Scuola di Francoforte
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Autore: Carlo Gagliardi
È definita Scuola di Francoforte la cerchia di autorevoli esponenti dell’Istituto per la Ricerca Sociale, fondato nel 1931 da M. Horkheimer e F. Weil, che ha contato fra gli altri T. W. Adorno, W. Benjamin, E. Fromm, L. Lowenthal, H. Marcuse, F. Pollock e, più tardi, J. Habermas. Per quanto riguarda in particolare l’indirizzo sociologico, la S.d.F. si caratterizza, quasi identificandosi con essa, per la ‘teoria critica della società’ che sottopose a indagine il capitalismo avanzato, la logica del profitto e le varie forme di alienazione indotte dal progresso, tra cui la manipolazione dell’individuo attraverso i mass media (Industria culturale). Nella cultura tecnologica l’uomo, ridotto a standard collettivi di comportamento, non ha più la capacità di difendersi dalla propaganda. La società di massa è, dunque, una società dei consumi di massa, funzionale alle esigenze della produzione di massa.
Al centro della ‘teoria critica’ c’è la coscienza che il pensiero, benché non sia in grado di cambiare il mondo, ha il compito di porsi di fronte alle distorsioni sociali come ‘pensiero negativo’, di rifiutare cioè la ‘datità positiva’ che non si trasforma in dover essere. Demistificare il coinvolgimento dell’individuo e delle masse nell’ideologia capitalista, con tutti i condizionamenti che ne derivano, è possibile secondo la S.d.F. a patto che anche la teoria si sforzi di liberarsi da tale coinvolgimento mediante autoriflessione. La ‘teoria critica’, che ha la sua ascendenza nel marxismo di G. Lukacs, combatte dunque le ‘degenerazioni’ della ragione la quale, quanto più si emancipa dai valori della ‘ragione essenziale’ (che indica le finalità autentiche dell’uomo), tanto più si perverte in ‘ragione strumentale’ (tecnica del dominio). Viene denunciata la ‘contraddizione’ più evidente della società capitalistica: "la civiltà, giunta all’apice del proprio sviluppo, nega paradossalmente se stessa e si trasforma in barbarie". La ‘razionalità illuministica’ regredisce a pseudo-razionalità formalizzata, a legittimazione del potere, e la nozione stessa di progresso, idea-chiave dell’epopea borghese, perde inesorabilmente l’originario significato di emancipazione (Losito 1998).
Fondamenti teorici della S.d.F. sono soprattutto le opere di M. Horkheimer e T. W Adorno, in particolare quelle scritte in collaborazione: Dialettica dell’Illuminismo (1947) e Lezioni di sociologia (1956). Notevole anche il contributo apportato, nella generazione successiva, da J. Habermas.
Al centro della ‘teoria critica’ c’è la coscienza che il pensiero, benché non sia in grado di cambiare il mondo, ha il compito di porsi di fronte alle distorsioni sociali come ‘pensiero negativo’, di rifiutare cioè la ‘datità positiva’ che non si trasforma in dover essere. Demistificare il coinvolgimento dell’individuo e delle masse nell’ideologia capitalista, con tutti i condizionamenti che ne derivano, è possibile secondo la S.d.F. a patto che anche la teoria si sforzi di liberarsi da tale coinvolgimento mediante autoriflessione. La ‘teoria critica’, che ha la sua ascendenza nel marxismo di G. Lukacs, combatte dunque le ‘degenerazioni’ della ragione la quale, quanto più si emancipa dai valori della ‘ragione essenziale’ (che indica le finalità autentiche dell’uomo), tanto più si perverte in ‘ragione strumentale’ (tecnica del dominio). Viene denunciata la ‘contraddizione’ più evidente della società capitalistica: "la civiltà, giunta all’apice del proprio sviluppo, nega paradossalmente se stessa e si trasforma in barbarie". La ‘razionalità illuministica’ regredisce a pseudo-razionalità formalizzata, a legittimazione del potere, e la nozione stessa di progresso, idea-chiave dell’epopea borghese, perde inesorabilmente l’originario significato di emancipazione (Losito 1998).
Fondamenti teorici della S.d.F. sono soprattutto le opere di M. Horkheimer e T. W Adorno, in particolare quelle scritte in collaborazione: Dialettica dell’Illuminismo (1947) e Lezioni di sociologia (1956). Notevole anche il contributo apportato, nella generazione successiva, da J. Habermas.
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Bibliografia
- ADORNO Theodor Wiesengrund, Minima moralia, Einaudi, Torino 2005 (ed. orig. 1951).
- ANGI Ien, Cercasi audience disperatamente, il Mulino, Bologna 1998.
- CHECCONI Sergio (ed.), Teoria critica della società. Antologia di scritti di Adorno, Horkheimer e Marcuse, Calderini, Bologna 1970.
- GALEAZZI Umberto, La "Scuola di Francoforte". "Teoria critica" in nome dell’uomo, Città Nuova, Roma 1978.
- JAY Martin, L'immaginazione dialettica. Storia della Scuola di Francoforte e dell'Istituto per le ricerche sociali 1923-1950, Einaudi, Torino 1979.
- LOSITO Gianni, Società di massa e conflitto sociale in Id., Sociologia. Un'introduzione alla teoria e alla ricerca sociale, Carocci, Roma 1998.
- MARCUSE Herbert, One-dimensional man. Studies in the ideology of advanced industrial society, Beacon, Boston (MA) 1964.
- MARCUSE Herbert - LAUDANI Raffaele - PETRUCCIANI Stefano, Scritti e interventi, Manifestolibro, Roma 2008.
- MONGARDINI Carlo, La Scuola di Francoforte in MONGARDINI Carlo, La conoscenza sociologica, Ecig, Genova 1988.
- PAYNE Michael, A dictionary of cultural and critical theory, Blackwell, Oxford 1996.
- SCHMIDT Alfred - RUSCONI Gian Enrico, La scuola di Francoforte. Origine e significato attuale, De Donato, Bari 1978.
- WOLIN R., The terms of cultural criticism. Frankfurt School, Existentialism, Poststructuralism, Columbia University Press, New York 1992.
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Come citare questa voce
Gagliardi Carlo , Scuola di Francoforte, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/12/2024).
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