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Autore: M. Britto Berchmans
L’equivalente italiano di questo termine tecnico va cercato in espressioni come ‘indice di ascolto’ o ‘indice di gradimento’ o di ‘penetrazione’. Il dato numerico più utilizzato come indicatore è il rapporto percentuale tra l’ascolto medio di un programma e la popolazione di riferimento.
Nel sistema commerciale dei media, gli spettatori e gli ascoltatori non devono pagare per il loro consumo dei messaggi. La fonte principale di finanziamento di un medium viene dagli inserzionisti pubblicitari, che investono a seconda del tipo e delle dimensioni dell’ audience effettivamente raggiunta e quindi messa a loro disposizione. In questo contesto, sapere chi consuma quale tipo di prodotto mediale non solo è utile, ma addirittura indispensabile. La situazione non è molto diversa, salvo le proporzioni, nei servizi radiotelevisivi pubblici (come la Rai in Italia) che hanno una duplice fonte di finanziamento: canone di abbonamento (generalmente la fonte primaria) e la pubblicità.
Piccola o grande che sia l’audience, gli inserzionisti pubblicitari hanno bisogno di sapere in quale misura gli individui guardano un programma televisivo o comprano una determinata pubblicazione, per poterli ‘trasformare’ in potenziali consumatori.
La prima misurazione di pubblico radiofonico fu fornita dalla Cooperative Analysis Broadcasting (CAB) fondata nel 1930. Dopo la seconda guerra mondiale le agenzie solitamente coinvolte nelle misurazioni radiofoniche cominciarono a interessarsi anche alle misurazione del pubblico televisivo: nel 1950 A. C. Nielsen mise a punto una versione televisiva dell’audiometro e, due anni più tardi, anche la BBC inserì la televisione nel suo programma di misurazione dell’audience.
Per molti anni è stato impiegato il metodo del ‘diario’, in tempi più recenti invece, proprio per migliorare le misurazioni, le agenzie Nielsen, Arbitron (USA) e AGB (Audits of Great Britain) hanno installato nelle case delle famiglie-campione il people meter, un’apparecchiatura con cui vengono registrati i dettagli dell’ascolto. In Italia è stato adottato il sistema AGB che viene applicato nelle rilevazioni continuative della società Auditel.
Peraltro, sin dagli anni Settanta, le agenzie consapevoli della ‘povertà’ del semplice indicatore numerico hanno avviato ricerche di tipo qualitativo e, per questa via, hanno raccolto informazioni accurate su coloro che seguono determinati programmi, così da disegnarne un vero e proprio ‘profilo’ ( Psicografia). Negli ultimi anni, sempre nel tentativo di avere una più accurata conoscenza dell’ascoltatore, è stata sviluppata una metodologia che ne valuta il coinvolgimento emotivo e intellettuale (vedi, ad esempio, il sistema americano TAA, Television Audience Assessment). In Italia, nel 1997, la Rai ha avviato la rilevazione della ‘qualità percepita’ dei suoi programmi televisivi attraverso il cosiddetto IQS, Indice di Qualità e Soddisfazione ( Qualità).
Per quel che riguarda quotidiani e i periodici, il sistema di misurazione ne valuta la diffusione ed anche la fruizione. Negli USA è un organismo indipendente, l’Audit Bureau of Circolation (ABC), che esegue controlli ricorrenti sui dati forniti dai vari editori. In Italia, l’ADS (Accertamento Diffusione Stampa) certifica la tiratura e la diffusione delle testate, mentre l’Audipress rileva il numero dei rispettivi lettori.
Nel sistema commerciale dei media, gli spettatori e gli ascoltatori non devono pagare per il loro consumo dei messaggi. La fonte principale di finanziamento di un medium viene dagli inserzionisti pubblicitari, che investono a seconda del tipo e delle dimensioni dell’ audience effettivamente raggiunta e quindi messa a loro disposizione. In questo contesto, sapere chi consuma quale tipo di prodotto mediale non solo è utile, ma addirittura indispensabile. La situazione non è molto diversa, salvo le proporzioni, nei servizi radiotelevisivi pubblici (come la Rai in Italia) che hanno una duplice fonte di finanziamento: canone di abbonamento (generalmente la fonte primaria) e la pubblicità.
Piccola o grande che sia l’audience, gli inserzionisti pubblicitari hanno bisogno di sapere in quale misura gli individui guardano un programma televisivo o comprano una determinata pubblicazione, per poterli ‘trasformare’ in potenziali consumatori.
La prima misurazione di pubblico radiofonico fu fornita dalla Cooperative Analysis Broadcasting (CAB) fondata nel 1930. Dopo la seconda guerra mondiale le agenzie solitamente coinvolte nelle misurazioni radiofoniche cominciarono a interessarsi anche alle misurazione del pubblico televisivo: nel 1950 A. C. Nielsen mise a punto una versione televisiva dell’audiometro e, due anni più tardi, anche la BBC inserì la televisione nel suo programma di misurazione dell’audience.
Per molti anni è stato impiegato il metodo del ‘diario’, in tempi più recenti invece, proprio per migliorare le misurazioni, le agenzie Nielsen, Arbitron (USA) e AGB (Audits of Great Britain) hanno installato nelle case delle famiglie-campione il people meter, un’apparecchiatura con cui vengono registrati i dettagli dell’ascolto. In Italia è stato adottato il sistema AGB che viene applicato nelle rilevazioni continuative della società Auditel.
Peraltro, sin dagli anni Settanta, le agenzie consapevoli della ‘povertà’ del semplice indicatore numerico hanno avviato ricerche di tipo qualitativo e, per questa via, hanno raccolto informazioni accurate su coloro che seguono determinati programmi, così da disegnarne un vero e proprio ‘profilo’ ( Psicografia). Negli ultimi anni, sempre nel tentativo di avere una più accurata conoscenza dell’ascoltatore, è stata sviluppata una metodologia che ne valuta il coinvolgimento emotivo e intellettuale (vedi, ad esempio, il sistema americano TAA, Television Audience Assessment). In Italia, nel 1997, la Rai ha avviato la rilevazione della ‘qualità percepita’ dei suoi programmi televisivi attraverso il cosiddetto IQS, Indice di Qualità e Soddisfazione ( Qualità).
Per quel che riguarda quotidiani e i periodici, il sistema di misurazione ne valuta la diffusione ed anche la fruizione. Negli USA è un organismo indipendente, l’Audit Bureau of Circolation (ABC), che esegue controlli ricorrenti sui dati forniti dai vari editori. In Italia, l’ADS (Accertamento Diffusione Stampa) certifica la tiratura e la diffusione delle testate, mentre l’Audipress rileva il numero dei rispettivi lettori.
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Bibliografia
- BERGER Arthur A., Tecniche di analisi dei mass media, ERI, Torino 1984.
- BRIGIDA Franco - BAUDI DI VESME Paolo - FRANCIA Laura, Media e pubblicità in Italia, Franco Angeli, Milano 2008.
- CASETTI Francesco - DI CHIO Federico, Analisi della televisione. Strumenti, metodi e pratiche di ricerca, Bompiani, Milano 1998.
- CORERAT (ed.), Indici e media. Il rilevamento dell'ascolto televisivo, Erga, Genova 2000.
- POLTRACK D. F., Rating systems. Radio and television in BARNOUW E. - GERBNER G. (eds.), International Encyclopedia of Communications, Oxford University Press, New York 1989.
- WEBSTER H. G. - PHALEN P. F. - LICHTY L. W., Rating analysis. The theory and praxis of audience research, Erlbaum, London 2000.
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Note
Come citare questa voce
Berchmans M. Britto , Rating, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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