Telerealtà
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Autore: Pier Cesare Rivoltella
Immagine televisiva che per il suo carattere autoreferenziale tende a costituirsi come vera e propria realtà. Per questa ragione si può ritenere una delle scelte rappresentative tipiche della neotelevisione che proprio nell’autoreferenzialità e nella certificazione(cioè nell’attestazione dell’esistenza di ciò che viene rappresentato "Se l’ha detto la Tv, allora è vero") trova le sue logiche enunciative fondamentali.
La letteratura critica ha ormai individuato nella copertura informativa della Guerra del Golfo e nel massacro di Timisoara i due esempi più emblematici di t.
Nel primo caso la televisione ha garantito un’informazione pressoché totale su quanto stava accadendo e tuttavia non c’è forse conflitto di cui si sia saputo meno, tanto da far enunciare a Jean Baudrillard la famosa ipotesi che la Guerra del Golfo non ci sia mai stata. La ragione va cercata nel controllo rigido esercitato sull’informazione dal Pentagono che, memore dell’impatto negativo dei media sulla presenza americana in Vietnam, ha condotto all’allestimento di un vero e proprio set televisivo, apparentemente in presa diretta sugli avvenimenti, di fatto, spesso, solo fiction (Guerra e Mass media).
Un’analisi simile è possibile fare anche del massacro di Timisoara, documentato dalla televisione rumena dopo l’uccisione di Ceaucescu per provare la ferocia del dittatore: un massacro televisivamente realissimo, ma di fatto mai accaduto perché ottenuto componendo in un set macabro i cadaveri di uomini, donne e bambini morti giorni prima, per varie ragioni, nella cittadina.
Come in maniera più eclatante si avverte nel caso della realtà virtuale, la t. produce una frattura tra la realtà di un’immagine e la sua verità. L’immagine di uno speaker che parla mentre dietro di lui decollano aerei dal ponte di una portaerei è assolutamente reale, ma se quelle immagini sono di repertorio e appaiono alle sue spalle solo grazie a un effetto elettronico (Chromakey) non gode di nessuna verità, perché mentre parla non sta partendo di fatto alcun aereo. In questo modo è radicalmente sovvertito uno dei principi fondamentali (veritas est adaequatio rei et intellectus) su cui l’intera tradizione rappresentativa dell’Occidente si è costruita.
Evidenti le conseguenze etiche del fenomeno. Molto più che attraverso la notizia giornalistica, per mezzo dell’immagine televisiva diviene possibile costruire la realtà secondo intenzioni e finalità proprie dell’emittente sino alla mistificazione consapevole dei fatti per ragioni di audience (Infotainment), politiche o ideologiche. Il risultato è uno schermo assolutamente poco trasparente, per nulla ‘finestra sul mondo’, che porta in gioco precise responsabilità degli apparati (Deontologia della comunicazione) e richiede abilità critiche altrettanto precise nello spettatore.
La letteratura critica ha ormai individuato nella copertura informativa della Guerra del Golfo e nel massacro di Timisoara i due esempi più emblematici di t.
Nel primo caso la televisione ha garantito un’informazione pressoché totale su quanto stava accadendo e tuttavia non c’è forse conflitto di cui si sia saputo meno, tanto da far enunciare a Jean Baudrillard la famosa ipotesi che la Guerra del Golfo non ci sia mai stata. La ragione va cercata nel controllo rigido esercitato sull’informazione dal Pentagono che, memore dell’impatto negativo dei media sulla presenza americana in Vietnam, ha condotto all’allestimento di un vero e proprio set televisivo, apparentemente in presa diretta sugli avvenimenti, di fatto, spesso, solo fiction (Guerra e Mass media).
Un’analisi simile è possibile fare anche del massacro di Timisoara, documentato dalla televisione rumena dopo l’uccisione di Ceaucescu per provare la ferocia del dittatore: un massacro televisivamente realissimo, ma di fatto mai accaduto perché ottenuto componendo in un set macabro i cadaveri di uomini, donne e bambini morti giorni prima, per varie ragioni, nella cittadina.
Come in maniera più eclatante si avverte nel caso della realtà virtuale, la t. produce una frattura tra la realtà di un’immagine e la sua verità. L’immagine di uno speaker che parla mentre dietro di lui decollano aerei dal ponte di una portaerei è assolutamente reale, ma se quelle immagini sono di repertorio e appaiono alle sue spalle solo grazie a un effetto elettronico (Chromakey) non gode di nessuna verità, perché mentre parla non sta partendo di fatto alcun aereo. In questo modo è radicalmente sovvertito uno dei principi fondamentali (veritas est adaequatio rei et intellectus) su cui l’intera tradizione rappresentativa dell’Occidente si è costruita.
Evidenti le conseguenze etiche del fenomeno. Molto più che attraverso la notizia giornalistica, per mezzo dell’immagine televisiva diviene possibile costruire la realtà secondo intenzioni e finalità proprie dell’emittente sino alla mistificazione consapevole dei fatti per ragioni di audience (Infotainment), politiche o ideologiche. Il risultato è uno schermo assolutamente poco trasparente, per nulla ‘finestra sul mondo’, che porta in gioco precise responsabilità degli apparati (Deontologia della comunicazione) e richiede abilità critiche altrettanto precise nello spettatore.
P. C. Rivoltella
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Rivoltella Pier Cesare , Telerealtà , in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/12/2024).
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