Comunicazione interpersonale
- Testo
- Bibliografia16
- Voci correlate
Autore: Cinzia Messana
La c.i. è diventata oggetto di studio sistematico a partire dagli anni Sessanta, sulla spinta del clima culturale e civile creatosi inizialmente negli USA, e poi diffusosi nel mondo, caratterizzato dalla sensibilità per i diritti civili e la convivenza pacifica, dall’avversione per la propaganda di Stato di carattere manipolatorio e dalla ricerca di rapporti umani autentici in cui crescere nella consapevolezza di sé in vista della realizzazione delle proprie potenzialità. Da allora il tema della c.i. ha generato una grande quantità di studi e ricerche, in cui si riscontra però una certa varietà di definizioni di c.i.
È difficile trovare una definizione univoca di c.i., anche se si possono individuare degli elementi di definizione su cui la maggior parte degli studiosi concorda. In generale la c.i. si può intendere come una sequenza di avvenimenti costituiti dalla creazione e dallo scambio di segnali verbali e non verbali, tra almeno due persone collocate in un contesto sociale, orientate intenzionalmente l’una verso l’altra, in un rapporto di interdipendenza in cui ciascuna influenza in modo significativo il comportamento dell’altro; la dinamica relazionale pertanto viene codefinita dalle persone coinvolte nella c.i. (ad es., per litigare bisogna volerlo in due). Sebbene questo venga sottolineato da vari autori, non è necessario che tale interazione avvenga faccia a faccia, purché gli interlocutori siano comunque immediatamente interdipendenti (ad es., comunicazione via telefono o via computer).
La c.i. può essere finalizzata a scopi diversi, come: fornire informazioni, spiegazioni, istruzioni, rinforzi o sostegno; manifestarsi e condividere significati personali; creare e negoziare relazioni; coordinare, influenzare o controllare l’azione di singoli o di gruppi. In essa è presente una certa organizzazione, cioè un insieme di norme che regolano l’alternarsi dell’interazione; inoltre vi si possono distinguere due principali aspetti costitutivi: quello contenutistico, che riguarda i contenuti scambiati prevalentemente mediante il linguaggio; e quello relazionale, che riguarda le parole, lo stile e i comportamenti scelti, cioè il modo di comunicare, per definire il rapporto reciproco, ad esempio, come paritario o di controllo (Franta - Salonia, 1981).
La c.i. viene studiata secondo tre approcci principali che, sebbene non siano nettamente separati e non si escludano a vicenda, hanno una diversa focalizzazione: a) l’approccio processuale si interessa a descrivere cosa avviene quando comunichiamo, come comunichiamo e cosa influisce su tale comunicazione. La comunicazione viene considerata come qualcosa di attivo, dinamico, cioè in costante mutamento, irreversibile (quel che si è comunicato non si può annullare) e continuo (anche durante i silenzi); viene adottata dunque una visione olistica rispetto agli elementi di una data situazione comunicativa, allo scopo di descrivere tutte le variabili implicate e il contributo di esse alla c.i.; b) l’approccio semiotico si occupa della produzione, del significato e del sistema dei segni linguistici e anche di come si costruisce l’interazione; c) l’approccio culturale si interessa di comprendere la c.i. all’interno di una distinta cultura e di come a sua volta tale cultura possa essere mantenuta e trasmessa attraverso la comunicazione (Burton - Dimbleby, 1995).
I temi di cui si sono interessate la teoria e la ricerca sulla c.i. sono davvero molteplici. Può dunque essere utile delinearne alcuni per comprendere la complessità del fenomeno in questione. Le principali focalizzazioni di studio attuali riguardano: comportamento manifesto, con l’analisi del comportamento verbale e non verbale, cominciando a privilegiare l’osservazione di tali comportamenti in setting naturali oltre che in situazioni sperimentali; processi di pensiero, interfaccia del comportamento manifesto, studiando come si formano e si organizzano le cognizioni sociali e come sono intercorrelate con il comportamento sociale, approfondendo in particolare l’influenza che hanno sull’interazione le cognizioni relative a sé, agli altri e alla situazione (ad es., impressioni, attribuzioni causali, tipo di consapevolezza di sé); processo di interazione, attraverso lo studio, per un certo lasso di tempo, di conversazioni, di sequenze interattive (ad es., tra colleghi, nella coppia) solitamente audio e/o video registrate, per poter comprendere la c.i. intesa come un processo in divenire e mutevole; contesto in senso lato in cui avviene la c.i., analizzando la comunicazione che si realizza in diverse situazioni sociali (ad es., appuntamento), istituzionali (ad es., scuole, prigioni), lavorative, in certi tipi di relazioni, di ruoli, e di caratteristiche dell’ambiente; consapevolezza e intenzionalità della c.i., valutando la diversa presenza di esse in comunicazioni di tipo, ad esempio, persuasivo, terapeutico oppure ritualistico o in relazioni consolidate; significato, analizzando come si viene a creare nell’interazione con gli altri; differenze individuali, ricercando come la c.i. si correli a variabili sociodemografiche (ad es., età, sesso, razza), e a variabili psicologiche (ad es., estroversione, introversione, ansia, machiavellismo, focalizzazione su di sé). Accanto a questi temi, è possibile ipotizzare per il futuro nuovi filoni di ricerca collegati: allo sviluppo tecnologico che ha permesso nuovi tipi di c.i. quali la comunicazione via cavo, la video interazione, la comunicazione nella realtà virtuale; alla maggiore facilità di superare le frontiere, che implica la comunicazione attraverso nazioni, culture diverse; alle crescenti conoscenze in campo biologico, che potrebbero comportare una riflessione sul ruolo della dotazione genetica nella comunicazione, sebbene si tenda a pensare alla c.i. come quasi esclusivamente appresa. È molto probabile, inoltre, che si continui ad approfondire l’aspetto applicativo dello studio della c.i., per affrontare e gestire costruttivamente problemi e situazioni della vita quotidiana (Knapp - Miller, 1994).
In questo ambito sono stati ideati diversi training di c.i. per ovviare a eventuali difficoltà di comunicazione, finalizzati all’acquisizione di competenze sia per il ruolo di ricevente sia per quello di emittente. A prescindere dalle applicazioni specifiche (ad es., colloqui di lavoro, relazioni amicali, rapporto educativo, vendita) si possono individuare alcune competenze comunicative di base come emittenti e riceventi per favorire una positiva intersoggettività.
Nel ruolo di ricevente è importante in generale disporsi a accogliere e comprendere il punto di vista dell’altro, essendo consapevoli della soggettività della propria percezione della realtà, tenendo conto del contesto in cui si colloca la comunicazione e prestando attenzione anche alla comunicazione non verbale, che tra le sue funzioni ha quelle di: veicolare atteggiamenti ed emozioni; sostenere, contraddire o sostituire la comunicazione verbale; regolare l’interazione sociale e fornire feedback. È utile, inoltre, saper essere di sostegno alla comunicazione altrui, ad esempio, con domande, rinforzi, riformulazioni, verbalizzazioni, sintesi, confronti, chiarificazioni (Colasanti - Mastromarino, 1991).
Nel ruolo di emittente occorre saper comunicare in maniera comprensibile, appropriata al contesto relazionale e con una disposizione costruttiva. Sono importanti alcune competenze comunicative quali: descrittiva, usata per descrivere o riportare avvenimenti così come si manifestano, cercando di essere oggettivi e non valutativi, in modo da facilitare all’altro la partecipazione alla propria realtà; rappresentativa, attraverso la quale manifestare il proprio vissuto, esplicitare idee, pensieri, sentimenti, desideri e aspettative relazionali, in modo da favorire una relazione autentica e non manipolatoria oppure asettica; regolativa, mediante la quale esplicitare e negoziare l’organizzazione della comunicazione e della relazione interpersonale; la competenza in vista della gestione costruttiva dei conflitti e della soluzione comune dei problemi (Franta - Colasanti, 1991).
Disporre di forme e strategie comunicative per raggiungere degli obiettivi nelle relazioni con gli altri e avere uno scambio autentico contribuisce notevolmente alla creazione di una vita relazionale significativa e soddisfacente. L’efficacia della c.i. è fondamentale per la qualità e la durata delle relazioni che si instaurano e dunque contribuisce al benessere personale. (Comunicazione non verbale;Dialogo; Oralità)
È difficile trovare una definizione univoca di c.i., anche se si possono individuare degli elementi di definizione su cui la maggior parte degli studiosi concorda. In generale la c.i. si può intendere come una sequenza di avvenimenti costituiti dalla creazione e dallo scambio di segnali verbali e non verbali, tra almeno due persone collocate in un contesto sociale, orientate intenzionalmente l’una verso l’altra, in un rapporto di interdipendenza in cui ciascuna influenza in modo significativo il comportamento dell’altro; la dinamica relazionale pertanto viene codefinita dalle persone coinvolte nella c.i. (ad es., per litigare bisogna volerlo in due). Sebbene questo venga sottolineato da vari autori, non è necessario che tale interazione avvenga faccia a faccia, purché gli interlocutori siano comunque immediatamente interdipendenti (ad es., comunicazione via telefono o via computer).
La c.i. può essere finalizzata a scopi diversi, come: fornire informazioni, spiegazioni, istruzioni, rinforzi o sostegno; manifestarsi e condividere significati personali; creare e negoziare relazioni; coordinare, influenzare o controllare l’azione di singoli o di gruppi. In essa è presente una certa organizzazione, cioè un insieme di norme che regolano l’alternarsi dell’interazione; inoltre vi si possono distinguere due principali aspetti costitutivi: quello contenutistico, che riguarda i contenuti scambiati prevalentemente mediante il linguaggio; e quello relazionale, che riguarda le parole, lo stile e i comportamenti scelti, cioè il modo di comunicare, per definire il rapporto reciproco, ad esempio, come paritario o di controllo (Franta - Salonia, 1981).
La c.i. viene studiata secondo tre approcci principali che, sebbene non siano nettamente separati e non si escludano a vicenda, hanno una diversa focalizzazione: a) l’approccio processuale si interessa a descrivere cosa avviene quando comunichiamo, come comunichiamo e cosa influisce su tale comunicazione. La comunicazione viene considerata come qualcosa di attivo, dinamico, cioè in costante mutamento, irreversibile (quel che si è comunicato non si può annullare) e continuo (anche durante i silenzi); viene adottata dunque una visione olistica rispetto agli elementi di una data situazione comunicativa, allo scopo di descrivere tutte le variabili implicate e il contributo di esse alla c.i.; b) l’approccio semiotico si occupa della produzione, del significato e del sistema dei segni linguistici e anche di come si costruisce l’interazione; c) l’approccio culturale si interessa di comprendere la c.i. all’interno di una distinta cultura e di come a sua volta tale cultura possa essere mantenuta e trasmessa attraverso la comunicazione (Burton - Dimbleby, 1995).
I temi di cui si sono interessate la teoria e la ricerca sulla c.i. sono davvero molteplici. Può dunque essere utile delinearne alcuni per comprendere la complessità del fenomeno in questione. Le principali focalizzazioni di studio attuali riguardano: comportamento manifesto, con l’analisi del comportamento verbale e non verbale, cominciando a privilegiare l’osservazione di tali comportamenti in setting naturali oltre che in situazioni sperimentali; processi di pensiero, interfaccia del comportamento manifesto, studiando come si formano e si organizzano le cognizioni sociali e come sono intercorrelate con il comportamento sociale, approfondendo in particolare l’influenza che hanno sull’interazione le cognizioni relative a sé, agli altri e alla situazione (ad es., impressioni, attribuzioni causali, tipo di consapevolezza di sé); processo di interazione, attraverso lo studio, per un certo lasso di tempo, di conversazioni, di sequenze interattive (ad es., tra colleghi, nella coppia) solitamente audio e/o video registrate, per poter comprendere la c.i. intesa come un processo in divenire e mutevole; contesto in senso lato in cui avviene la c.i., analizzando la comunicazione che si realizza in diverse situazioni sociali (ad es., appuntamento), istituzionali (ad es., scuole, prigioni), lavorative, in certi tipi di relazioni, di ruoli, e di caratteristiche dell’ambiente; consapevolezza e intenzionalità della c.i., valutando la diversa presenza di esse in comunicazioni di tipo, ad esempio, persuasivo, terapeutico oppure ritualistico o in relazioni consolidate; significato, analizzando come si viene a creare nell’interazione con gli altri; differenze individuali, ricercando come la c.i. si correli a variabili sociodemografiche (ad es., età, sesso, razza), e a variabili psicologiche (ad es., estroversione, introversione, ansia, machiavellismo, focalizzazione su di sé). Accanto a questi temi, è possibile ipotizzare per il futuro nuovi filoni di ricerca collegati: allo sviluppo tecnologico che ha permesso nuovi tipi di c.i. quali la comunicazione via cavo, la video interazione, la comunicazione nella realtà virtuale; alla maggiore facilità di superare le frontiere, che implica la comunicazione attraverso nazioni, culture diverse; alle crescenti conoscenze in campo biologico, che potrebbero comportare una riflessione sul ruolo della dotazione genetica nella comunicazione, sebbene si tenda a pensare alla c.i. come quasi esclusivamente appresa. È molto probabile, inoltre, che si continui ad approfondire l’aspetto applicativo dello studio della c.i., per affrontare e gestire costruttivamente problemi e situazioni della vita quotidiana (Knapp - Miller, 1994).
In questo ambito sono stati ideati diversi training di c.i. per ovviare a eventuali difficoltà di comunicazione, finalizzati all’acquisizione di competenze sia per il ruolo di ricevente sia per quello di emittente. A prescindere dalle applicazioni specifiche (ad es., colloqui di lavoro, relazioni amicali, rapporto educativo, vendita) si possono individuare alcune competenze comunicative di base come emittenti e riceventi per favorire una positiva intersoggettività.
Nel ruolo di ricevente è importante in generale disporsi a accogliere e comprendere il punto di vista dell’altro, essendo consapevoli della soggettività della propria percezione della realtà, tenendo conto del contesto in cui si colloca la comunicazione e prestando attenzione anche alla comunicazione non verbale, che tra le sue funzioni ha quelle di: veicolare atteggiamenti ed emozioni; sostenere, contraddire o sostituire la comunicazione verbale; regolare l’interazione sociale e fornire feedback. È utile, inoltre, saper essere di sostegno alla comunicazione altrui, ad esempio, con domande, rinforzi, riformulazioni, verbalizzazioni, sintesi, confronti, chiarificazioni (Colasanti - Mastromarino, 1991).
Nel ruolo di emittente occorre saper comunicare in maniera comprensibile, appropriata al contesto relazionale e con una disposizione costruttiva. Sono importanti alcune competenze comunicative quali: descrittiva, usata per descrivere o riportare avvenimenti così come si manifestano, cercando di essere oggettivi e non valutativi, in modo da facilitare all’altro la partecipazione alla propria realtà; rappresentativa, attraverso la quale manifestare il proprio vissuto, esplicitare idee, pensieri, sentimenti, desideri e aspettative relazionali, in modo da favorire una relazione autentica e non manipolatoria oppure asettica; regolativa, mediante la quale esplicitare e negoziare l’organizzazione della comunicazione e della relazione interpersonale; la competenza in vista della gestione costruttiva dei conflitti e della soluzione comune dei problemi (Franta - Colasanti, 1991).
Disporre di forme e strategie comunicative per raggiungere degli obiettivi nelle relazioni con gli altri e avere uno scambio autentico contribuisce notevolmente alla creazione di una vita relazionale significativa e soddisfacente. L’efficacia della c.i. è fondamentale per la qualità e la durata delle relazioni che si instaurano e dunque contribuisce al benessere personale. (Comunicazione non verbale;Dialogo; Oralità)
Foto
Non ci sono foto per questa voce
Video
Non ci sono video per questa voce
Bibliografia
- BARCELLONA Pietro, La parola perduta. Tra polis greca e cyberspazio, Dedalo, Bari 2007.
- BURTON Graem - DIMBLEBY Richard, Between ourselves. An introduction to interpersonal communication, Arnold, London 1995.
- CHELI Enrico, Teorie e tecniche della comunicazione interpersonale. Una introduzione interdisciplinare, Franco Angeli, Milano 2004.
- COLASANTI Anna Rita - MASTROMARINO Raffaele, Ascolto attivo. Elementi teorici ed esercitazioni per la conduzione del colloquio, IFREP, Roma 1991.
- DIODATO Luciana, La seduzione. Semiotica, interazione, comportamenti amorosi, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2003.
- DUGGER Jim, Le tecniche d’ascolto. Come gestire più efficacemente la vostra comunicazione e le relazioni sul lavoro, con gli amici, in famiglia, Franco Angeli, Milano 1999.
- FRANTA Herbert, Atteggiamenti dell'educatore. Teoria e training per la prassi educativa, LAS, Roma 1988.
- FRANTA Herbert - COLASANTI Anna Rita, L’arte dell’incoraggiamento. Insegnamento e personalità degli allievi, NIS, Roma 1991.
- FRANTA Herbert - SALONIA Giovanni, Comunicazione interpersonale, LAS, Roma 1981.
- KNAPP Mark L. - MILLER Gerard R. (eds.), Handbook of interpersonal communication, Sage, Thousand Oaks (CA) 1994.
- MANETTI Giovanni, L’enunciazione. Dalla svolta comunicativa ai nuovi media, Mondandori Università, Milano 2008.
- NASH Marion et al., Language development: circle time sessions to improve communication skills, David Fulton, London 2003.
- OETZEL John G. - TING-TOOMEY Stella, The SAGE handbook of conflict communication. Integrating theory, research, and practice, Sage, Thousand Oaks (CA) 2006.
- POERTNER Shirley - MASSETTI MILLER Karen, L’arte di dare e ricevere feedback. Come realizzare un’efficace comunicazione interpersonale per migliorare la performance individuale e di gruppo, Franco Angeli, Milano 1999.
- SORMANO Andrea, Linguaggio e comunicazione, UTET Università, Torino 2008.
- WATZLAWICK Paul - BAVELAS Janet Beavin - JACKSON Don D., Pragmatica della comunicazione umana: studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma 1971.
Documenti
Non ci sono documenti per questa voce
Links
Non ci sono link per questa voce
Note
Come citare questa voce
Messana Cinzia , Comunicazione interpersonale, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (23/11/2024).
Il testo è disponibile secondo la licenza CC-BY-NC-SA
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo
306