Hollywood
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Autore: Carlo Tagliabue
Cittadina della California, oggi situata in continuità territoriale con l’area metropolitana di Los Angeles. Il suo nome, per alcuni decenni, è stato a significare e, per molti aspetti, lo continua ancora oggi il cinema stesso. Situata in una zona un tempo abitata dagli indiani Cahuenga e Cherokee, questa località venne chiamata H. (bosco di agrifoglio) nel 1883, da quando vi si insediò stabilmente un tale Harvey H. Wilcoz, il quale la battezzò con questo nome. Sui reali motivi per cui sia stata scelta successivamente per concentrarvi la quasi totalità della grande produzione del cinema americano, esistono varie versioni. Tra queste, due sono quelle più note. La prima è legata al clima: la Western Coast degli Stati Uniti offriva una condizione ottimale per produrre in esterni senza problemi di pioggia o di instabilità atmosferica; girare con la luce naturale consentiva inoltre un grande risparmio in termini economici, tanto più che erano disponibili suggestivi scenari ambientali. La seconda versione altrettanto attendibile, visto il grande business rappresentato dal cinema è legata alla cosiddetta guerra dei brevetti. In un’epoca in cui il cinema stava perfezionando il proprio apparato tecnico e sulla spinta dell’enorme successo commerciale che lo caratterizzava, erano sorti molti produttori indipendenti, i quali avevano finito per rappresentare una seria minaccia al tentativo da parte di Edison di realizzare un monopolio dell’industria cinematografica. Dal momento che Edison non aveva esitato a mettere in atto dei comportamenti poco ortodossi e intimidatori per debellare i potenziali concorrenti, questi ultimi, dalla costa orientale, si erano trasferiti in California appunto, sia per eludere ogni controllo da parte di Edison e delle sue società che operavano prevalentemente a est degli Stati Uniti, sia perché la fuga verso il Messico era più rapida in caso di raid punitivi messi in atto dagli emissari del potente inventore.
Al di là, comunque, di ogni spiegazione, vera o presunta che sia, nel 1907 William N. Selig, un produttore di Chicago, realizza a H. gli esterni del film The Count of Monte Cristo. L’anno che segna la nascita di H. come capitale del cinema americano è però il 1911, quando un numero consistente di produttori trasferisce in questa località la propria sede operativa. Nel 1912 vi viene fondata la prima major, la Paramount e negli anni immediatamente successivi tutte le altre più importanti case di produzione americane. Da questo momento in poi, H. è il cinema, quel popular dream market attorno al quale vengono convogliate e concentrate enormi masse di denaro, l’ immaginario di un mondo dorato dove tutti sono felici e senza problemi.
Potremmo affermare che il fenomeno H. è motivato anche da una serie di ragioni sociologiche e di politica internazionale. In quegli anni, l’America era stata letteralmente invasa da milioni e milioni di emigranti provenienti soprattutto dalle zone più povere d’Europa: Italia, Irlanda, Polonia, Germania. In genere, coloro che avevano lasciato il proprio Paese per andare verso quella sorta di terra promessa che si chiamava America, non erano persone colte e non conoscevano la lingua del Paese che li accoglieva; per loro l’unica forma di divertimento comprensibile e a poco prezzo era il cinema. Tutti potevano capire una comica di Chaplin, anche se non erano in grado di leggere le didascalie. Questa situazione aveva innalzato vertiginosamente la domanda di cinema, facendo aumentare in maniera notevole tanto la produzione quanto la qualità dei film realizzati. Un altro dato è importante: in quegli anni scoppia la prima guerra mondiale, un conflitto che si combatte essenzialmente sul fronte europeo (gli Stati Uniti vi entreranno solo nel 1917 in una condizione molto particolare). L’industria europea è concentrata nello sforzo bellico e tutta la produzione, compresa quella cinematografica, subisce una battuta d’arresto. In America, al contrario, la vita va avanti come sempre; il conflitto si svolge su un altro continente e l’industria, compresa quella cinematografica, ha la possibilità di continuare indisturbata il proprio sviluppo, grazie anche all’aumento di domanda di beni di consumo, incentivata dalla presenza di un così alto numero di immigrati. Proprio in questi anni, il cinema americano conquista il primato su tutte le altre cinematografie, in modo particolare su quelle europee che fino ad allora avevano dominato il mercato internazionale. In questo contesto, H. finisce per giocare un ruolo di rilevanza mondiale, non solo dallo stretto punto di vista mercantile. Con i quasi 1000 film realizzati nel suo periodo di maggior splendore, il cinema hollywoodiano ha costituito un potente strumento di condizionamento culturale e sociale. Basterebbe pensare, ad esempio, al fenomeno del divismo o a quanti, nel mondo, hanno ‘conosciuto’ la storia della colonizzazione dell’Ovest degli Stati Uniti attraverso i film western; oppure ai tanti modelli culturali universalmente veicolati attraverso i diversi generi del cinema hollywoodiano.
Definita la Mecca del cinema, H. ha accompagnato e, a volte, profeticamente anticipato ogni evoluzione, nel bene e nel male, della società americana, divenendo un luogo di ‘culto’ per milioni di spettatori sparsi in tutto il mondo.
Nonostante le crisi e i ripetuti mutamenti di rotta, ancora oggi il cinema americano è quello che sta alla testa degli incassi in molti Paesi, Italia inclusa; segno, questo, senza dubbio, di una vitalità creativa, ma anche di una strategia commerciale attenta agli orientamenti di un mercato, all’interno del quale è collocata saldamente quell’industria che si chiama cinema. Santificata o demonizzata, paragonata alla nuova Babilonia per il suo straordinario potere di fascinazione esercitato sulle masse di spettatori, H. non ha mancato di essere fonte di ispirazione per letterati e poeti o di fornire materia di studio per storici, sociologi e psicoanalisti. Ricordiamo, tra gli scrittori, Scott Fitzgerald e Nathanael West, ad esempio. Forse la migliore definizione di quanto H. ha rappresentato e rappresenta tuttora l’ha data l’attrice Marilyn Monroe che ha detto: "H. è un posto dove si pagano 10.000 dollari per un bacio e 50 cent per l’anima".
Al di là, comunque, di ogni spiegazione, vera o presunta che sia, nel 1907 William N. Selig, un produttore di Chicago, realizza a H. gli esterni del film The Count of Monte Cristo. L’anno che segna la nascita di H. come capitale del cinema americano è però il 1911, quando un numero consistente di produttori trasferisce in questa località la propria sede operativa. Nel 1912 vi viene fondata la prima major, la Paramount e negli anni immediatamente successivi tutte le altre più importanti case di produzione americane. Da questo momento in poi, H. è il cinema, quel popular dream market attorno al quale vengono convogliate e concentrate enormi masse di denaro, l’ immaginario di un mondo dorato dove tutti sono felici e senza problemi.
Potremmo affermare che il fenomeno H. è motivato anche da una serie di ragioni sociologiche e di politica internazionale. In quegli anni, l’America era stata letteralmente invasa da milioni e milioni di emigranti provenienti soprattutto dalle zone più povere d’Europa: Italia, Irlanda, Polonia, Germania. In genere, coloro che avevano lasciato il proprio Paese per andare verso quella sorta di terra promessa che si chiamava America, non erano persone colte e non conoscevano la lingua del Paese che li accoglieva; per loro l’unica forma di divertimento comprensibile e a poco prezzo era il cinema. Tutti potevano capire una comica di Chaplin, anche se non erano in grado di leggere le didascalie. Questa situazione aveva innalzato vertiginosamente la domanda di cinema, facendo aumentare in maniera notevole tanto la produzione quanto la qualità dei film realizzati. Un altro dato è importante: in quegli anni scoppia la prima guerra mondiale, un conflitto che si combatte essenzialmente sul fronte europeo (gli Stati Uniti vi entreranno solo nel 1917 in una condizione molto particolare). L’industria europea è concentrata nello sforzo bellico e tutta la produzione, compresa quella cinematografica, subisce una battuta d’arresto. In America, al contrario, la vita va avanti come sempre; il conflitto si svolge su un altro continente e l’industria, compresa quella cinematografica, ha la possibilità di continuare indisturbata il proprio sviluppo, grazie anche all’aumento di domanda di beni di consumo, incentivata dalla presenza di un così alto numero di immigrati. Proprio in questi anni, il cinema americano conquista il primato su tutte le altre cinematografie, in modo particolare su quelle europee che fino ad allora avevano dominato il mercato internazionale. In questo contesto, H. finisce per giocare un ruolo di rilevanza mondiale, non solo dallo stretto punto di vista mercantile. Con i quasi 1000 film realizzati nel suo periodo di maggior splendore, il cinema hollywoodiano ha costituito un potente strumento di condizionamento culturale e sociale. Basterebbe pensare, ad esempio, al fenomeno del divismo o a quanti, nel mondo, hanno ‘conosciuto’ la storia della colonizzazione dell’Ovest degli Stati Uniti attraverso i film western; oppure ai tanti modelli culturali universalmente veicolati attraverso i diversi generi del cinema hollywoodiano.
Definita la Mecca del cinema, H. ha accompagnato e, a volte, profeticamente anticipato ogni evoluzione, nel bene e nel male, della società americana, divenendo un luogo di ‘culto’ per milioni di spettatori sparsi in tutto il mondo.
Nonostante le crisi e i ripetuti mutamenti di rotta, ancora oggi il cinema americano è quello che sta alla testa degli incassi in molti Paesi, Italia inclusa; segno, questo, senza dubbio, di una vitalità creativa, ma anche di una strategia commerciale attenta agli orientamenti di un mercato, all’interno del quale è collocata saldamente quell’industria che si chiama cinema. Santificata o demonizzata, paragonata alla nuova Babilonia per il suo straordinario potere di fascinazione esercitato sulle masse di spettatori, H. non ha mancato di essere fonte di ispirazione per letterati e poeti o di fornire materia di studio per storici, sociologi e psicoanalisti. Ricordiamo, tra gli scrittori, Scott Fitzgerald e Nathanael West, ad esempio. Forse la migliore definizione di quanto H. ha rappresentato e rappresenta tuttora l’ha data l’attrice Marilyn Monroe che ha detto: "H. è un posto dove si pagano 10.000 dollari per un bacio e 50 cent per l’anima".
Bibliografia
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Tagliabue Carlo , Hollywood, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (03/12/2024).
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