Cultivation Theory
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Autore: M. Britto Berchmans
Secondo George Gerbner e i ricercatori che insieme a lui hanno elaborato questa teoria, la televisione rappresenta la forza dominante nel modellare la società odierna. Ciò grazie alla sua capacità di diventare in ogni casa la fonte che fornisce la maggior parte dei ‘racconti’. In ogni epoca i narratori hanno svolto il ruolo di dare un’idea il più possibile coerente di ciò che deve essere considerato importante e giusto, e di come le cose devono andare avanti. Mentre nel passato gli individui traevano le loro storie dalle istituzioni religiose, oggi questo è fatto dalla televisione. Il quotidiano racconto della televisione riempie di simboli il contesto in cui viviamo, coltiva in noi un certo modo di guardare alla vita e al mondo, modella la nostra percezione della realtà. Facilmente accessibile a tutti, la televisione contribuisce in maniera determinante a creare una visione collettiva del mondo. In questo senso, è molto importante prestare attenzione ai contenuti che essa trasmette quotidianamente. Gerbner e i suoi collaboratori si sono soprattutto interessati alla violenza rappresentata in televisione e agli effetti che essa produce sulla percezione della realtà da parte del pubblico.
La ‘teoria della coltivazione’ indaga non tanto gli effetti a breve termine o un certo contenuto particolare. Il suo interesse focale risiede nell’effetto cumulativo prodotto da una lunga esposizione alla televisione. Ciò che conta, per i teorici della coltivazione, è il processo di immersione totale nel mondo televisivo e non tanto la visione selettiva di determinati programmi. Secondo Gerbner, l’esposizione prolungata alla televisione produce una vera e propria "cultura televisiva".
Partendo dall’ipotesi che i telespettatori più assidui hanno una percezione della realtà diversa da quella dei telespettatori saltuari, Gerbner, Signorielli e gli altri hanno studiato le opinioni dei telespettatori relativamente a quattro "aree" in particolare:
1) possibilità di rimanere vittime di atti di violenza;
2) paura di camminare da soli di notte;
3) percezione della protezione della polizia;
4) diffidenza verso gli altri.
Tra il 1980 e il 1986, questi studiosi hanno intervistato alcuni gruppi di persone, in cinque occasioni diverse, chiedendo la loro opinione sul mondo. I risultati hanno portato all’elaborazione dei concetti chiave della ‘teoria della coltivazione’.
a) La sindrome del mondo malvagio. Sebbene negli USA meno dell’1% della popolazione (al tempo dell’indagine, ndr) sia veramente vittima di un crimine, i telespettatori più assidui tendono a considerare il mondo molto pericoloso e malvagio. Sono portati a pensare che non ci si possa fidare della maggior parte della gente e che "ognuno pensa solo a se stesso". Essi tendono insomma a vedere il mondo in modo più negativo dei telespettatori più saltuari (Violenza nei media).
b) La corrente dominante (mainstreaming). Alcuni critici di Gerbner sostengono che, analizzando in maniera diversa i dati da lui raccolti, non risulta alcuna relazione tra tempo di esposizione e percezione della realtà sociale. Altri affermano che il solo fattore che porta gli individui a considerare il mondo un luogo malvagio e pericoloso è il fatto che vivono in aree ad alta densità criminale. Per rispondere a queste critiche Gerbner ha proposto due concetti: la corrente dominante e la risonanza. La relazione tra tempo di esposizione e percezione della realtà sociale può sembrare ad alcuni inesistente perché la televisione favorisce la "corrente dominante". A causa della televisione, infatti, la cultura raggiunge un tale grado di omologazione da rendere meno marcate le differenze tra i vari gruppi. Le parole di Gerbner ("La corrente dominante fa della televisione il vero crogiuolo del popolo americano") significano che la televisione agisce non tanto come agente di cambiamento quanto di stabilità. Essa condiziona lentamente gli spettatori portandoli a percepire il mondo più o meno allo stesso modo.
c) Risonanza. Gli effetti prodotti dal consumo televisivo sono maggiori se il telespettatore assiduo ha esperienze di violenza nella sua vita personale. In questo caso, la ripetizione della rappresentazione simbolica della violenza può portare il telespettatore a rivivere nella sua mente le esperienze di violenza vissute nella realtà, aumentando così la sua paura della violenza. "La congruenza tra il mondo televisivo e le circostanze della vita reale possono ‘risuonare’ tra di loro e portare a situazioni di coltivazione marcatamente amplificate."
Gerbner riconosce che la coltivazione può non essere un fenomeno universale e che la natura delle interazioni personali di ciascun individuo può condizionare la loro tendenza ad accettare o meno la realtà televisiva. Per esempio, gli adolescenti che parlano regolarmente con i genitori del loro consumo televisivo sono potenzialmente meno condizionabili dalle immagini televisive rispetto agli adolescenti che invece non ne parlano mai.
La teoria della coltivazione ha subito numerose critiche da più parti. Alcuni hanno messo in discussione la definizione gerbneriana di violenza, la selezione dei programmi da sottoporre ad analisi, le tecniche di campionamento e il criterio di differenziazione tra spettatori assidui e spettatori saltuari. Nonostante tali critiche, il lavoro di Gerbner è di indubbio valore. L’affermazione generale secondo cui una lunga esposizione alla televisione condiziona la percezione della realtà da parte dei telespettatori risulta sempre valida. Non c’è da meravigliarsi se Gerbner ama citare spesso le parole del patriota scozzese Andrew Fletcher: "Se a un solo uomo fosse permesso di comporre tutte le ballate, costui non avrebbe più bisogno di preoccuparsi di chi fa le leggi di una nazione".
Partendo dall’ipotesi che i telespettatori più assidui hanno una percezione della realtà diversa da quella dei telespettatori saltuari, Gerbner, Signorielli e gli altri hanno studiato le opinioni dei telespettatori relativamente a quattro "aree" in particolare:
1) possibilità di rimanere vittime di atti di violenza;
2) paura di camminare da soli di notte;
3) percezione della protezione della polizia;
4) diffidenza verso gli altri.
Tra il 1980 e il 1986, questi studiosi hanno intervistato alcuni gruppi di persone, in cinque occasioni diverse, chiedendo la loro opinione sul mondo. I risultati hanno portato all’elaborazione dei concetti chiave della ‘teoria della coltivazione’.
a) La sindrome del mondo malvagio. Sebbene negli USA meno dell’1% della popolazione (al tempo dell’indagine, ndr) sia veramente vittima di un crimine, i telespettatori più assidui tendono a considerare il mondo molto pericoloso e malvagio. Sono portati a pensare che non ci si possa fidare della maggior parte della gente e che "ognuno pensa solo a se stesso". Essi tendono insomma a vedere il mondo in modo più negativo dei telespettatori più saltuari (Violenza nei media).
b) La corrente dominante (mainstreaming). Alcuni critici di Gerbner sostengono che, analizzando in maniera diversa i dati da lui raccolti, non risulta alcuna relazione tra tempo di esposizione e percezione della realtà sociale. Altri affermano che il solo fattore che porta gli individui a considerare il mondo un luogo malvagio e pericoloso è il fatto che vivono in aree ad alta densità criminale. Per rispondere a queste critiche Gerbner ha proposto due concetti: la corrente dominante e la risonanza. La relazione tra tempo di esposizione e percezione della realtà sociale può sembrare ad alcuni inesistente perché la televisione favorisce la "corrente dominante". A causa della televisione, infatti, la cultura raggiunge un tale grado di omologazione da rendere meno marcate le differenze tra i vari gruppi. Le parole di Gerbner ("La corrente dominante fa della televisione il vero crogiuolo del popolo americano") significano che la televisione agisce non tanto come agente di cambiamento quanto di stabilità. Essa condiziona lentamente gli spettatori portandoli a percepire il mondo più o meno allo stesso modo.
c) Risonanza. Gli effetti prodotti dal consumo televisivo sono maggiori se il telespettatore assiduo ha esperienze di violenza nella sua vita personale. In questo caso, la ripetizione della rappresentazione simbolica della violenza può portare il telespettatore a rivivere nella sua mente le esperienze di violenza vissute nella realtà, aumentando così la sua paura della violenza. "La congruenza tra il mondo televisivo e le circostanze della vita reale possono ‘risuonare’ tra di loro e portare a situazioni di coltivazione marcatamente amplificate."
Gerbner riconosce che la coltivazione può non essere un fenomeno universale e che la natura delle interazioni personali di ciascun individuo può condizionare la loro tendenza ad accettare o meno la realtà televisiva. Per esempio, gli adolescenti che parlano regolarmente con i genitori del loro consumo televisivo sono potenzialmente meno condizionabili dalle immagini televisive rispetto agli adolescenti che invece non ne parlano mai.
La teoria della coltivazione ha subito numerose critiche da più parti. Alcuni hanno messo in discussione la definizione gerbneriana di violenza, la selezione dei programmi da sottoporre ad analisi, le tecniche di campionamento e il criterio di differenziazione tra spettatori assidui e spettatori saltuari. Nonostante tali critiche, il lavoro di Gerbner è di indubbio valore. L’affermazione generale secondo cui una lunga esposizione alla televisione condiziona la percezione della realtà da parte dei telespettatori risulta sempre valida. Non c’è da meravigliarsi se Gerbner ama citare spesso le parole del patriota scozzese Andrew Fletcher: "Se a un solo uomo fosse permesso di comporre tutte le ballate, costui non avrebbe più bisogno di preoccuparsi di chi fa le leggi di una nazione".
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Bibliografia
- GERBNER George , Living with television. The dynamics of the cultivation process in BRYANT J. - ZILLMANN D. (eds.), Perspectives on media effects, L. Erlbaum, Hillsdale (NJ) 1986.
- GERBNER George, Cultivation analysis. An overview in «Mass communication and society», 3 (1998) 4, pp.175-194.
- GERBNER George - MOWLANA Hamid - SCHILLER Herbert (eds.), Invisible crisis: what conglomerate control of media means for America and the world, Westview Press, Boulder (CO) 1996.
- LOSITO Gianni, Il potere dei media, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1994.
- MORGAN Michael, Against the mainstream: the selected works of George Gerbner, Peter Lang, New York 2002.
- SHANAHAN James - MORGAN Michael, Television and its viewers. Cultivation theory and research, Cambridge University Press, Cambridge 1999.
- SIGNORIELLI Nancy - MORGAN Michael (eds.), Cultivation analysis. New directions in media effects research, Sage, Newbury Park (CA) 1990.
- WOLF Mauro, Teorie delle comunicazioni di massa, Bompiani, Milano 1998 (or.1985).
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Note
Come citare questa voce
Berchmans M. Britto , Cultivation Theory, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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