Eco Umberto
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Autore: Carlo Gagliardi
Semiologo, teorico della comunicazione, saggista e narratore (Alessandria 1932, Milano 2016). Docente di semiotica all’Università di Bologna, quale segretario generale dell’International Association for Semiotic Studies ha favorito gli scambi tra i vari indirizzi verso un’epistemologia della produzione segnica. Si laurea in filosofia a Torino (1954) con una tesi su Il problema estetico in San Tommaso d’Aquino che, pubblicata nel 1956, figura tra le basi del suo pensiero. Nella seconda metà degli anni Cinquanta lavora alla Rai di Milano e collabora con Luciano Berio che dirigeva lo Studio di fonologia musicale. Libero docente in estetica (1961), poi incaricato di comunicazioni visive all’Università di Firenze (1966) e di semiotica a Milano (1970), dal 1975 è titolare della cattedra nella stessa disciplina e direttore dell’Istituto di comunicazione e spettacolo a Bologna. Ha tenuto corsi presso università del Nord e Sud America. Promotore di importanti iniziative culturali, anche d’avanguardia, ha fondato la rivista di studi semiotici Versus (1971) e ha organizzato il primo Congresso internazionale di semiotica (1974). Più di recente la sua notorietà si è estesa a livello mondiale con i romanzi Il nome della rosa (1980), Il pendolo di Foucault (1988), L’isola del giorno prima (1994) e Baudolino (2000), pur sempre permeati dal suo bagaglio umanistico e scientifico.
Principali opere di E. nel campo delle comunicazioni (tutte riferibili all’editore Bompiani, Milano, se non diversamente indicato): Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee (1962); Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa (1964); La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica (1968); Le forme del contenuto (1971); Il segno (Isedi, Milano 1973); Trattato di semiotica generale (1975); Il superuomo di massa. Retorica e ideologia nel romanzo popolare (1976); Lector in fabula (1979); Semiotica e filosofia del linguaggio (Einaudi, Torino 1984); I limiti dell’interpretazione (1990); La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea (Laterza, Roma 1993); Interpretazione e sovrainterpretazione (Bompiani, Milano 1995); Kant e l’ornitorinco (Bompiani, Milano 1997).
Quella di E. è una filosofia della semiotica costruita, piano su piano, attraverso un processo epistemologico che investe tanto i contributi disciplinari (dalla linguistica alla retorica, dalla logica alla teoria dell’informazione, dall’antropologia allo strutturalismo) quanto le esperienze, tra storia e cronaca, nei diversi campi della comunicazione. Con apparente riduttivismo egli fissa i limiti di questa disciplina (un po’ la sua impresa) che "si stabilisce come conoscenza teorica solo ai fini di una prassi dei segni".
E., che ha importato in Italia l’approccio di Peirce, nell’intento di superarne la tricotomia simbolo, icona e indice considerata troppo semplificatoria, prospetta una semiotica generale capace di spiegare ogni caso di funzione segnica in termini di sistemi. Per attuarla evidenzia due domini dialetticamente correlati: una teoria dei codici, riguardante la significazione, e una teoria della produzione segnica, che ha per oggetto la comunicazione. Distinto il ‘segno’ dal ‘non segno’ nel più ampio concetto di ‘funzione segnica’, fra teoria dei codici e teoria della produzione segnica non è riconosciuta una differenziazione esattamente pari a quelle tra langue e parole, o tra competence e performance, oppure tra sintattica/semantica da un lato e pragmatica dall’altro. Il discriminante è appunto tra: 1) significazione (sistema in quanto c’è codice, vale a dire possibilità convenzionata di generare funzioni segniche, indipendentemente dal fatto che vi operino unità discrete dette ‘segni’ oppure vaste porzioni discorsive); 2) comunicazione (interpretabile come processo allorché le possibilità fornite da un sistema di significazione sono sfruttate nel produrre fisicamente espressioni per fini pratici).
La semiotica di E. mette dunque al centro dell’attenzione la semiosi, processo attraverso cui gli individui comunicano in virtù di "sistemi di significazione che si riflettono l’uno sull’altro come un sistema continuo e continuamente incompiuto". I soggetti sono capaci di criticare l’assestamento ideologico di tali sistemi in quanto il codice può criticare se stesso e ciò è reso possibile dalla natura contraddittoria dello Spazio Semantico Globale. Il percorso di E. è particolarmente attento al ruolo del lettore nei processi di costruzione del senso (Cooperazione testuale). L’itinerario descritto lo porta da posizioni decostruzioniste (semiosi illimitata) a prospettive più moderate (l’interpretazione ha dei limiti). Da ultimo la semiotica può aspirare a essere disciplina scientifica soltanto se, acquisendo coscienza dei propri limiti, rinuncerà a porsi come sapere assoluto.
Principali opere di E. nel campo delle comunicazioni (tutte riferibili all’editore Bompiani, Milano, se non diversamente indicato): Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee (1962); Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa (1964); La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica (1968); Le forme del contenuto (1971); Il segno (Isedi, Milano 1973); Trattato di semiotica generale (1975); Il superuomo di massa. Retorica e ideologia nel romanzo popolare (1976); Lector in fabula (1979); Semiotica e filosofia del linguaggio (Einaudi, Torino 1984); I limiti dell’interpretazione (1990); La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea (Laterza, Roma 1993); Interpretazione e sovrainterpretazione (Bompiani, Milano 1995); Kant e l’ornitorinco (Bompiani, Milano 1997).
Quella di E. è una filosofia della semiotica costruita, piano su piano, attraverso un processo epistemologico che investe tanto i contributi disciplinari (dalla linguistica alla retorica, dalla logica alla teoria dell’informazione, dall’antropologia allo strutturalismo) quanto le esperienze, tra storia e cronaca, nei diversi campi della comunicazione. Con apparente riduttivismo egli fissa i limiti di questa disciplina (un po’ la sua impresa) che "si stabilisce come conoscenza teorica solo ai fini di una prassi dei segni".
E., che ha importato in Italia l’approccio di Peirce, nell’intento di superarne la tricotomia simbolo, icona e indice considerata troppo semplificatoria, prospetta una semiotica generale capace di spiegare ogni caso di funzione segnica in termini di sistemi. Per attuarla evidenzia due domini dialetticamente correlati: una teoria dei codici, riguardante la significazione, e una teoria della produzione segnica, che ha per oggetto la comunicazione. Distinto il ‘segno’ dal ‘non segno’ nel più ampio concetto di ‘funzione segnica’, fra teoria dei codici e teoria della produzione segnica non è riconosciuta una differenziazione esattamente pari a quelle tra langue e parole, o tra competence e performance, oppure tra sintattica/semantica da un lato e pragmatica dall’altro. Il discriminante è appunto tra: 1) significazione (sistema in quanto c’è codice, vale a dire possibilità convenzionata di generare funzioni segniche, indipendentemente dal fatto che vi operino unità discrete dette ‘segni’ oppure vaste porzioni discorsive); 2) comunicazione (interpretabile come processo allorché le possibilità fornite da un sistema di significazione sono sfruttate nel produrre fisicamente espressioni per fini pratici).
La semiotica di E. mette dunque al centro dell’attenzione la semiosi, processo attraverso cui gli individui comunicano in virtù di "sistemi di significazione che si riflettono l’uno sull’altro come un sistema continuo e continuamente incompiuto". I soggetti sono capaci di criticare l’assestamento ideologico di tali sistemi in quanto il codice può criticare se stesso e ciò è reso possibile dalla natura contraddittoria dello Spazio Semantico Globale. Il percorso di E. è particolarmente attento al ruolo del lettore nei processi di costruzione del senso (Cooperazione testuale). L’itinerario descritto lo porta da posizioni decostruzioniste (semiosi illimitata) a prospettive più moderate (l’interpretazione ha dei limiti). Da ultimo la semiotica può aspirare a essere disciplina scientifica soltanto se, acquisendo coscienza dei propri limiti, rinuncerà a porsi come sapere assoluto.
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Bibliografia
- ECO Umberto - MARTINI Carlo M., In cosa crede chi non crede?, Bompiani, Milano 2014.
- ECO Umberto, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano 2001 (ed. orig.1965).
- ECO Umberto, Cinque scritti morali, Bompiani, Milano 1997.
- ECO Umberto, I limiti dell’interpretazione, Bompiani, Milano 1992.
- ECO Umberto, Interpretazione e sovrainterpretazione, Bompiani, Milano 1995.
- ECO Umberto, La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica, Bompiani, Milano 1968.
- ECO Umberto, Le forme del contenuto, Bompiani, Milano 1971.
- ECO Umberto, Lector in fabula, Bompiani, Milano 1979.
- ECO Umberto, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, Torino 1997.
- ECO Umberto, Trattato di semiotica generale, Bompiani, Milano 1975.
- ECO Umberto, Dall’albero al labirinto. Studi storici sul segno e l’interpretazione, Bompiani, Milano 2007.
- ECO Umberto, Kant e l’ornitorinco, Bompiani, Milano 1997, Filosofia del linguaggio.
- ECO Umberto, Tra menzogna e ironia, Bompiani, Milano 1998.
- ECO Umberto, Dalla periferia dell’impero. Cronache da un nuovo medioevo, Bompiani, Milano 2003.
- ECO Umberto, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Laterza, Roma 2006.
- ECO Umberto, Il nome della rosa, Bompiani, Milano 2004.
- ECO Umberto, A passo di gambero. Guerre calde e populismo mediatico, Bompiani, Milano 2007.
- PETITOT J. - FABBRI P., Nel nome del senso. Intorno all'opera di Umberto Eco, Sansoni/RCS, Milano 2001.
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Come citare questa voce
Gagliardi Carlo , Eco Umberto, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (03/12/2024).
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