Drammatizzazione
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Autore: Tadeusz Lewicki
In teatro l’accezione più classica di d. indica l’adattamento, prevalentemente riduttivo, di un’opera epica o lirica (poetica), in modo da poterla rappresentare sul palcoscenico. Così, il risultato della d., vitalmente collegato con un’opera letteraria, si caratterizza per un procedimento che trasforma i dialoghi della pagina scritta direttamente in testo teatrale, mentre le didascalie (le indicazioni per scenografo, regista e attore) rispecchiano la parte epiconarrativa dell’opera originale.
La d. è presente in tutta la storia del teatro occidentale: dalle trasformazioni dei testi biblici in misteri, agli adattamenti dei testi storici nel teatro rinascimentale, fino al teatro contemporaneo che, nelle varie forme del teatro agit-prop, va oltre la tradizione lavorando a partire dalle notizie. In ogni caso il periodo d’oro è la fine del XIX sec., con le d. dei grandi romanzi in tutta l’Europa. Hanno ottenuto i maggiori successi le d. di romanzi famosi già per sé altamente drammatici (le opere di Dostoevskij, di Kafka, i romanzi storici di Scott o Dickens).
In ambito cinematografico e, successivamente, televisivo la d. si trasforma in adattamento (scenico, cinematografico o televisivo). Cambia il medium, ma nelle sue linee generali il processo rimane lo stesso. L’opera di d. o di adattamento è stata spesso condotta da noti scrittori (p. es. gli adattamenti di Diego Fabbri per gli spettacoli televisivi Rai delle opere di Dostoevskij e di Manzoni) o da registi-creatori teatrali.
Nella storia dell’educazione teatrale in Italia la d. possiede un altro significato e si riferisce all’insieme delle attività espressive di ragazzi, spesso improvvisate, le quali non hanno come scopo immediato la rappresentazione scenica, ma si limitano alle attività di gioco teatrale. All’interno di un processo educativo (insegnamento/apprendimento), proprio attraverso le forme tipiche del teatro, si esplorano i vari temi. La d., intesa in tale modo, è nata insieme con l’animazione teatrale a Beinasco (To) nel 1967; consisteva nelle d. delle scene di vita del paese, fotografate in antecedenza dai ragazzi.
Nel corso degli anni Settanta e Ottanta la d. nella classe (o nella scuola) ha sviluppato varie forme di didattica attiva (per es., in collegamento con l’adozione del metodo della ricerca nell’apprendimento), proponendosi anche come efficace preparazione alle attività teatrali. Spesso la d. mirava anche allo sviluppo psico-sociale del ragazzo e aveva obiettivi di tipo cognitivo-comportamentale. La scuola italiana ha conosciuto anche proposte di d. nell’insegnamento della storia (Vito D’Alessandro) e della religione (Gottardo Blasich).
La d. è presente in tutta la storia del teatro occidentale: dalle trasformazioni dei testi biblici in misteri, agli adattamenti dei testi storici nel teatro rinascimentale, fino al teatro contemporaneo che, nelle varie forme del teatro agit-prop, va oltre la tradizione lavorando a partire dalle notizie. In ogni caso il periodo d’oro è la fine del XIX sec., con le d. dei grandi romanzi in tutta l’Europa. Hanno ottenuto i maggiori successi le d. di romanzi famosi già per sé altamente drammatici (le opere di Dostoevskij, di Kafka, i romanzi storici di Scott o Dickens).
In ambito cinematografico e, successivamente, televisivo la d. si trasforma in adattamento (scenico, cinematografico o televisivo). Cambia il medium, ma nelle sue linee generali il processo rimane lo stesso. L’opera di d. o di adattamento è stata spesso condotta da noti scrittori (p. es. gli adattamenti di Diego Fabbri per gli spettacoli televisivi Rai delle opere di Dostoevskij e di Manzoni) o da registi-creatori teatrali.
Nella storia dell’educazione teatrale in Italia la d. possiede un altro significato e si riferisce all’insieme delle attività espressive di ragazzi, spesso improvvisate, le quali non hanno come scopo immediato la rappresentazione scenica, ma si limitano alle attività di gioco teatrale. All’interno di un processo educativo (insegnamento/apprendimento), proprio attraverso le forme tipiche del teatro, si esplorano i vari temi. La d., intesa in tale modo, è nata insieme con l’animazione teatrale a Beinasco (To) nel 1967; consisteva nelle d. delle scene di vita del paese, fotografate in antecedenza dai ragazzi.
Nel corso degli anni Settanta e Ottanta la d. nella classe (o nella scuola) ha sviluppato varie forme di didattica attiva (per es., in collegamento con l’adozione del metodo della ricerca nell’apprendimento), proponendosi anche come efficace preparazione alle attività teatrali. Spesso la d. mirava anche allo sviluppo psico-sociale del ragazzo e aveva obiettivi di tipo cognitivo-comportamentale. La scuola italiana ha conosciuto anche proposte di d. nell’insegnamento della storia (Vito D’Alessandro) e della religione (Gottardo Blasich).
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Bibliografia
- Invito alla drammatizazione: teatro-scuola/progettazioni, militari e documenti del Teatro Stabile di Torino, Mursia, Milano 1972.
- ALLASIA C. - PONCHIONE F., Manuale aperto di animazione teatrale, Musolini, Torino 1977.
- BLASICH G., Drammatizzazione nella scuola. Proposte e interventi per la creatività di gruppo, ELLEDICI, Leumann (TO) 1975.
- D'ALESSANDRO Vittorio, Esperienze di drammatizazione della storia, La Nuova Italia Editore, Firenze 1964.
- ROSTAGNO R. - PELLEGRINI B., Guida all'animazione, Fabbr, Milano 1978.
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Come citare questa voce
Lewicki Tadeusz , Drammatizzazione, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (22/12/2024).
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