Lippmann Walter
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Autore: Carlo Gagliardi
Giornalista politico e teorico dell’opinione pubblica, nato a New York nel 1889. Studia filosofia all’Harvard University dove segue con particolare interesse i filosofi William James e George Santayana e il sociologo Graham Wallas, mentre il giornalista Lincoln Steffens esercita su di lui un’influenza decisiva nella formazione professionale. Lascia l’università alla vigilia della laurea per un posto di reporter in un quotidiano di Boston: il richiamo dell’informazione gli offre l’opportunità di coniugare pratica e teoria a diretto contatto con i decision maker. Di lì a poco passa a collaborare a Everybody’s Magazine con articoli su Wall Street, quindi diventa direttore della New Republic dove rimane, con qualche interruzione, nove anni. Durante la prima guerra mondiale cura i fogli di propaganda al fronte per la Commissione interalleata e, finite le ostilità, segue come consigliere la delegazione USA alla Conferenza della pace. Assunto nel 1921 dal World di New York, per circa un decennio i suoi ‘fondi’ commentano l’evolversi della politica nazionale ed estera. Nel frattempo pubblica alcuni importanti libri, tra cui Public Opinion (1922; traduzione disponibile: L’opinione pubblica, Donzelli, Roma 2000) e The Phantom Public (1925), in cui esprime il suo pensiero sulla comunicazione e sui rapporti tra giornalismo e politica. Dal 1931 firma su Herald Tribune la rubrica Today and Tomorrow che, assurta ben presto a tratto saliente della comunicazione politica del Paese, nel 1963 sarà rilevata dal sindacato del Washington Post. L. muore nel 1974.
La carriera di L., ha scritto W. Phillips Davison, rappresenta un affascinante caso d’interrelazione tra mass media e politica. I suoi commenti erano seguiti con attenzione e rispetto dal potere; lavorò a stretto contatto con il presidente T. Roosevelt e i suoi consigli furono apprezzati anche dai presidenti T. W. Wilson, F. D. Roosevelt e J. F. Kennedy. Tutta questa esperienza professionale traspare nel pensiero che L. consolida nei due volumi citati. Il primo (Public Opinion) accoglie le sue acute osservazioni su temi come la percezione, la propaganda, gli opinion leader e il giornalismo. Egli sostiene che l’informazione veicolata dai media si rifrange attraverso le nostre immagini mentali (etichettate come ‘stereotipi’) e che il contenuto delle notizie è modellato dalle caratteristiche dei giornalisti e della stampa. Il governo basato sulla "forza mistica chiamata opinione pubblica" è una chimera, in quanto il meccanismo della conoscenza non è organizzato in modo da fornire ai decision maker l’informazione di cui hanno bisogno. Nel secondo volume (The Phantom Public) si approfondisce la tesi secondo cui l’individuo medio non è in grado di elaborare opinioni intelligenti sulle principali questioni politiche. L. non è certo contrario all’ideale del ‘cittadino informato’, tuttavia è convinto che la maggior parte della gente non trova il tempo né si preoccupa d’informarsi.
Tra gli altri volumi dedicati da L. ai problemi della comunicazione si segnalano, come anticipazioni della sua sociologia mediale, Liberty and the News (1920) e un supplemento di quarantadue pagine alla New Republic, curato con C. Merz, su un’analisi di contenuto dell’informazione dedicata dal New York Times alla rivoluzione bolscevica (agosto 1920).
La carriera di L., ha scritto W. Phillips Davison, rappresenta un affascinante caso d’interrelazione tra mass media e politica. I suoi commenti erano seguiti con attenzione e rispetto dal potere; lavorò a stretto contatto con il presidente T. Roosevelt e i suoi consigli furono apprezzati anche dai presidenti T. W. Wilson, F. D. Roosevelt e J. F. Kennedy. Tutta questa esperienza professionale traspare nel pensiero che L. consolida nei due volumi citati. Il primo (Public Opinion) accoglie le sue acute osservazioni su temi come la percezione, la propaganda, gli opinion leader e il giornalismo. Egli sostiene che l’informazione veicolata dai media si rifrange attraverso le nostre immagini mentali (etichettate come ‘stereotipi’) e che il contenuto delle notizie è modellato dalle caratteristiche dei giornalisti e della stampa. Il governo basato sulla "forza mistica chiamata opinione pubblica" è una chimera, in quanto il meccanismo della conoscenza non è organizzato in modo da fornire ai decision maker l’informazione di cui hanno bisogno. Nel secondo volume (The Phantom Public) si approfondisce la tesi secondo cui l’individuo medio non è in grado di elaborare opinioni intelligenti sulle principali questioni politiche. L. non è certo contrario all’ideale del ‘cittadino informato’, tuttavia è convinto che la maggior parte della gente non trova il tempo né si preoccupa d’informarsi.
Tra gli altri volumi dedicati da L. ai problemi della comunicazione si segnalano, come anticipazioni della sua sociologia mediale, Liberty and the News (1920) e un supplemento di quarantadue pagine alla New Republic, curato con C. Merz, su un’analisi di contenuto dell’informazione dedicata dal New York Times alla rivoluzione bolscevica (agosto 1920).
Bibliografia
- BARAN Stanley J. - DAVIS Dennis K., Mass communication theory. Foundations, ferment, and future, Wadsworth Cengage Learning, Boston (MA) 2009.
- CHILDS Marquis W. - RESTON James B. (eds.), Walter Lippmann and his times, Harcourt Brace, New York 1959.
- DAVISON W. P., Walter Lippmann (1889-1974) in BARNOUW E. - GERBNER G. (eds.), International Encyclopedia of Communications, Oxford University Press, New York 1989.
- RICCIO Barry D., Walter Lippmann. Odissey of a liberal, Transaction, New Brunswick 1994.
- STEEL Ronald, Walter Lippmann and the american century, Little Brown & Company, Boston (MA) 1980.
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Note
Come citare questa voce
Gagliardi Carlo , Lippmann Walter, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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