Differenziale semantico
- Testo
- Bibliografia3
- Voci correlate
Autore: Cinzia Messana
Il d.s. è una delle tecniche più comuni tra quelle utilizzate per misurare il valore connotativo dei concetti: è stata messa a punto da Osgood e colleghi (1957) tenendo presente il ruolo importante che hanno le componenti affettive nel determinare la condotta umana. In sviluppi successivi è stato verificato l’uso del d.s. per rilevare anche aspetti di carattere non affettivo (Capozza, 1977).
La logica sottostante all’elaborazione del d.s. è la seguente: 1) la descrizione di un concetto si può collocare in un continuum definibile da una coppia di termini bipolari; 2) molti dei continua su cui variano i significati sono essenzialmente equivalenti (es. buono vs. cattivo, gentile vs. crudele) e quindi possono essere rappresentati da una sola dimensione; 3) si può dunque usare un numero limitato di continua per definire lo spazio semantico all’interno del quale specificare il significato di ogni concetto. Per fare questo ci si serve dell’analisi fattoriale e, estratto un numero limitato di fattori sufficiente a differenziare tra significati dei concetti, si selezionano poi le scale specifiche corrispondenti a tali fattori, ottenendo così un sistema standardizzato di dimensioni descrittive.
La rilevazione mediante il d.s. è molto semplice: si fornisce al soggetto un foglio che riporta una serie di scale, ciascuna delle quali è definita da una coppia di aggettivi opposti separati da una graduatoria settenaria su cui segnare la descrizione relativa a un concetto.
La flessibilità del metodo ne ha favorito l’uso in diversi ambiti di ricerca, soprattutto in psicologia sociale dove, insieme ad altre scale (Guttman, Likert, Thurstone), è usato per misurare stereotipi e atteggiamenti (Tajfel-Fraser, 1979, cap. X).
La logica sottostante all’elaborazione del d.s. è la seguente: 1) la descrizione di un concetto si può collocare in un continuum definibile da una coppia di termini bipolari; 2) molti dei continua su cui variano i significati sono essenzialmente equivalenti (es. buono vs. cattivo, gentile vs. crudele) e quindi possono essere rappresentati da una sola dimensione; 3) si può dunque usare un numero limitato di continua per definire lo spazio semantico all’interno del quale specificare il significato di ogni concetto. Per fare questo ci si serve dell’analisi fattoriale e, estratto un numero limitato di fattori sufficiente a differenziare tra significati dei concetti, si selezionano poi le scale specifiche corrispondenti a tali fattori, ottenendo così un sistema standardizzato di dimensioni descrittive.
La rilevazione mediante il d.s. è molto semplice: si fornisce al soggetto un foglio che riporta una serie di scale, ciascuna delle quali è definita da una coppia di aggettivi opposti separati da una graduatoria settenaria su cui segnare la descrizione relativa a un concetto.
La flessibilità del metodo ne ha favorito l’uso in diversi ambiti di ricerca, soprattutto in psicologia sociale dove, insieme ad altre scale (Guttman, Likert, Thurstone), è usato per misurare stereotipi e atteggiamenti (Tajfel-Fraser, 1979, cap. X).
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Bibliografia
- OSGOOD Charles E. - SUCI George J. - TANNEMBAUM Percy H., The measurement of meaning, University of Illinois Press, Urbana (IL) 1957.
- SNIDER James G. - OSGOOD Charles E. (eds.), Semantic differential techique. A sourcebook, Aldine Publishing Company, Chicago 1969.
- TAJFEL Henry - FRASER Colin, Introduzione alla psicologia sociale, Il Mulino, Bologna 1979.
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Note
Come citare questa voce
Messana Cinzia , Differenziale semantico, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (03/12/2024).
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