Gerbner George
- Testo
- Bibliografia6
- Voci correlate
Autore: Thomas Purayidathil
Gerbner, comunemente associato alla cultivation theory (teoria della coltivazione), ha contribuito in modo sostanziale agli studi e alla ricerca nel campo della comunicazione. Nato in Ungheria nel 1919, da giovane raccoglie canti e favole popolari nell’intento di studiare folclore e letteratura all’Università di Budapest. Lo scoppio della seconda guerra mondiale ne interrompe i corsi appena dopo il primo anno. Emigra in Italia e in Francia, poi in Centro America (Messico, Cuba), infine ottiene il visto per gli Stati Uniti. Laureatosi in giornalismo all’Università di Berkeley, California, lavora al San Francisco Chronicle e nel 1943 ottiene la cittadinanza americana. Durante la guerra è reclutato dall’Office of Strategic Service per operazioni dietro le linee nemiche in Europa; fa quindi parte dell’American Military Mission che sovraintende, a Budapest, ai processi postbellici. Trasferito a Vienna, sposa un’attrice ungherese di teatro prima di tornare negli Stati Uniti. Dopo aver insegnato giornalismo al John Muir College, consegue il Master of Education alla University of South California. Nel frattempo gli viene chiesto un saggio su come dovrebbe essere un insegnamento universitario sulle comunicazioni, studio che costituirà la base per la tesi di dottorato (1955) in cui G., analizzati i diversi modelli esistenti, propone a sua volta un proprio modello di comunicazione. Professore aggiunto all’Institute of Communications Research nell’Università dell’Illinois (1956), a partire dal 1964 è per trent’anni preside della Annenberg School of Communications nella Pennsylvania University di Philadelphia. Ha inoltre diretto la rivista Journal of Communications.
La bibliografia di G. è molto ampia (Purayidathil, 1998); tra le principali opere: con Gross L. e Melody H. (eds.), Communications technology and social policy, Wiley, New York 1973 (in particolare: Cultural indicators - the third voice); Le politiche dei mass media, De Donato, Bari 1980 (ed. orig. 1977); con Gross L., Signorielli N., Morgan M., Jackson-Beeck M., Violence profile n.10. Trends in network television drama and viewer conception of social reality:1967-1978, The Annenberg School of Communications/University of Pennsylvania, Philadelphia (PA) 1979; World communications, Longman, New York 1983; (ed.), Ferment in the field. Communications scholars address critical issues and research tasks of the discipline, in "Journal of Communication", n. 3, 1983; con Gross L., Morgan M., Signorielli N., Living with television.The dynamics of cultivation process, in: J. Bryant, D. Zillmann (eds.), Perspectives on media effects, Erlbaum, Hillsdale (NJ) 1986; Triumph of the image. The media’s war in the Persian Gulf. An international perspective, Westview Press, Boulder (CO) 1992; The global media debate: its rise, fall, and renewall, Ablex P. Corporation Norwood, (NJ) 1993.
Hanno influito sul pensiero di G. autori come F. Fearing, che lo indirizzò verso gli aspetti sociali delle comunicazioni, e Th. Adorno , con il quale G. ha collaborato in studi sulla psicodinamica della fiction televisiva.
Nella sua vita accademica è possibile distinguere tre fasi. Durante la prima (tra il 1950 e il 1970) egli si concentra prevalentemente su scritti teorici sviluppando, da un lato, il proprio modello di comunicazione e, dall’altro, la cultivation theory; produce in particolare studi sulla rappresentazione mediatica delle malattie mentali e sulla rappresentazione dell’istruzione e della scuola nei media di dieci Paesi (con quest’ultimo studio, durato dieci anni, lancia la Institutional process analysis). Nella seconda fase (1970-1990) mette in campo le sue teorie e conduce, con la strategia dei cultural indicators, moltissime ricerche che gli consentono di raffinare i principi. Da segnalare il programma di ricerca a lungo termine sugli effetti della televisione che, segnando un primato per estensione temporale e approfondimento, è condotto da G. e dalla sua Scuola. I media e specialmente la Tv se ne evince tendono a offrire versioni della realtà uniformi, orientate al consenso, e il pubblico è "acculturato" in corrispondenza. La televisione domina il nostro mondo simbolico, ma i suoi messaggi sono peculiari e devianti dal reale su una serie di questioni: una sistematica analisi di contenuto portata avanti per anni conferma distorsioni riguardo famiglia, istruzione, ruoli lavorativi, invecchiamento, morte, violenza e criminalità (si ricorda in particolare la serie Violence profiles). L’industria televisiva e altri sociologi reagirono alla disamina gerbneriana con critiche e contro-indagini che, dando vita a scambi talora aspri, hanno animato la scena per almeno due decenni. Si può parlare infine, nella carriera di G., di una terza fase avviata nel 1990, quand’egli lancia il suo Cultural Environment Movement (CEM) volto a trasformare la società emancipandola dal dominio culturale dei media; si tratta di un periodo proficuo che si prolunga, anche dopo che G. ha lasciato le responsabilità accademiche, attraverso la promozione del CEM, con ricerche e conferenze tenute in ogni parte del mondo a beneficio di studenti e studiosi.
La bibliografia di G. è molto ampia (Purayidathil, 1998); tra le principali opere: con Gross L. e Melody H. (eds.), Communications technology and social policy, Wiley, New York 1973 (in particolare: Cultural indicators - the third voice); Le politiche dei mass media, De Donato, Bari 1980 (ed. orig. 1977); con Gross L., Signorielli N., Morgan M., Jackson-Beeck M., Violence profile n.10. Trends in network television drama and viewer conception of social reality:1967-1978, The Annenberg School of Communications/University of Pennsylvania, Philadelphia (PA) 1979; World communications, Longman, New York 1983; (ed.), Ferment in the field. Communications scholars address critical issues and research tasks of the discipline, in "Journal of Communication", n. 3, 1983; con Gross L., Morgan M., Signorielli N., Living with television.The dynamics of cultivation process, in: J. Bryant, D. Zillmann (eds.), Perspectives on media effects, Erlbaum, Hillsdale (NJ) 1986; Triumph of the image. The media’s war in the Persian Gulf. An international perspective, Westview Press, Boulder (CO) 1992; The global media debate: its rise, fall, and renewall, Ablex P. Corporation Norwood, (NJ) 1993.
Hanno influito sul pensiero di G. autori come F. Fearing, che lo indirizzò verso gli aspetti sociali delle comunicazioni, e Th. Adorno , con il quale G. ha collaborato in studi sulla psicodinamica della fiction televisiva.
Nella sua vita accademica è possibile distinguere tre fasi. Durante la prima (tra il 1950 e il 1970) egli si concentra prevalentemente su scritti teorici sviluppando, da un lato, il proprio modello di comunicazione e, dall’altro, la cultivation theory; produce in particolare studi sulla rappresentazione mediatica delle malattie mentali e sulla rappresentazione dell’istruzione e della scuola nei media di dieci Paesi (con quest’ultimo studio, durato dieci anni, lancia la Institutional process analysis). Nella seconda fase (1970-1990) mette in campo le sue teorie e conduce, con la strategia dei cultural indicators, moltissime ricerche che gli consentono di raffinare i principi. Da segnalare il programma di ricerca a lungo termine sugli effetti della televisione che, segnando un primato per estensione temporale e approfondimento, è condotto da G. e dalla sua Scuola. I media e specialmente la Tv se ne evince tendono a offrire versioni della realtà uniformi, orientate al consenso, e il pubblico è "acculturato" in corrispondenza. La televisione domina il nostro mondo simbolico, ma i suoi messaggi sono peculiari e devianti dal reale su una serie di questioni: una sistematica analisi di contenuto portata avanti per anni conferma distorsioni riguardo famiglia, istruzione, ruoli lavorativi, invecchiamento, morte, violenza e criminalità (si ricorda in particolare la serie Violence profiles). L’industria televisiva e altri sociologi reagirono alla disamina gerbneriana con critiche e contro-indagini che, dando vita a scambi talora aspri, hanno animato la scena per almeno due decenni. Si può parlare infine, nella carriera di G., di una terza fase avviata nel 1990, quand’egli lancia il suo Cultural Environment Movement (CEM) volto a trasformare la società emancipandola dal dominio culturale dei media; si tratta di un periodo proficuo che si prolunga, anche dopo che G. ha lasciato le responsabilità accademiche, attraverso la promozione del CEM, con ricerche e conferenze tenute in ogni parte del mondo a beneficio di studenti e studiosi.
Video
Non ci sono video per questa voce
Bibliografia
- BRESLAUER George W. KREISLER Harry WARD Benjamin N., Beyond the cold war: conflict and cooperation in the Third World, University of California, Berkeley (CA) 1991.
- GERBNER George, The importance of being critical in one's own fashion in «Journal of Communication», 33 (1983) 3, pp.355-362.
- GERBNER George - MOWLANA Hamid - SCHILLER Herbert (eds.), Invisible crisis: what conglomerate control of media means for America and the world, Westview Press, Boulder (CO) 1996.
- LENT John A. (ed.), A different road taken. Profiles in critical communication, Westview Press, Boulder (CO) 1995.
- MORGAN Michael, Against the mainstream: the selected works of George Gerbner, Peter Lang, New York 2002.
- PURAYIDATHIL Thomas, Media, cultura e società. I contributi di George Gerbner nel campo della comunicazione sociale, LAS, Roma 1998.
Documenti
Non ci sono documenti per questa voce
Links
Non ci sono link per questa voce
Note
Come citare questa voce
Purayidathil Thomas , Gerbner George, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (03/11/2024).
Il testo è disponibile secondo la licenza CC-BY-NC-SA
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo
582