Disco
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Autore: Giuseppe Fortunato
In origine, d. fonografico, costituito da una sottile piastra circolare a base di resine viniliche, opportunamente incisa per la riproduzione fonografica dei suoni. Nel d. di tipo tradizionale l’informazione è trattata in modo analogico, mentre in quello di nuova generazione il trattamento è digitale, ed è indicato con il termine di compact disc, CD, o di Digital Audio Disc (DAD).
Il d. analogico porta inciso, su ciascuna faccia, un solco a spirale che inizia in prossimità del suo bordo esterno e si estende su tutta la superficie, fino a che la sua curvatura non raggiunge valori tali da creare fenomeni di distorsione in fase di lettura. Esistono diversi tipi di d., classificabili in base alle dimensioni del solco e alla velocità di rotazione, parametri da cui dipende la durata della registrazione incisa su ciascuna faccia. I più diffusi hanno una velocità di rotazione di 45 giri al minuto, o di 33 giri al minuto, i ‘microsolco’, così chiamati per distinguerli dai vecchi d. a solco largo a 78 giri al minuto, o da quelli a solco ultrasottile, a 16 giri al minuto. Il diametro esterno del d. a 33 giri è di 30 cm, di quello a 45 giri è di 17,5 cm; lo spessore è di 1,6 mm. È interessante notare che l’informazione sonora incisa sul d. corrisponde a una ondulazione del solco, rilevata meccanicamente dalla puntina del fonografo in fase di riproduzione; questa ondulazione è incisa in modo che la puntina, percorrendo il solco, oscilli parallelamente al piano del d. Tale procedura di incisione, chiamata ‘laterale’, è stata inventata da Emile Berliner; si distingue da quella ‘verticale’ utilizzata da Thomas A. Edison nel suo fonografo, nella quale la puntina oscillava in modo normale rispetto al piano del d. (su e giù). Nei d. monofonici, con un solo canale di riproduzione, le due pareti del solco sono ondulate parallelamente; in quelli stereofonici, con due canali di riproduzione, le due pareti sono ondulate in modo differente: una riproduce l’informazione relativa al canale destro, l’altra quella relativa al canale sinistro, mentre la puntina oscilla a un angolo di 45° rispetto al piano del d. La prima fase di realizzazione del d. è quella della registrazione del segnale sonoro da riprodurre su un nastro magnetico ad altissima fedeltà; quindi la registrazione viene trasferita su un d. di alluminio rivestito di materiale plastico, mediante l’incisione effettuata dalla puntina tagliente di un fonoincisore, attivato dal segnale registrato su nastro magnetico. Da questo d. si ottiene una copia metallica, chiamata master, con un procedimento galvanoplastico, in cui il solco appare in rilievo. Dal master si passa a una copia ‘madre’, con il solco inciso, e da questa si giunge alla matrice definitiva, stamper, che ha la pista in rilievo e che viene utilizzata per lo stampaggio in serie delle copie, che viene effettuato a pressione, con una pressa idraulica sulle cui ganasce sono poste le due matrici, una per ciascuna faccia del d.
Il d. analogico presenta alcuni limiti, caratterizzati essenzialmente dall’essere basato su principi di incisione e di riproduzione meccanici, soggetti a usura nel tempo e a imperfezioni dovute alla caratteristica dei materiali utilizzati. Il superamento di questi limiti è dato dai d. digitali, che hanno un miglior rapporto segnale/disturbo, più bassa distorsione armonica e grande durata.
In informatica il d. è usato come memoria per la registrazione di dati negli elaboratori elettronici. Può essere di plastica flessibile, d. floppy, o di metallo non flessibile, d. rigido (Hard disk), rivestito in materiale magnetico. I d. rappresentano, nella maggior parte dei calcolatori, il mezzo principale di memorizzazione dei dati su base permanente o semipermanente. (Computer;Giradischi;Hardware)
Il d. analogico porta inciso, su ciascuna faccia, un solco a spirale che inizia in prossimità del suo bordo esterno e si estende su tutta la superficie, fino a che la sua curvatura non raggiunge valori tali da creare fenomeni di distorsione in fase di lettura. Esistono diversi tipi di d., classificabili in base alle dimensioni del solco e alla velocità di rotazione, parametri da cui dipende la durata della registrazione incisa su ciascuna faccia. I più diffusi hanno una velocità di rotazione di 45 giri al minuto, o di 33 giri al minuto, i ‘microsolco’, così chiamati per distinguerli dai vecchi d. a solco largo a 78 giri al minuto, o da quelli a solco ultrasottile, a 16 giri al minuto. Il diametro esterno del d. a 33 giri è di 30 cm, di quello a 45 giri è di 17,5 cm; lo spessore è di 1,6 mm. È interessante notare che l’informazione sonora incisa sul d. corrisponde a una ondulazione del solco, rilevata meccanicamente dalla puntina del fonografo in fase di riproduzione; questa ondulazione è incisa in modo che la puntina, percorrendo il solco, oscilli parallelamente al piano del d. Tale procedura di incisione, chiamata ‘laterale’, è stata inventata da Emile Berliner; si distingue da quella ‘verticale’ utilizzata da Thomas A. Edison nel suo fonografo, nella quale la puntina oscillava in modo normale rispetto al piano del d. (su e giù). Nei d. monofonici, con un solo canale di riproduzione, le due pareti del solco sono ondulate parallelamente; in quelli stereofonici, con due canali di riproduzione, le due pareti sono ondulate in modo differente: una riproduce l’informazione relativa al canale destro, l’altra quella relativa al canale sinistro, mentre la puntina oscilla a un angolo di 45° rispetto al piano del d. La prima fase di realizzazione del d. è quella della registrazione del segnale sonoro da riprodurre su un nastro magnetico ad altissima fedeltà; quindi la registrazione viene trasferita su un d. di alluminio rivestito di materiale plastico, mediante l’incisione effettuata dalla puntina tagliente di un fonoincisore, attivato dal segnale registrato su nastro magnetico. Da questo d. si ottiene una copia metallica, chiamata master, con un procedimento galvanoplastico, in cui il solco appare in rilievo. Dal master si passa a una copia ‘madre’, con il solco inciso, e da questa si giunge alla matrice definitiva, stamper, che ha la pista in rilievo e che viene utilizzata per lo stampaggio in serie delle copie, che viene effettuato a pressione, con una pressa idraulica sulle cui ganasce sono poste le due matrici, una per ciascuna faccia del d.
Il d. analogico presenta alcuni limiti, caratterizzati essenzialmente dall’essere basato su principi di incisione e di riproduzione meccanici, soggetti a usura nel tempo e a imperfezioni dovute alla caratteristica dei materiali utilizzati. Il superamento di questi limiti è dato dai d. digitali, che hanno un miglior rapporto segnale/disturbo, più bassa distorsione armonica e grande durata.
In informatica il d. è usato come memoria per la registrazione di dati negli elaboratori elettronici. Può essere di plastica flessibile, d. floppy, o di metallo non flessibile, d. rigido (Hard disk), rivestito in materiale magnetico. I d. rappresentano, nella maggior parte dei calcolatori, il mezzo principale di memorizzazione dei dati su base permanente o semipermanente. (Computer;Giradischi;Hardware)
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Bibliografia
- CERCHIARI Luca, Il disco. Musica, tecnologia, mercato, Sansoni/RCS, Milano 2001.
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Note
Come citare questa voce
Fortunato Giuseppe , Disco, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/12/2024).
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