Videotex
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Autore: Franco Lever
Con questo termine di uso internazionale si indica una vera e propria rete informatica che sfrutta la capillarità della distribuzione telefonica e l’immediatezza della fruizione televisiva. Le sue componenti fondamentali sono: tanti piccoli computer connessi con la rete telefonica e interfacciati con un normale televisore per visualizzare testi e grafici, la rete telefonica, i potenti computer della società che gestisce il sistema, i fornitori di informazione e servizi. Grazie al v. l’utente non solo può consultare banche dati di varia natura (da quelle di tipo giornalistico ai servizi meteo, a orari di treni, di aerei o di spettacoli...), ma può anche fare transazioni economiche con le banche, fare acquisti, dialogare con privati, con uffici, con agenzie.
A partire dagli anni Settanta tutti i Paesi economicamente sviluppati hanno tentato di lanciare il servizio, con maggiore o minore successo, quasi tutti purtroppo utilizzando uno standard proprio.
Oltre a dover superare l’inerzia che il mercato oppone alle novità, c’era da convincere il pubblico che i servizi messi a disposizione valevano il costo dell’apparecchio da mettere in casa e l’aumento della bolletta telefonica. In alcuni Paesi la strategia fu di abbassare i costi degli scatti telefonici, arrivando quasi ad azzerarli nella fase iniziale; altri invece in particolare la France Télécom distribuirono gratuitamente l’apparecchio domestico (venne chiamato minitel). Ed è in Francia che il v. con il nome di Télétel ha avuto la massima diffusione fino a superare, a metà degli anni Novanta, i 7 milioni di abbonati.
L’Italia si è avviata piuttosto tardi su questa strada, adottando nel 1982 lo standard francese, scegliendo il nome di Videotel. Nonostante il salto di qualità voluto nel 1987, il v. italiano non è mai veramente decollato. Del resto gli rimaneva sempre minor spazio: il progressivo affermarsi di Internet ha, prima, messo in crisi il sistema ovunque, anche in Francia poi ne ha provocato la rapida morte. (Videografia, soprattutto per non confondere i diversi nomi: videotex, videotel, televideo e teletext)
A partire dagli anni Settanta tutti i Paesi economicamente sviluppati hanno tentato di lanciare il servizio, con maggiore o minore successo, quasi tutti purtroppo utilizzando uno standard proprio.
Oltre a dover superare l’inerzia che il mercato oppone alle novità, c’era da convincere il pubblico che i servizi messi a disposizione valevano il costo dell’apparecchio da mettere in casa e l’aumento della bolletta telefonica. In alcuni Paesi la strategia fu di abbassare i costi degli scatti telefonici, arrivando quasi ad azzerarli nella fase iniziale; altri invece in particolare la France Télécom distribuirono gratuitamente l’apparecchio domestico (venne chiamato minitel). Ed è in Francia che il v. con il nome di Télétel ha avuto la massima diffusione fino a superare, a metà degli anni Novanta, i 7 milioni di abbonati.
L’Italia si è avviata piuttosto tardi su questa strada, adottando nel 1982 lo standard francese, scegliendo il nome di Videotel. Nonostante il salto di qualità voluto nel 1987, il v. italiano non è mai veramente decollato. Del resto gli rimaneva sempre minor spazio: il progressivo affermarsi di Internet ha, prima, messo in crisi il sistema ovunque, anche in Francia poi ne ha provocato la rapida morte. (Videografia, soprattutto per non confondere i diversi nomi: videotex, videotel, televideo e teletext)
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Come citare questa voce
Lever Franco , Videotex, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/12/2024).
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