Cortometraggio
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Autore: Leandro Castellani
‘Filmato breve’, in relazione alla durata del normale spettacolo cinematografico, che si attesta sulla lunghezza standard di un’ora e trenta-due ore. Di contro il c. si fissa sulla durata media di 11-13 minuti, sino a un massimo di mezz’ora.
In genere il c. è stato usato come ‘complemento di programma’, ma è indubitabile che, nel corso della sua storia, ha costituito soprattutto un insostituibile banco di prova per numerosi registi, spesso esordienti, da Clair a Carné, da Vidor a Renoir, a Vigo, a Grierson, ecc.
Dal punto di vista espressivo il ‘corto’ ha abbracciato e abbraccia le formule e le tecniche narrative più disparate: dal documentarismo al disegno animato, allo short sperimentale, al numero musicale, alla ‘comica finale’.
In alcuni Paesi, particolari sovvenzioni sono riservate a giovani registi per produrre i loro ‘corti’ a budget ovviamente contenuti, con decisi caratteri sperimentali o aperti a ricerche di linguaggio.
In Italia la legge definisce c. un film compreso fra i 290 metri e i 1500 (relativamente al 35 mm) e per molti anni i c. sono stati abbinati obbligatoriamente, come ‘complemento ai programmi cinematografici’, nonostante il sostanziale disinteresse degli esercenti. Una speciale commissione ministeriale assegnava annualmente premi di produzione ai film più meritevoli, ai quali assicurava questa sorta di distribuzione.
Generalmente mediocre, anche a causa dello specioso meccanismo che finiva per riservare il finanziamento a ditte specializzate in piccole produzioni ‘a basso rischio’, il c. italiano a contenuto quasi esclusivamente documentaristico ha espresso comunque un certo numero di validi registi che hanno legato il loro nome a prodotti di alta qualità, da Nelo Risi a Michele Gandin, a Giulio Questi, a Luigi Di Gianni, e talora è stato il terreno d’esordio per registi celebrati, primo fra tutti Michelangelo Antonioni.
Anche questa formula ha ceduto il campo al documentario televisivo e più tardi al ‘video’, ma in alcuni Paesi (Canada, Francia, Australia) il ‘corto’ continua a produrre risultati ragguardevoli, specie nel settore di nuove ricerche di linguaggio e di esperienze narrative alternative, difficilmente consentite dalle esigenze di un film a sfruttamento commerciale, nonché come banco di prova di nuovi talenti.
In genere il c. è stato usato come ‘complemento di programma’, ma è indubitabile che, nel corso della sua storia, ha costituito soprattutto un insostituibile banco di prova per numerosi registi, spesso esordienti, da Clair a Carné, da Vidor a Renoir, a Vigo, a Grierson, ecc.
Dal punto di vista espressivo il ‘corto’ ha abbracciato e abbraccia le formule e le tecniche narrative più disparate: dal documentarismo al disegno animato, allo short sperimentale, al numero musicale, alla ‘comica finale’.
In alcuni Paesi, particolari sovvenzioni sono riservate a giovani registi per produrre i loro ‘corti’ a budget ovviamente contenuti, con decisi caratteri sperimentali o aperti a ricerche di linguaggio.
In Italia la legge definisce c. un film compreso fra i 290 metri e i 1500 (relativamente al 35 mm) e per molti anni i c. sono stati abbinati obbligatoriamente, come ‘complemento ai programmi cinematografici’, nonostante il sostanziale disinteresse degli esercenti. Una speciale commissione ministeriale assegnava annualmente premi di produzione ai film più meritevoli, ai quali assicurava questa sorta di distribuzione.
Generalmente mediocre, anche a causa dello specioso meccanismo che finiva per riservare il finanziamento a ditte specializzate in piccole produzioni ‘a basso rischio’, il c. italiano a contenuto quasi esclusivamente documentaristico ha espresso comunque un certo numero di validi registi che hanno legato il loro nome a prodotti di alta qualità, da Nelo Risi a Michele Gandin, a Giulio Questi, a Luigi Di Gianni, e talora è stato il terreno d’esordio per registi celebrati, primo fra tutti Michelangelo Antonioni.
Anche questa formula ha ceduto il campo al documentario televisivo e più tardi al ‘video’, ma in alcuni Paesi (Canada, Francia, Australia) il ‘corto’ continua a produrre risultati ragguardevoli, specie nel settore di nuove ricerche di linguaggio e di esperienze narrative alternative, difficilmente consentite dalle esigenze di un film a sfruttamento commerciale, nonché come banco di prova di nuovi talenti.
L. C.
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Come citare questa voce
Castellani Leandro , Cortometraggio, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (23/11/2024).
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