Segno
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Autore: Pier Cesare Rivoltella
Si può definire il s. come un oggetto concreto caratterizzato dalla struttura del rimando e dall’assenza della realtà significata. Inteso in questi termini esso popola la vita quotidiana degli individui, tanto che l’intera realtà può essere pensata come un grande sistema di segni (Lotman): l’ermeneutica contemporanea deve a questa intuizione la sua stessa esistenza.
Gli elementi costitutivi del s., parzialmente già individuati nella storia del pensiero occidentale, trovano la loro più nota sistemazione nel cosiddetto triangolo di Ogden-Richards, nello schema a fianco.
Il s. (o significante) è la componente materiale del processo della semiosi: con esso si indica ciò per mezzo di cui (fotografia, tratto di colore, immagine in movimento) il s. significa. Questa componente materiale rinvia, da una parte al referente, cioè la realtà rappresentata, dall’altra all’idea (o significato), cioè a un concetto.
In margine a questo schema, di cui Saussure e Peirce hanno fornito le due varianti fondamentali (Semiotica), si possono sviluppare alcune osservazioni.
1) In virtù della sua strutturale disomogeneità (la tipologia dei s. è estremamente variabile) il s. ha dovuto attendere il Novecento per poter trovare una sistemazione scientifica in una disciplina che se ne occupasse tematicamente: questa disciplina, la semiotica, oggi esiste e occupa uno spazio di grande importanza nell’ambito delle scienze della comunicazione.
2) Il rapporto tra il significante e il significato viene di solito definito secondo due possibilità: se esso prescinde da un intervento di codifica dell’uomo si parla di s. naturali (come il fumo nei confronti del fuoco); se, invece, questo rapporto viene definito dall’uomo si parla di s. convenzionali. Di fatto, anche la possibilità di interpretare un segno naturale non può mai prescindere da determinate regole sociali o culturali: quindi anche i cosiddetti s. naturali sono in larga parte convenzionali.
3) La natura convenzionale del rapporto tra significante e significato è dimostrata anche dal fatto che mentre il sistema dei significanti rimane invariato nel tempo, i significati che a esso vengono attribuiti variano, invece, in relazione al variare dell’ordine culturale cui appartengono. L’amor sacro e l’amor profano di Tiziano, pur non variando il sistema di segni in cui si esprime (il quadro è sempre lo stesso), non si lascia interpretare allo stesso modo dallo spettatore del Seicento, abituato a ragionare per allegorie, e da quello contemporaneo, forse affascinato più dai corpi di donna che non dal loro portato semantico.
4) Quanto, invece, al rapporto tra il s. e il referente, occorre notare come esso si possa definire o nel senso di una somiglianza (Icona), o in quello di una relazione di contiguità (Indice) o, ancora, nel senso di una astratta rielaborazione (Simbolo).
Non sempre, tuttavia, tale rapporto risulta determinabile. Spesso ci si trova di fronte a s. non referenziali (come quelli che danno vita a un’opera astratta) o a s. che trovano in se stessi il proprio referente. In questo caso si tratta di quei fenomeni segnici, tipici della postmodernità, come l’autoreferenzialità o la simulacralità (Simulacro), che trovano interessanti spazi di applicazione nell’ambito della neotelevisione e delle nuove tecnologie della comunicazione. (Computergrafica; Realtà virtuale)
In margine a questo schema, di cui Saussure e Peirce hanno fornito le due varianti fondamentali (Semiotica), si possono sviluppare alcune osservazioni.
1) In virtù della sua strutturale disomogeneità (la tipologia dei s. è estremamente variabile) il s. ha dovuto attendere il Novecento per poter trovare una sistemazione scientifica in una disciplina che se ne occupasse tematicamente: questa disciplina, la semiotica, oggi esiste e occupa uno spazio di grande importanza nell’ambito delle scienze della comunicazione.
2) Il rapporto tra il significante e il significato viene di solito definito secondo due possibilità: se esso prescinde da un intervento di codifica dell’uomo si parla di s. naturali (come il fumo nei confronti del fuoco); se, invece, questo rapporto viene definito dall’uomo si parla di s. convenzionali. Di fatto, anche la possibilità di interpretare un segno naturale non può mai prescindere da determinate regole sociali o culturali: quindi anche i cosiddetti s. naturali sono in larga parte convenzionali.
3) La natura convenzionale del rapporto tra significante e significato è dimostrata anche dal fatto che mentre il sistema dei significanti rimane invariato nel tempo, i significati che a esso vengono attribuiti variano, invece, in relazione al variare dell’ordine culturale cui appartengono. L’amor sacro e l’amor profano di Tiziano, pur non variando il sistema di segni in cui si esprime (il quadro è sempre lo stesso), non si lascia interpretare allo stesso modo dallo spettatore del Seicento, abituato a ragionare per allegorie, e da quello contemporaneo, forse affascinato più dai corpi di donna che non dal loro portato semantico.
4) Quanto, invece, al rapporto tra il s. e il referente, occorre notare come esso si possa definire o nel senso di una somiglianza (Icona), o in quello di una relazione di contiguità (Indice) o, ancora, nel senso di una astratta rielaborazione (Simbolo).
Non sempre, tuttavia, tale rapporto risulta determinabile. Spesso ci si trova di fronte a s. non referenziali (come quelli che danno vita a un’opera astratta) o a s. che trovano in se stessi il proprio referente. In questo caso si tratta di quei fenomeni segnici, tipici della postmodernità, come l’autoreferenzialità o la simulacralità (Simulacro), che trovano interessanti spazi di applicazione nell’ambito della neotelevisione e delle nuove tecnologie della comunicazione. (Computergrafica; Realtà virtuale)
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Bibliografia
- BARTHES Roland, Elementi di semiologia, Einaudi, Torino 1966.
- BETTETINI Gianfranco, L'indice del realismo, Bompiani, Milano 1971.
- ECO Umberto, Trattato di semiotica generale, Bompiani, Milano 1975.
- ECO Umberto, Dall’albero al labirinto. Studi storici sul segno e l’interpretazione, Bompiani, Milano 2007.
- LOTMAN Jurij, Testo e contesto. Semiotica dell'arte e della cultura, Laterza, Roma/Bari 1980.
- MORRIS Charles W., Segni, linguaggio e comportamento, Longanesi, Milano 1977 (ed. orig. 1946).
- OGDEN Charles K. - RICHARDS Ivor A., Il significato del significato. Studio dell’influsso del linguaggio sul pensiero e della scienza del simbolismo, Il Saggiatore, Milano 1966 (ed. orig. 1923).
- SISTO Pietro, La parola e il segno. Letteratura delle immagini e immagini della letteratura in tipografia, Schena Editore, Fasano (BR) 1980.
- VERHAEGEN Philippe, Signe et communication, De Boeck, Louvain-la-Neuve 2010.
- VOLLI Ugo, Manuale di semiotica, Laterza, Bari/Roma 2000.
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Note
Come citare questa voce
Rivoltella Pier Cesare , Segno, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (22/12/2024).
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