Bazin André
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Autore: Franco Lever
Nasce ad Angers, in Francia, nel 1918. Insegnante di lettere, educatore, animatore culturale, poi critico e teorico del cinema: uno dei punti di riferimento degli studi sul cinema del dopoguerra.
Tutta l’attività di B. ha avuto come centro ispiratore un’idea forte di cinema, che considerava massima forma espressiva del desiderio umano di vincere, per mezzo dell’arte, la morte. Alla base di ogni ricerca artistica nella storia afferma B. c’è sempre stata la volontà di "fissare artificialmente le apparenze carnali dell’essere" per poterlo così "strappare al flusso della durata e ricondurlo alla vita". Questo sogno oggi è realizzabile come mai nel passato, grazie alla fotografia e al cinema. La fotografia soddisfa completamente il "nostro appetito d’illusione mediante una riproduzione meccanica da cui l’uomo è escluso"; la sua oggettività "le conferisce un potere di credibilità assente da qualsiasi opera pittorica"; essa "agisce su di noi in quanto fenomeno naturale, come un fiore o un cristallo di neve la cui bellezza è inseparabile dalle origini vegetali o telluriche". Il cinema aggiunge a questa oggettività statica la capacità di riprodurre il tempo, tanto da diventare l’equivalente di una "impronta digitale" della realtà: esso si aggiunge alla creazione naturale invece di sostituirla con un’altra. Il cinema, dunque, più che rappresentare la realtà, è parte della realtà e "vi partecipa al punto da riproporne tutto lo spessore e la consistenza, da liberarne il senso nascosto, da mostrarne gli interni trasalimenti, in una parola da esibirne l’essenza" (Casetti, 1993) (Teorie del cinema).
A partire da questa concezione del cinema, che lui stesso definisce "ontologica", B. ne legge la storia e l’evoluzione, assai interessato a cogliere conferme delle sue intuizioni non solo nelle opere di grande popolarità (entusiasta il suo apprezzamento per il neorealismo italiano: "niente più attori, niente più storia, niente più messa in scena... nell’illusione estetica perfetta della realtà, niente più cinema"), ma anche nelle tendenze e nei movimenti che stavano emergendo nel dopoguerra e che matureranno nei decenni successivi.
B. come si è accennato all’inizio non è stato soltanto un critico e un teorico del cinema; ancora più importante è il suo ruolo di animatore culturale e di educatore. Le espressioni più rilevanti di questa sua attività sono la fondazione nel 1952 di quella che poi egli stesso, come condirettore, ha contribuito a far diventare una delle riviste di cinema più famose del mondo, i Cahiers du Cinéma; la formazione di una generazione di giovani critici cinematografici, prima, di registi attivi poi, che hanno dato vita a un’esperienza produttiva innovativa, denominata Nouvelle Vague. I nomi sono: F. Truffaut, L. Godard, E. Rohmer, J. Rivette, C. Chabrol.
Oltre alle monografie su Orson Welles (1950; tr. it.: Il Formichiere, Milano 1980), Vittorio De Sica (1953) e Jean Renoir, B. ha lasciato una serie di contributi raccolti nei quattro volumi dal titolo Qu’est-ce que le cinéma? I. Ontologie et langage; II. Le cinéma et les autres arts; III. Cinéma et Sociologie; IV. Une esthétique de la réalité: le néo-réalisme, Ed. du Cerf, Paris 1973 (traduzione parziale in italiano: Che cos’è il cinema, Garzanti, Milano 1973).
B. muore, ad appena quarant’anni, nel 1958 a Parigi.
Tutta l’attività di B. ha avuto come centro ispiratore un’idea forte di cinema, che considerava massima forma espressiva del desiderio umano di vincere, per mezzo dell’arte, la morte. Alla base di ogni ricerca artistica nella storia afferma B. c’è sempre stata la volontà di "fissare artificialmente le apparenze carnali dell’essere" per poterlo così "strappare al flusso della durata e ricondurlo alla vita". Questo sogno oggi è realizzabile come mai nel passato, grazie alla fotografia e al cinema. La fotografia soddisfa completamente il "nostro appetito d’illusione mediante una riproduzione meccanica da cui l’uomo è escluso"; la sua oggettività "le conferisce un potere di credibilità assente da qualsiasi opera pittorica"; essa "agisce su di noi in quanto fenomeno naturale, come un fiore o un cristallo di neve la cui bellezza è inseparabile dalle origini vegetali o telluriche". Il cinema aggiunge a questa oggettività statica la capacità di riprodurre il tempo, tanto da diventare l’equivalente di una "impronta digitale" della realtà: esso si aggiunge alla creazione naturale invece di sostituirla con un’altra. Il cinema, dunque, più che rappresentare la realtà, è parte della realtà e "vi partecipa al punto da riproporne tutto lo spessore e la consistenza, da liberarne il senso nascosto, da mostrarne gli interni trasalimenti, in una parola da esibirne l’essenza" (Casetti, 1993) (Teorie del cinema).
A partire da questa concezione del cinema, che lui stesso definisce "ontologica", B. ne legge la storia e l’evoluzione, assai interessato a cogliere conferme delle sue intuizioni non solo nelle opere di grande popolarità (entusiasta il suo apprezzamento per il neorealismo italiano: "niente più attori, niente più storia, niente più messa in scena... nell’illusione estetica perfetta della realtà, niente più cinema"), ma anche nelle tendenze e nei movimenti che stavano emergendo nel dopoguerra e che matureranno nei decenni successivi.
B. come si è accennato all’inizio non è stato soltanto un critico e un teorico del cinema; ancora più importante è il suo ruolo di animatore culturale e di educatore. Le espressioni più rilevanti di questa sua attività sono la fondazione nel 1952 di quella che poi egli stesso, come condirettore, ha contribuito a far diventare una delle riviste di cinema più famose del mondo, i Cahiers du Cinéma; la formazione di una generazione di giovani critici cinematografici, prima, di registi attivi poi, che hanno dato vita a un’esperienza produttiva innovativa, denominata Nouvelle Vague. I nomi sono: F. Truffaut, L. Godard, E. Rohmer, J. Rivette, C. Chabrol.
Oltre alle monografie su Orson Welles (1950; tr. it.: Il Formichiere, Milano 1980), Vittorio De Sica (1953) e Jean Renoir, B. ha lasciato una serie di contributi raccolti nei quattro volumi dal titolo Qu’est-ce que le cinéma? I. Ontologie et langage; II. Le cinéma et les autres arts; III. Cinéma et Sociologie; IV. Une esthétique de la réalité: le néo-réalisme, Ed. du Cerf, Paris 1973 (traduzione parziale in italiano: Che cos’è il cinema, Garzanti, Milano 1973).
B. muore, ad appena quarant’anni, nel 1958 a Parigi.
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Bibliografia
- BERTONCINI Marco, Teorie del realismo in André Bazin, LED, Milano 2009.
- CASETTI Francesco, Teorie del cinema 1945-1990, Bompiani, Milano 1993.
- DUDLEY Andrew, André Bazin, Cahiers du Cinema, Paris 1997.
- NARBONI Jean, André Bazin. Le cinema français de la liberation a la nouvelle vague, Cahiers du Cinema, Paris 1998.
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Note
Come citare questa voce
Lever Franco , Bazin André, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/12/2024).
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