Segnale
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- Voci correlate
Autori: Franco Lever, Giuseppe Fortunato
1) Dal punto di vista etimologico la parola s. deriva dal neutro sostantivato dell’aggettivo latino signalis, costruito a partire dal sostantivo signum (segno). Esaminandone l’uso, si può dire che implichi queste componenti:
la necessità di comunicare con sicurezza qualcosa a qualcun altro una o più persone in situazioni dove le altre forme di comunicazione o non sono funzionali o non sono possibili;
la produzione o l’ostensione di qualcosa che sia chiaramente visibile (una fiamma, una bandiera, un gesto) o udibile da una certa distanza, se non proprio da lontano;
un accordo precedentemente stabilito, ben definito, senza spazio all’ambiguità (il s. suppone una convenzione forte).
2) Dal punto di vista semiotico appartiene alla categoria dei segni; è comunque un segno ‘particolare’: non ha connotazione, ma solo denotazione e il suo significato denotato deve essere molto preciso, senza ambiguità, in quanto equivale all’ordine di eseguire un’azione. È poi sottoposto a precise regole d’uso, pena la perdita del suo significato e quindi della sua funzione. Un esempio pertinente può essere il segnale stradale che impone i 20 km/h perché ci sono lavori in corso (altro segnale): dal momento che viene tenuto esposto anche quando non c’è il cantiere aperto, perde la sua denotazione e quindi nessun automobilista lo rispetta.
Il s. quando è tale funziona con una immediatezza da far pensare che il ricevente agisca per un riflesso, piuttosto che in base a un atto di decodificazione. E tuttavia l’atto di decodifica c’è sempre e, per funzionare, deve essere riconosciuto come tale. Infatti i segnali propri di una comunità non valgono per gli estranei; ad esempio, il suono di una sirena, convenzionalmente legato all’idea di pericolo, non determina senz’altro la fuga in chi non è venuto a conoscenza del fatto che sta per crollare la diga che sovrasta la città. Il s. indica pericolo, ma non specifica quale.
Proprio per questa caratteristica livello zero di connotazione e quindi minima libertà interpretativa tutte le forme di comunicazione umana che si limitano all’uso di s. possono essere facilmente affidate a delle macchine.
3) In informatica e in tutta la tecnologia moderna per s. si intende un fenomeno fisico le cui variazioni nel tempo consentono la trasmissione dell’informazione e dunque la possibilità del controllo di un determinato sistema. Il fenomeno utilizzato di solito è di tipo elettrico o elettromagnetico, nella forma analogica o nella forma digitale; può essere anche acustico e visivo, soprattutto quando c’è bisogno di un’interfaccia che consenta all’uomo di seguire quanto sta avvenendo (ad esempio, uno schermo e/o un altoparlante).
la necessità di comunicare con sicurezza qualcosa a qualcun altro una o più persone in situazioni dove le altre forme di comunicazione o non sono funzionali o non sono possibili;
la produzione o l’ostensione di qualcosa che sia chiaramente visibile (una fiamma, una bandiera, un gesto) o udibile da una certa distanza, se non proprio da lontano;
un accordo precedentemente stabilito, ben definito, senza spazio all’ambiguità (il s. suppone una convenzione forte).
2) Dal punto di vista semiotico appartiene alla categoria dei segni; è comunque un segno ‘particolare’: non ha connotazione, ma solo denotazione e il suo significato denotato deve essere molto preciso, senza ambiguità, in quanto equivale all’ordine di eseguire un’azione. È poi sottoposto a precise regole d’uso, pena la perdita del suo significato e quindi della sua funzione. Un esempio pertinente può essere il segnale stradale che impone i 20 km/h perché ci sono lavori in corso (altro segnale): dal momento che viene tenuto esposto anche quando non c’è il cantiere aperto, perde la sua denotazione e quindi nessun automobilista lo rispetta.
Il s. quando è tale funziona con una immediatezza da far pensare che il ricevente agisca per un riflesso, piuttosto che in base a un atto di decodificazione. E tuttavia l’atto di decodifica c’è sempre e, per funzionare, deve essere riconosciuto come tale. Infatti i segnali propri di una comunità non valgono per gli estranei; ad esempio, il suono di una sirena, convenzionalmente legato all’idea di pericolo, non determina senz’altro la fuga in chi non è venuto a conoscenza del fatto che sta per crollare la diga che sovrasta la città. Il s. indica pericolo, ma non specifica quale.
Proprio per questa caratteristica livello zero di connotazione e quindi minima libertà interpretativa tutte le forme di comunicazione umana che si limitano all’uso di s. possono essere facilmente affidate a delle macchine.
3) In informatica e in tutta la tecnologia moderna per s. si intende un fenomeno fisico le cui variazioni nel tempo consentono la trasmissione dell’informazione e dunque la possibilità del controllo di un determinato sistema. Il fenomeno utilizzato di solito è di tipo elettrico o elettromagnetico, nella forma analogica o nella forma digitale; può essere anche acustico e visivo, soprattutto quando c’è bisogno di un’interfaccia che consenta all’uomo di seguire quanto sta avvenendo (ad esempio, uno schermo e/o un altoparlante).
F. L. e G. F.
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Note
Come citare questa voce
Lever Franco , Fortunato Giuseppe , Segnale, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (22/12/2024).
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