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Autore: Antonio Preziosi
È il giornalista che svolge la sua opera professionale prevalentemente all’interno di una redazione tematica (ad es. servizio di cronaca, politica, cultura, sport, ecc.) o di coordinamento (ad es., nei giornali radio-televisivi, le cosiddette redazioni di fascia).
Il lavoro del r. si differenzia a seconda del tipo di redazione tematica (servizio) in cui lavora e al tipo di testata. Si tratta prevalentemente di un lavoro di ‘cucina’ giornalistica, cioè di lettura, correzione, riscrittura, integrazione, aggiornamento, titolazione di pezzi provenienti dall’esterno. Al r. è però anche richiesto un lavoro in autonomia, come la scrittura di pezzi per proprio conto, la raccolta di informazioni da proprie fonti, la verifica delle notizie, la segnalazione di fatti rilevanti e conosciuti in esclusiva o in anteprima, la realizzazione di interviste, il mantenimento di rapporti redazionali e istituzionali, ecc. Nelle testate radiotelevisive, il r. è tenuto inoltre a controllare gli attacchi dei pezzi scritti dai colleghi per scrivere i cosiddetti ‘cappelli’ (lanci che vengono letti in studio dal conduttore per presentare i pezzi stessi); monta i pezzi che arrivano dagli inviati (aggiunge immagini al testo parlato indirizzando il lavoro del tecnico montatore); controlla la durata dei servizi e taglia quelli troppo lunghi, d’intesa con il r. capo o il capo-servizio. Nelle redazioni di fascia, tipiche del lavoro radiotelevisivo, il r. svolge un orario di lavoro fisso per consentire la redazione e la messa in onda delle varie edizioni del giornale (fascia del mattino, del centro, della sera e della notte).
Dal punto di vista dell’iter di carriera, il r. è il giornalista che ha compiuto il praticantato, ha superato l’esame professionale e i tre mesi di prova, ma non ha ancora ricevuto l’incarico di capo-servizio o la nomina di inviato. Ai fini retributivi si distingue in r. ordinario di prima nomina e r. ordinario semplice, a seconda dell’anzianità di lavoro maturata nella testata.
Figura apicale nella organizzazione del lavoro giornalistico è quella del r. capo. Si tratta di un giornalista, al quale talora l’azienda editoriale attribuisce funzioni dirigenziali, il cui compito è quello di coordinare il lavoro dei vari r., stabilirne le mansioni e gli incarichi temporanei. Può dirigere un servizio (ad es. r. capo dell’economico, del politico, della cronaca, ecc.), un intero settore produttivo (ad es. r. capo centrale), una redazione decentrata o regionale. Il r. capo sovrintende all’organizzazione generale del lavoro e segue tutte le fasi fondamentali della notizia, dalla ricerca, alla elaborazione, fino alla pubblicazione. Grande importanza rivestono, infine, i r. capi delle sedi regionali della Tgr Rai le cui mansioni, sono di fatto, equiparabili a quelle di un direttore giornalistico.
Il lavoro del r. si differenzia a seconda del tipo di redazione tematica (servizio) in cui lavora e al tipo di testata. Si tratta prevalentemente di un lavoro di ‘cucina’ giornalistica, cioè di lettura, correzione, riscrittura, integrazione, aggiornamento, titolazione di pezzi provenienti dall’esterno. Al r. è però anche richiesto un lavoro in autonomia, come la scrittura di pezzi per proprio conto, la raccolta di informazioni da proprie fonti, la verifica delle notizie, la segnalazione di fatti rilevanti e conosciuti in esclusiva o in anteprima, la realizzazione di interviste, il mantenimento di rapporti redazionali e istituzionali, ecc. Nelle testate radiotelevisive, il r. è tenuto inoltre a controllare gli attacchi dei pezzi scritti dai colleghi per scrivere i cosiddetti ‘cappelli’ (lanci che vengono letti in studio dal conduttore per presentare i pezzi stessi); monta i pezzi che arrivano dagli inviati (aggiunge immagini al testo parlato indirizzando il lavoro del tecnico montatore); controlla la durata dei servizi e taglia quelli troppo lunghi, d’intesa con il r. capo o il capo-servizio. Nelle redazioni di fascia, tipiche del lavoro radiotelevisivo, il r. svolge un orario di lavoro fisso per consentire la redazione e la messa in onda delle varie edizioni del giornale (fascia del mattino, del centro, della sera e della notte).
Dal punto di vista dell’iter di carriera, il r. è il giornalista che ha compiuto il praticantato, ha superato l’esame professionale e i tre mesi di prova, ma non ha ancora ricevuto l’incarico di capo-servizio o la nomina di inviato. Ai fini retributivi si distingue in r. ordinario di prima nomina e r. ordinario semplice, a seconda dell’anzianità di lavoro maturata nella testata.
Figura apicale nella organizzazione del lavoro giornalistico è quella del r. capo. Si tratta di un giornalista, al quale talora l’azienda editoriale attribuisce funzioni dirigenziali, il cui compito è quello di coordinare il lavoro dei vari r., stabilirne le mansioni e gli incarichi temporanei. Può dirigere un servizio (ad es. r. capo dell’economico, del politico, della cronaca, ecc.), un intero settore produttivo (ad es. r. capo centrale), una redazione decentrata o regionale. Il r. capo sovrintende all’organizzazione generale del lavoro e segue tutte le fasi fondamentali della notizia, dalla ricerca, alla elaborazione, fino alla pubblicazione. Grande importanza rivestono, infine, i r. capi delle sedi regionali della Tgr Rai le cui mansioni, sono di fatto, equiparabili a quelle di un direttore giornalistico.
A. P.
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Come citare questa voce
Preziosi Antonio , Redattore, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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