Connettore
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Autore: Franco Lever
1. Definizione
È l’elemento posto alle estremità di un cavo diverso secondo le esigenze che consente il collegamento stabile, ma rimovibile, tra due apparecchiature o tra uno strumento e un sistema più complesso, ad esempio tra un videoregistratore e il televisore, oppure tra un computer, munito di modem, e la rete telefonica.In un non lontano passato, per la stessa funzione quasi ogni industria creava suoi c., con una conseguente babele per gli utilizzatori; oggi, invece, la globalizzazione del mercato porta verso una progressiva standardizzazione. E, tuttavia, i tipi di collegamenti sono assai diversificati, per cui non è facile farsi almeno un’idea dei tipi di c. di più frequente uso; tanto più che, nel caso delle macchine digitali, c’è un continuo sviluppo del settore, alla ricerca di sistemi che consentano scambi di informazioni a una più alta velocità e sicurezza.
La panoramica che segue non è completa; cerca solo di dare delle informazioni sui tipi di c. che ogni utilizzatore di strumenti della comunicazione si trova a dover usare. Cominciamo però da alcune osservazioni generali.
a) La qualità globale di un sistema (sia esso il sistema Hi-FI con cui si ascoltano i CD, o l’accoppiata videoregistratore-televisore o l’insieme computer, stampante, scanner) non è determinata dal miglior strumento della catena, ma dal peggiore: esattamente come avviene in un tratto di strada, dove la velocità massima di scorrimento è decisa da eventuali strozzature, non dai tratti più ampi dell’arteria. Dal che si deve dedurre che i cavi e i c. agli occhi di molti utilizzatori accessori secondari meritano invece la massima cura; poche migliaia di lire, qual è il costo aggiuntivo di una cablatura valida, possono compromettere un capitale molto superiore.
b) Il segnale che scorre nei cavi non è ad alta energia e quindi viene facilmente disturbato da campi elettrici o magnetici presenti nell’ambiente. Per ridurre al minimo questo pericolo, il cavo che porta le informazioni viaggia sempre all’interno di una triplice guaina, la prima e la più interna isolanti, la seconda di natura metallica (può essere fatta da una maglia di fili di rame, oppure da fogli di stagnola). Questa, collegata alla struttura esterna del c., costituisce un vero prolungamento della scatola metallica entro cui sono protetti i circuiti delle attrezzature elettroniche interessate. Se la continuità di questa protezione viene interrotta o danneggiata, il flusso di dati subisce dei disturbi gravi, tanto da rendere inutilizzabile l’intero sistema. Di qui la necessità di trattare con cura c. e cavi, evitando strattoni e piegature.
c) I c. dei cavi che forniscono l’energia elettrica alle apparecchiature sono molto diversi dagli altri, anche quando le tensioni in gioco sono basse. Da questo punto di vista se non si forza il c. non si corre alcun pericolo, quando si collegano le varie apparecchiature. È comunque una buona norma collegarsi alla rete elettrica soltanto una volta finito il cablaggio.
Distinguiamo tre categorie di c.: quelli dei segnali di tipo analogico, quelli usati invece da macchine digitali; infine un cenno ai c. di tipo telefonico e per la rete.
2. C. per segnali analogici
Si tratta fondamentalmente di c. usati per l’audio e per il video. I tipi più utilizzati oggi sono: per l’audio, i c. tipo jack, quelli DIN, gli RCA e i Cannon; per il video, ancora i c. RCA, i BNC, lo spinotto S-VHS; la presa SCART serve contemporaneamente per l’audio e per il video.Di c. jack ce ne sono di varie dimensioni (tra loro incompatibili), ma la struttura è la stessa. Sono composti di due parti, una punta metallica e un corpo di materiale isolante (se è metallico, è comunque isolato dal resto); la punta va semplicemente affondata nel foro corrispondente, posto sul pannello dello strumento. Con una avvertenza piuttosto importante: ci sono jack fatti per collegamenti di segnali stereo oppure per circuiti microfonici bilanciati (di tipo professionale: vengono utilizzati due cavi oltre lo schermo) e in tal caso la punta metallica è organizzata in tre parti, ciascuna isolata dall’altra (è visibile un sottile divisorio di materiale isolante); se invece la punta metallica presenta solo due parti, il c. è utilizzabile soltanto per un segnale mono o per un collegamento microfonico non-bilanciato. I jack sono molto pratici e facili da usare, ma non stabiliscono un contatto sicuro: basta che si sfilino anche di un millimetro e il collegamento è perduto.
I c. DIN: costruiti secondo lo standard definito dall’industria tedesca (DIN = Deutsches Institut für Normung), costituivano un’intera famiglia, dove era previsto e distinto ogni tipo di utilizzazione del settore audio. Il cavo usato era multipolare e, con il c. adatto, consentiva connessioni bidirezionali. Da questo punto di vista erano molto comodi, perché con un solo intervento si collegavano due apparecchi stereo, consentendo il passaggio del segnale in tutte e due le direzioni (con i c. RCA occorrono ora quattro cavi). Un c. DIN è un piccolo cilindro del diametro di 1,5 cm, lungo 4 o 5 aperto su un lato, dove a ogni canale corrisponde uno dei piedini sporgenti, se il c. è maschio; una serie di altrettanti fori, se femmina.
Il limite dei c. DIN sono due: minima la superficie di contatto, il che significa collegamento a rischio e poco stabile l’ancoraggio all’apparecchiatura.
Oggi questi spinotti non sono più utilizzati per gli impianti audio (salvo nei collegamenti MIDI). Si possono trovare invece nei computer, per la connessione della tastiera o del mouse. Nell’usarli si deve prestare attenzione alla scannellatura che fa da guida; si inseriscono nella presa del pannello senza alcuna rotazione, altrimenti si piegano i piedini e il c. diventa inutilizzabile.
I c. RCA: detti anche chinch (pronuncia americana sinsj), riproducono la struttura del cavo: al filo protetto, che porta il segnale, corrisponde una punta metallica, che va a inserirsi nella parte centrale della presa sull’apparecchio; alla guaina di protezione corrisponde un tubicino metallico che protegge la punta e si infila su un anello metallico della presa femmina. I vantaggi di questo tipo di c. rispetto a quelli della famiglia DIN sono le ampie superfici di contatto, la buona stabilità, insieme a una certa facilità di uso (logica più che pratica). Per le apparecchiature amatoriali e prosumer è lo standard attuale.
A livello professionale lo standard è il c. Cannon, il quale conserva la duttilità e grosso modo la forma del sistema DIN, ma ha spinotti più grandi, in lega metallica, con un sistema di aggancio molto sicuro. È detto anche c. XLR.
Con l’acronimo SCART (Syndicat des Constructeurs d’Appareils Radiorécepteurs et Téléviseurs), si indica un c. multiplo assai più grande di quelli visti finora, di forma leggermente trapezoidale (il che consente una sola modalità di inserimento); prevede 21 canali fisici e dunque 21 punte metalliche, contrassegnate con un numero. Per ragioni economiche, non tutti i cavi in commercio, muniti di attacco SCART, attivano tutti i 21 canali, necessari del resto solo in casi particolari. Quando infatti si collega un videoregistratore con un televisore, bastano i canali relativi all’audio e quelli relativi al video. La presa SCART è obbligatoria sulle apparecchiature amatoriali vendute in Europa; per questo il c. è chiamato anche Euroconnettore o c. Euro-AV. Per l’utilizzatore finale i vantaggi offerti sono evidenti: senza che egli debba preoccuparsi di alcunché, il collegamento tra le varie macchine viene facilitato e migliorato (ad esempio, nel caso VCR/Tv, la SCART stabilisce un collegamento in bassa frequenza, con un miglioramento dell’immagine rispetto alla ‘vecchia’ connessione fatta con il cavo antenna). Il professionista invece considera il c. SCART non sufficientemente affidabile: minime le superfici di contatto, facilmente sganciabile il cavo dall’apparecchiatura.
Con la presa SCART siamo passati ai c. per i segnali video. A livello amatoriale sono spesso utilizzati i c. RCA, mentre il professionista usa normalmente i c. BNC, collegati a cavi di tipo coassiale. Il nome è una sigla, il cui ‘significato’ quasi nessun operatore conosce (alcuni testi la sviluppano in British Naval Connector, altri in Bayonet Nut Connector, oppure Bayonet Neill Concelman o ancora Bayonet Normalised Connector). All’esterno si presenta come un cilindro metallico diametro di circa 1 cm, lunghezza 2 con al centro (e dunque protetta) una punta collegata con il cavo che porta il segnale; si inserisce sulla presa corrispondente spingendo a fondo e facendo poi un breve movimento in senso orario, in modo da agganciarlo stabilmente al pannello. Con questo tipo di c. ogni canale video deve avere un suo proprio collegamento.
Con l’introduzione del segnale video per componenti (Componenti), dove il segnale per il colore è tenuto separato da quello relativo all’immagine in b/n, vengono utilizzati altri tipi di c.: i più frequenti sono il c. S-Video, che ha la forma di un mini-DIN (a livello amatoriale o prosumer) e un c. metallico delle dimensioni di un normale DIN, munito però di un anello che si aggancia a baionetta sul terminale dell’apparecchio (impiego professionale). A livello amatoriale può essere utilizzata anche la presa SCART, purché siano collegati anche i piedini 13 e 15.
3. C. per segnali digitali
Il computer ha un tipo di c. molto più esigente da un punto di vista tecnologico di quanto non serva per le apparecchiature analogiche. In realtà si tratta di vere e proprie interfacce, delle quali il c. è solo l’espansione manipolabile; sono infatti dei circuiti complessi (chiamati porte), interni alla macchina, che consentono uno scambio intelligente di dati tra le varie apparecchiature. (Hardware). Ricordiamo i modelli più utilizzati, presenti su computer e stampanti: Il c. per la porta parallela è una presa a 25 pin, femmina. Serve a collegare al computer la stampante, oppure un hard disk o un lettore CD-ROM esterni. Utilizzando un software adatto e il collegamento tra le porte parallele si possono trasferire informazioni da un computer a un altro. Sono di tipo parallelo anche i c. Centronix, normalmente usati sui cavi di collegamento computer/stampante. La porta è detta parallela perché attraverso di essa vengono trasmessi più bit contemporaneamente.
La porta seriale invece trasmette i dati in sequenza, un bit alla volta; per questa ragione fino a qualche anno fa era considerata una porta ‘lenta’. Ogni computer ha almeno un c. seriale, al quale possono essere collegati strumenti come il mouse (era la scelta normale sui vecchi computer) oppure il modem.
Il bisogno di collegamenti più flessibili (ad esempio, che permettano di agganciarsi e sganciarsi dal computer senza spegnerlo, cosa non raccomandabile per le connessioni tradizionali) e tali da consentire scambi di dati a un ritmo sempre più elevato ha spinto l’industria a realizzare interfacce seriali molto potenti. Sono due i tipi che ci interessano direttamente: l’USB (Universal Serial Bus) e il FireWire.
L’USB è stato messo a punto da un pool di grandi industrie (Compaq, Intel, HP, Microsoft, Philips, ecc.): consente di collegare contemporaneamente fino a 127 apparecchiature; la scheda, non costosa, è del tipo Plug and Play (il computer la riconosce e la installa da solo); il c. può essere inserito e disinserito a caldo (a macchina accesa); ai dispositivi lenti offre un flusso di dati a 10/100 Kb/s (migliaia di bit al secondo), a quelli più veloci fino a 12 Mb/s (milioni di bit al s.; una versione più potente l’USB 2 arriva fino a 480 Mb/s). Per le sue caratteristiche si candida a sostituire tutti i c. attuali, a cominciare da quelli che collegano macchine che hanno maggiori esigenze di velocità di trasmissione, come gli scanner.
L’interfaccia FireWire, chiamata anche IEEE 1394 (Institute of Electrical and Electronics Engineers, ente che coordina gli standard per la comunicazione) è una connessione di tipo seriale ad altissime prestazioni. Sviluppata inizialmente in ambiente Apple, è stata adottata da una gruppo di oltre 40 industrie, tra le quali la Sony, soprattutto in vista delle connessioni tra le macchine digitali che trattano il suono e l’immagine. Ha un costo maggiore dell’USB, ma ha prestazioni migliori (almeno rispetto all’USB 1): 63 le macchine collegabili, fino 400 Mb/s il flusso dei dati. Il cavo IEEE 1394 può fornire anche l’alimentazione allo strumento collegato; è possibile sganciarlo e agganciarlo quando lo si voglia, con l’immediato riconoscimento della nuova macchina da parte del computer. Già oggi è il collegamento standard nelle unità di editing digitale.
Molti computer di fascia alta montano una scheda SCSI (Small Computer System Interface, si pronuncia scasi), a cui corrisponde all’esterno un c. specifico. A essa possono essere collegati degli strumenti interni (un hard disk, un lettore di CD, un masterizzatore), come anche degli strumenti esterni (ad esempio uno scanner): numero massimo complessivo 14 apparecchi. La catena però deve essere ‘terminata’ in modo opportuno, diversamente l’insieme non funziona e tutte le macchine collegate devono essere accese quando parte il computer, altrimenti non vengono riconosciute come attive e dunque non possono essere utilizzate (è inutile accenderle in seguito, bisogna spegnere e riaccendere il computer).
L’interfaccia SCSI è stata la prima risposta all’esigenza di collegamenti veloci: il tipo SCSI-1 fornisce un trasferimento dati fino a 5 Mb/s; la SCSI-2 fino a 20 Mb/s, con un massimo di 7 periferiche; la Ultra-Wide SCSI fino a 40 Mb/s con 14 periferiche.
4. C. per computer e telefoni
Prima di concludere, ancora un cenno al tipo di c. usati per collegare il computer al telefono o a una LAN. I più comuni sono di due tipi: il BNC e i c. RJ. Il c. BNC è esattamente uguale al c. incontrato quando si parlava di collegamenti video (si differenziano invece i cavi, perché devono avere una impedenza di 50 Ohm invece che 75). È usato nelle LAN di tipo Ethernet 10Base-2 (massimo flusso di dati 10 Mb/s).I telefoni moderni utilizzano dei piccoli c. di plastica denominati con la sigla RJ seguita da un numero (Registered Jack ...). I modelli RJ-10 e RJ-11 (4 e 6 contatti) sono tipici delle connessioni telefoniche con segnale analogico: è il caso del collegamento di un modem alla rete telefonica normale; il modello RJ-45 (8 pin, fisicamente più grande dei due precedenti) è usato invece per le connessioni digitali e quindi sia per le linee ISDN, sia per le LAN che utilizzano cavi tipo ‘doppino telefonico’ (ad esempio per Ethernet 10Base-T).
F. Lever
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Note
Come citare questa voce
Lever Franco , Connettore, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (23/11/2024).
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