Schermo
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- Voci correlate
Autori: Franco Lever, Giuseppe Fortunato
Con questo termine si indicano cose diverse tra loro:
a) la superfice del monitor o del televisore, leggermente convessa, recentemente anche ‘ultrapiatta’, su cui si forma l’immagine generata dal fascio di elettroni emessi e controllati dal tubo catodico. Per indicarne le dimensioni si utilizza la misura in pollici della diagonale. Nella televisione che abbiamo conosciuto fino a oggi la forma dello s. era quella di un rettangolo con la proporzione 4 : 3 tra la base e l’altezza. Una simile forma risulta piuttosto limitante, soprattutto quando vengono trasmessi film girati in cinemascope. In questo momento l’industria sta proponendo un nuovo formato, il 16 : 9, molto più panoramico del precedente;
b) la superfice su cui vengono proiettate le immagini da vari tipi di proiettori: di diapositive, di film, video. È una componente spesso sottovalutata dagli utilizzatori non professionali (ad esempio nella scuola), perché la si crede sostituibile con una semplice parete bianca. In questo modo, però, si perde almeno il 30% della luminosità e della definizione dell’immagine (senza contare che spesso il muro non è affatto bianco e pulito). Molti sono i tipi disponibili sul mercato. A questo proposito vale la pena di tener presente che alcuni schermi danno una resa altissima, ma esclusivamente per il pubblico frontale: mano a mano che la posizione da cui si guarda diventa angolata, degrada la qualità nell’immagine. Funzionano bene solo in sale lunghe e strette;
c) una struttura protettiva. In particolare negli strumenti usati per la comunicazione ad esempio in un registratore, in una telecamera, in un telefono cellulare si utilizzano sempre segnali elettrici di debole intensità; se i circuiti non fossero adeguatamente ‘schermati’, il segnale verrebbe sovrastato dai disturbi indotti dai vari campi magnetici presenti praticamente ovunque.
a) la superfice del monitor o del televisore, leggermente convessa, recentemente anche ‘ultrapiatta’, su cui si forma l’immagine generata dal fascio di elettroni emessi e controllati dal tubo catodico. Per indicarne le dimensioni si utilizza la misura in pollici della diagonale. Nella televisione che abbiamo conosciuto fino a oggi la forma dello s. era quella di un rettangolo con la proporzione 4 : 3 tra la base e l’altezza. Una simile forma risulta piuttosto limitante, soprattutto quando vengono trasmessi film girati in cinemascope. In questo momento l’industria sta proponendo un nuovo formato, il 16 : 9, molto più panoramico del precedente;
b) la superfice su cui vengono proiettate le immagini da vari tipi di proiettori: di diapositive, di film, video. È una componente spesso sottovalutata dagli utilizzatori non professionali (ad esempio nella scuola), perché la si crede sostituibile con una semplice parete bianca. In questo modo, però, si perde almeno il 30% della luminosità e della definizione dell’immagine (senza contare che spesso il muro non è affatto bianco e pulito). Molti sono i tipi disponibili sul mercato. A questo proposito vale la pena di tener presente che alcuni schermi danno una resa altissima, ma esclusivamente per il pubblico frontale: mano a mano che la posizione da cui si guarda diventa angolata, degrada la qualità nell’immagine. Funzionano bene solo in sale lunghe e strette;
c) una struttura protettiva. In particolare negli strumenti usati per la comunicazione ad esempio in un registratore, in una telecamera, in un telefono cellulare si utilizzano sempre segnali elettrici di debole intensità; se i circuiti non fossero adeguatamente ‘schermati’, il segnale verrebbe sovrastato dai disturbi indotti dai vari campi magnetici presenti praticamente ovunque.
F. L. e G. F.
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Note
Come citare questa voce
Lever Franco , Fortunato Giuseppe , Schermo, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (19/12/2024).
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