Klapper Joseph
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- Bibliografia4
- Voci correlate
Autore: Carlo Gagliardi
Sociologo delle comunicazioni di massa, esponente autorevole del Bureau of Applied Social Research alla Columbia University di New York, in cui hanno operato anche B. Berelson e P. Lazarsfeld. Tra i massimi studiosi degli effetti dei media, a lui si devono fra l’altro: The effects of mass media, Bureau of Applied Social Research, Columbia University, New York 1949; Children and television. A review of socially prevalent concerns, Bureau of Applied Social Research, Columbia University, New York 1954; Gli effetti delle comunicazioni di massa, Etas/Kompass, Milano 1964 (ed. orig. 1960).
L’ultima opera che aggiorna e integra quella del 1949 nell’originale è apparsa come terzo volume della serie Foundations of communications research a cura di Berelson e Lazarsfeld che, a loro volta, hanno firmato i primi due: rispettivamente Content analysis in communication research e Personal influence (con E. Katz). Il contributo di K. s’impone nella letteratura di settore in quanto organizza una gamma estremamente vasta e contraddittoria di ricerche e studi (circa 1000 nel campo d’indagine iniziale) che vengono sistemati in un quadro teorico. La prima parte è dedicata ai mass media come strumenti di persuasione, con particolare attenzione per gli ‘effetti immediati’ sull’opinione pubblica (propaganda politica e decisioni di voto), l’influenza personale e gli opinion leader. La seconda parte riguarda ‘effetti specifici’ indotti dai media e da singoli generi di comunicazione: rappresentazione della violenza, contenuti di svago (escapist material), incidenza degli spettacoli per adulti sul pubblico infantile, assiduità e passività.
La teoria di K. si fonda su 5 generalizzazioni.
1) La comunicazione di massa non è ordinariamente causa necessaria e sufficiente di effetti sul pubblico, ma agisce piuttosto attraverso una rete di fattori e influenze mediatrici.
2) I fattori che esercitano questa mediazione rendono la comunicazione di massa un agente che contribuisce, senza essere la sola causa determinante, al rafforzamento delle condizioni esistenti; comunque, indipendentemente dalla natura di queste condizioni, i mass media tendono, nella maggior parte dei casi, piuttosto a rafforzare e consolidare la situazione esistente (opinioni, valori, ecc.) che a provocare cambiamenti.
3) Nei casi in cui la comunicazione di massa riesce a provocare cambiamenti, si deve pensare che:
i fattori di mediazione sono rimasti inattivi, talché i mass media hanno potuto esercitare un’azione diretta;
i fattori di mediazione, che normalmente favoriscono il rafforzamento della situazione esistente, hanno invece contribuito anch’essi a dirigere il pubblico verso un cambiamento.
4) In alcune situazioni marginali la comunicazione di massa sembra in grado di produrre effetti diretti o di influire direttamente su certe funzioni psicofisiche (es. spavento nei bambini da parte della televisione).
5) L’efficacia della comunicazione di massa, come causa sia diretta sia collaterale, è determinata anche da vari fattori inerenti ai mezzi stessi, quali le caratteristiche tecniche della comunicazione, la struttura del testo, la fonte dei messaggi, oppure dal clima dell’opinione pubblica.
I fattori e le influenze che mediano tra comunicazione di massa e pubblico sono identificati da K. con: a) le predisposizioni individuali e i processi che ne derivano di esposizione selettiva alle varie comunicazioni, percezione selettiva e memorizzazione selettiva; b) la diffusione del contenuto della comunicazione fra più persone; c) l’influenza personale e la leadership di opinione; d) la natura dei mezzi in regime di libera concorrenza. Non è sempre chiaro come i diversi fattori di mediazione agiscano e, soprattutto, come gli effetti di ciascuno possano sovrapporsi o contrastarsi a vicenda. Con la comunicazione di massa si avviano, contemporaneamente, sia il processo interno di percezione, cognizione ed emotività sia il processo esterno di relazioni interpersonali e di influenze personali o di gruppo. Quanto più saldi sono i valori e i comportamenti di una società, o quanto più stabili sono le norme che ne regolano la vita, tanto più i processi interni ed esterni stimolati dalla comunicazione tenderanno a far resistenza a ogni cambiamento essenziale e a consolidare l’equilibrio. Dove invece valori e norme non sono saldamente fissati, si possono verificare trasformazioni.
K. estende la propria attenzione anche agli effetti di lunga durata, osservando tra l’altro come la continua e massiccia esposizione ai messaggi mediali ( Stampa; Radio; Televisione, ecc.) stimoli un più elevato grado di apprendimento e incida fortemente sulla formazione dei bambini e sul linguaggio giovanile.
L’ultima opera che aggiorna e integra quella del 1949 nell’originale è apparsa come terzo volume della serie Foundations of communications research a cura di Berelson e Lazarsfeld che, a loro volta, hanno firmato i primi due: rispettivamente Content analysis in communication research e Personal influence (con E. Katz). Il contributo di K. s’impone nella letteratura di settore in quanto organizza una gamma estremamente vasta e contraddittoria di ricerche e studi (circa 1000 nel campo d’indagine iniziale) che vengono sistemati in un quadro teorico. La prima parte è dedicata ai mass media come strumenti di persuasione, con particolare attenzione per gli ‘effetti immediati’ sull’opinione pubblica (propaganda politica e decisioni di voto), l’influenza personale e gli opinion leader. La seconda parte riguarda ‘effetti specifici’ indotti dai media e da singoli generi di comunicazione: rappresentazione della violenza, contenuti di svago (escapist material), incidenza degli spettacoli per adulti sul pubblico infantile, assiduità e passività.
La teoria di K. si fonda su 5 generalizzazioni.
1) La comunicazione di massa non è ordinariamente causa necessaria e sufficiente di effetti sul pubblico, ma agisce piuttosto attraverso una rete di fattori e influenze mediatrici.
2) I fattori che esercitano questa mediazione rendono la comunicazione di massa un agente che contribuisce, senza essere la sola causa determinante, al rafforzamento delle condizioni esistenti; comunque, indipendentemente dalla natura di queste condizioni, i mass media tendono, nella maggior parte dei casi, piuttosto a rafforzare e consolidare la situazione esistente (opinioni, valori, ecc.) che a provocare cambiamenti.
3) Nei casi in cui la comunicazione di massa riesce a provocare cambiamenti, si deve pensare che:
i fattori di mediazione sono rimasti inattivi, talché i mass media hanno potuto esercitare un’azione diretta;
i fattori di mediazione, che normalmente favoriscono il rafforzamento della situazione esistente, hanno invece contribuito anch’essi a dirigere il pubblico verso un cambiamento.
4) In alcune situazioni marginali la comunicazione di massa sembra in grado di produrre effetti diretti o di influire direttamente su certe funzioni psicofisiche (es. spavento nei bambini da parte della televisione).
5) L’efficacia della comunicazione di massa, come causa sia diretta sia collaterale, è determinata anche da vari fattori inerenti ai mezzi stessi, quali le caratteristiche tecniche della comunicazione, la struttura del testo, la fonte dei messaggi, oppure dal clima dell’opinione pubblica.
I fattori e le influenze che mediano tra comunicazione di massa e pubblico sono identificati da K. con: a) le predisposizioni individuali e i processi che ne derivano di esposizione selettiva alle varie comunicazioni, percezione selettiva e memorizzazione selettiva; b) la diffusione del contenuto della comunicazione fra più persone; c) l’influenza personale e la leadership di opinione; d) la natura dei mezzi in regime di libera concorrenza. Non è sempre chiaro come i diversi fattori di mediazione agiscano e, soprattutto, come gli effetti di ciascuno possano sovrapporsi o contrastarsi a vicenda. Con la comunicazione di massa si avviano, contemporaneamente, sia il processo interno di percezione, cognizione ed emotività sia il processo esterno di relazioni interpersonali e di influenze personali o di gruppo. Quanto più saldi sono i valori e i comportamenti di una società, o quanto più stabili sono le norme che ne regolano la vita, tanto più i processi interni ed esterni stimolati dalla comunicazione tenderanno a far resistenza a ogni cambiamento essenziale e a consolidare l’equilibrio. Dove invece valori e norme non sono saldamente fissati, si possono verificare trasformazioni.
K. estende la propria attenzione anche agli effetti di lunga durata, osservando tra l’altro come la continua e massiccia esposizione ai messaggi mediali ( Stampa; Radio; Televisione, ecc.) stimoli un più elevato grado di apprendimento e incida fortemente sulla formazione dei bambini e sul linguaggio giovanile.
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Bibliografia
- BARAN Stanley J. - DAVIS Dennis K., Mass communication theory. Foundations, ferment, and future, Wadsworth Cengage Learning, Boston (MA) 2009.
- LOSITO Gianni, Il potere dei media, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1994.
- MCQUAIL Denis, Sociologia dei media, Il Mulino, Bologna 1996.
- WOLF Mauro, Gli effetti sociali dei media, Bompiani, Milano 1992.
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Note
Come citare questa voce
Gagliardi Carlo , Klapper Joseph, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/12/2024).
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