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Autore: Leandro Castellani
Il c. è un programma televisivo di media o lunga durata a carattere vario, composto da segmenti di diversa lunghezza e spessore, riconducibili a ‘generi’ differenti, che si alternano senza soluzione di continuità. L’unificazione di materiali così eterogenei spettacolo, quiz, concorsi a premio, chiacchiere, ospiti, ‘confessioni’, promozione pubblicitaria, ecc. è assicurata dalla presentazione-gestione di un conduttore che, dall’ambiente dello ‘studio’, agisce da padrone di casa.
Il c. ha una sorta di antenato nella ‘rubrica televisiva’ degli anni Sessanta: da RT, rotocalco televisivo settimanale, ad Almanacco, collazione di servizi di scienza, storia e ‘varia umanità’ e, in modo più specifico, a Cordialmente, rubrica dove compare una presentatrice quale elemento unificante e dove lo ‘studio’ si alterna ai servizi filmati. Maggiori proporzioni il c. acquista negli anni Settanta con le trasmissioni pomeridiane per l’infanzia in cui si avvicendano giochi a squadre, cartoni animati, notiziari, canzoni e altro.
Contenitore per eccellenza diviene dal 1976 la lunga trasmissione del pomeriggio domenicale su Raiuno, Domenica In, che ingloba parecchi altri appuntamenti e nella quale si alternano in anni successivi vari conduttori di punta, da Raffaella Carrà a Corrado, a Pippo Baudo. A questo si affianca ben presto il contraltare di Raidue L’altra domenica, altra formula di c. condotto stavolta da Renzo Arbore e, più tardi, il programma Buona domenica su Canale 5.
Dal 1973 al c. domenicale si affianca quello quotidiano di fine mattinata, nel quale vengono varati con successo i ‘giochini’ fra la conduttrice e i telespettatori basati sul contatto telefonico. Negli anni Ottanta e Novanta quella del c. diverrà la formula vincente, fra le più importanti della neotelevisione, tanto da influenzare e contaminare altri tipi di programmi. Citiamo I fatti vostri, pastiche di ‘confessioni’, ‘casi umani’, giochini a premio e musica.
Il primo limite di questo tipo di programma è l’omologazione dei diversi argomenti, tutti ricondotti allo stesso livello di generico intrattenimento: dalle canzoni al ‘caso doloroso’, al dramma privato, all’evento culturale. Ogni volta come ama ricordare il conduttore basta ‘voltare pagina’.
Il secondo limite consiste nell’eccessiva focalizzazione sulla figura del conduttore, vero e proprio anchorman del programma, che può far uso del suo ‘telecarisma’ addirittura per plagiare il telespettatore, ben disposto a seguire pedissequamente i suoi consigli, si tratti di acquistare un prodotto o di giudicare una delicata situazione politica. Peraltro la possibilità di favorire una frequente e proficua interruzione pubblicitaria, la telepromozione di un prodotto o addirittura la ‘televendita’, è stato uno dei motivi che ha determinato la fortuna del c. nel panorama della neotelevisione.
Il c. ha una sorta di antenato nella ‘rubrica televisiva’ degli anni Sessanta: da RT, rotocalco televisivo settimanale, ad Almanacco, collazione di servizi di scienza, storia e ‘varia umanità’ e, in modo più specifico, a Cordialmente, rubrica dove compare una presentatrice quale elemento unificante e dove lo ‘studio’ si alterna ai servizi filmati. Maggiori proporzioni il c. acquista negli anni Settanta con le trasmissioni pomeridiane per l’infanzia in cui si avvicendano giochi a squadre, cartoni animati, notiziari, canzoni e altro.
Contenitore per eccellenza diviene dal 1976 la lunga trasmissione del pomeriggio domenicale su Raiuno, Domenica In, che ingloba parecchi altri appuntamenti e nella quale si alternano in anni successivi vari conduttori di punta, da Raffaella Carrà a Corrado, a Pippo Baudo. A questo si affianca ben presto il contraltare di Raidue L’altra domenica, altra formula di c. condotto stavolta da Renzo Arbore e, più tardi, il programma Buona domenica su Canale 5.
Dal 1973 al c. domenicale si affianca quello quotidiano di fine mattinata, nel quale vengono varati con successo i ‘giochini’ fra la conduttrice e i telespettatori basati sul contatto telefonico. Negli anni Ottanta e Novanta quella del c. diverrà la formula vincente, fra le più importanti della neotelevisione, tanto da influenzare e contaminare altri tipi di programmi. Citiamo I fatti vostri, pastiche di ‘confessioni’, ‘casi umani’, giochini a premio e musica.
Il primo limite di questo tipo di programma è l’omologazione dei diversi argomenti, tutti ricondotti allo stesso livello di generico intrattenimento: dalle canzoni al ‘caso doloroso’, al dramma privato, all’evento culturale. Ogni volta come ama ricordare il conduttore basta ‘voltare pagina’.
Il secondo limite consiste nell’eccessiva focalizzazione sulla figura del conduttore, vero e proprio anchorman del programma, che può far uso del suo ‘telecarisma’ addirittura per plagiare il telespettatore, ben disposto a seguire pedissequamente i suoi consigli, si tratti di acquistare un prodotto o di giudicare una delicata situazione politica. Peraltro la possibilità di favorire una frequente e proficua interruzione pubblicitaria, la telepromozione di un prodotto o addirittura la ‘televendita’, è stato uno dei motivi che ha determinato la fortuna del c. nel panorama della neotelevisione.
L. Castellani
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Come citare questa voce
Castellani Leandro , Contenitore, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/12/2024).
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