Cinerama
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Sistema di ripresa e di proiezione brevettato da Fred Waller nel 1946 e presentato per la prima volta al pubblico nel 1952 al Broadway Theatre di New York.
La ripresa viene effettuata con una macchina speciale formata da tre obiettivi messi a 48 gradi di distanza l’uno dall’altro. La stessa scena, quindi, viene ripresa come se fosse divisa in tre settori, ciascuno seguito da un obiettivo: quello di mezzo riprende la zona centrale della scena, quello posto a sinistra la zona destra, quello di destra la zona sinistra.
La messa a fuoco e la regolazione del diaframma sono automatici; l’otturatore è unico. In questo modo, l’angolazione della ripresa diventa molto ampia (144 gradi) e, in fase di proiezione, viene data allo spettatore la sensazione tridimensionale della profondità di campo; effetto, quest’ultimo, accentuato dalla forma panoramica e a superficie curva dello schermo. Lo spettatore, di fatto, ha l’impressione di ‘entrare’ dentro la scena.
Anche la proiezione viene effettuata contemporaneamente da tre macchine, piazzate ai lati e al centro della sala.
Dopo un certo successo iniziale, questo esperimento non ebbe lunga vita. Infatti i costi di produzione erano molto alti e solo poche sale cinematografiche erano attrezzate per la proiezione di film girati con questa tecnica. Inoltre le linee verticali perfettamente visibili dallo spettatore, che separavano le tre parti formanti la stessa scena e provenienti da altrettanti proiettori differenti, costituivano un ostacolo non indifferente al successo pieno di questa operazione. Abbandonata, quindi, ben presto la strada del c., si brevettarono negli Stati Uniti altri procedimenti tecnici più sofisticati, tutti, comunque, tendenti ad ‘ampliare’ l’angolo di visuale dello spettatore.
La ripresa viene effettuata con una macchina speciale formata da tre obiettivi messi a 48 gradi di distanza l’uno dall’altro. La stessa scena, quindi, viene ripresa come se fosse divisa in tre settori, ciascuno seguito da un obiettivo: quello di mezzo riprende la zona centrale della scena, quello posto a sinistra la zona destra, quello di destra la zona sinistra.
La messa a fuoco e la regolazione del diaframma sono automatici; l’otturatore è unico. In questo modo, l’angolazione della ripresa diventa molto ampia (144 gradi) e, in fase di proiezione, viene data allo spettatore la sensazione tridimensionale della profondità di campo; effetto, quest’ultimo, accentuato dalla forma panoramica e a superficie curva dello schermo. Lo spettatore, di fatto, ha l’impressione di ‘entrare’ dentro la scena.
Anche la proiezione viene effettuata contemporaneamente da tre macchine, piazzate ai lati e al centro della sala.
Dopo un certo successo iniziale, questo esperimento non ebbe lunga vita. Infatti i costi di produzione erano molto alti e solo poche sale cinematografiche erano attrezzate per la proiezione di film girati con questa tecnica. Inoltre le linee verticali perfettamente visibili dallo spettatore, che separavano le tre parti formanti la stessa scena e provenienti da altrettanti proiettori differenti, costituivano un ostacolo non indifferente al successo pieno di questa operazione. Abbandonata, quindi, ben presto la strada del c., si brevettarono negli Stati Uniti altri procedimenti tecnici più sofisticati, tutti, comunque, tendenti ad ‘ampliare’ l’angolo di visuale dello spettatore.
C. T.
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Come citare questa voce
Cinerama, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (24/11/2024).
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