 5) messaggio (contenuto); 6) destinatario (chi riceve e decodifica il messaggio). Lo schema è bilaterale, contempla cioè la ‘retroazione’ ( feedback, risposta del destinatario che diventa a sua volta destinatore). L’originalità di J. riguarda peraltro le sei funzioni del messaggio che, in quanto primarie rispetto agli altri fattori, sono introdotte quale modello complementare: soggettiva o espressiva, referenziale, conativa, metalinguistica, fatica, poetica ( Funzione; Abbigliamento).
Opere principali di J.: Kindersprache, Aphasie und allgemeine Lautgesetze, Uppsala Universitets Arsskrift, Uppsala 1941; Preliminaries to speech analysis, MIT, Cambridge, (MA), 1952; Fundamentals of language, Mouton, The Hague 1956; Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano 1966 (ed. orig. 1963); Selected writings, 7 voll., Mouton, The Hague, Paris 1971-1982.


Bibliografia

  • BRANDT Per Aage (et al.), The Roman Jakobson centennial symposium in «Arte Linguistica Hafniensia», 29 (1998).
  • HEILMANN Luigi, Introduzione a Roman Jakobson. Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano 1978.
  • HOLENSTEIN Elmar, Roman Jakobson’s approach to language. Phenomenological structuralism, Indiana University Press, Bloomington (IN) 1976.
  • JAKOBSON Roman, Roman Jakobson: a bibliography of his writings (with a foreword by C. H. van Schooneveld), Mouton, The Hague - Paris 1971.
  • JAKOBSON Roman, Linguistica e poetica in JAKOBSON Roman, Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano 1966, pp.181-218, il modello è presentato nelle pp. 185-191.
  • JAKOBSON Roman, Metalanguage as a linguistic problem in RUDY Stephen (ed.), Selected Writings. VII. Contributions to comparative mythology. Studies in linguistics and philology, 1972-1982, Mouton Publishers, Berlin/New York/Amsterdam 1985, pp.113-121, discorso tenuto all’Annual Meeting of the Linguistic Society of America, il 27.12.1956: prima presentazione del suo modello..
  • MONTANI Pietro - Massimo PRAMPOLINI (Edd.), Roman Jakobson / Walter Belardi ... [et al.], Editori riuniti, Roma 1990.
  • STEGAGNO PICCHIO Luciana (ed.), Roman Jakobson - Autoritratto di un linguista: retrospettive, Il Mulino, Bologna 1987.

Documenti

Non ci sono documenti per questa voce

Note

Come citare questa voce
Gagliardi Carlo , Jakobson Roman, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
CC-BY-NC-SA Il testo è disponibile secondo la licenza CC-BY-NC-SA
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo
705