Oscar
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Premio cinematografico internazionale che ogni anno, alla fine di marzo, viene assegnato dagli oltre 4000 soci dell’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences. Il premio istituito nel 1929 consiste in una statuetta placcata in oro del peso di 3,8 chilogrammi e dell’altezza di 35 centimetri. Tale riconoscimento venne assegnato per la prima volta il 16 maggio di quell’anno, in una cerimonia organizzata presso il Roosevelt Hotel di Hollywood. Le categorie premiate erano 11: film, regia per un’opera drammatica, regia per un’opera brillante, attore, attrice, sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, fotografia, scenografia e arredamento, disegno dei titoli di testa, costruzioni meccaniche.
Nel corso degli anni le categorie in gara sono via via aumentate, fino a raggiungere le 26 di oggi, compreso anche l’Irwing Thalberg G. Award, premio, questo, che viene assegnato sempre nel corso della stessa cerimonia: film, regia, attore, attrice, attore non protagonista, attrice non protagonista, film straniero, sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, scenografia, fotografia, montaggio, effetti sonori, effetti speciali, montaggio effetti sonori, colonna sonora originale per commedia, colonna sonora originale drammatica, canzone originale, costumi, documentario, documentario breve, trucco, cortometraggio animato, cortometraggio, alla carriera.
Più che un premio che sancisce la qualità di un’opera cinematografica, l’O., in genere, viene riconosciuto soprattutto a quei film che, nel corso dell’anno, si sono distinti per il loro valore commerciale. In un certo qual modo, è l’industria cinematografica hollywoodiana (Hollywood) che premia se stessa, pur con qualche rara eccezione, la quale, spesso, è rinvenibile nei premi assegnati al miglior film straniero. È il caso, ad esempio, di quelli dati a Sciuscià (1947) e a Ladri di biciclette (1949) di De Sica. A conferma di tale linea di tendenza, è possibile sottolineare come siano stati esclusi da questo premio alcuni grandi attori o registi che hanno segnato la storia del cinema: ad esempio, Marilyn Monroe e Greta Garbo, oppure Orson Welles e lo stesso Chaplin, al quale, tuttavia, venne assegnato un tardivo O. speciale alla carriera soltanto nel 1971. Tra i film che hanno collezionato il maggior numero di statuette, ricordiamo le 11 di Ben Hur (1959) e di Titanic (1998), le 10 di West Side Story (1961), le 9 di Gigi (1958), L’ultimo imperatore (1987), Il paziente inglese (1997), le 8 di Via col vento (1939), I migliori anni della nostra vita (1946), Da qui all’eternità (1953), Fronte del porto (1954), My Fair Lady (1954), Cabaret (1972), Gandhi (1982), Amadeus (1984).
Il nome ufficiale di tale premio è Academy Award; quello con cui è universalmente conosciuto cioè O. appartiene un po’ alle molte leggende che circondano il mito di Hollywood. Tra queste, due sono le più accreditate. La prima si riferisce a una frase che avrebbe pronunciato Margareth Herrick, una delle segretarie del produttore Louis B. Mayer, durante la prima edizione del premio: "Non riesco a capire tutta questa agitazione per via di una statuetta che non si sa neppure cosa rappresenti e che assomiglia vagamente a mio zio Oscar"; la seconda, invece, riguarda la paternità del nome che Bette Davis rivendicava a sé, avendo riscontrato una notevole rassomiglianza tra le terga della statuetta e quelle di suo marito, il quale aveva come secondo nome Oscar, appunto.
Al di là dell’aneddotica, questo premio, nonostante le consuete e altrettanto rituali critiche che accompagnano ogni sua edizione, richiama l’interesse e l’attenzione di tutto il mondo ed è ancora capace di influenzare notevolmente l’andamento del mercato cinematografico. Prova ne è la puntuale impennata degli incassi che contrassegna le vicende commerciali di un film subito dopo la vittoria dell’ambita statuetta.
Nel corso degli anni le categorie in gara sono via via aumentate, fino a raggiungere le 26 di oggi, compreso anche l’Irwing Thalberg G. Award, premio, questo, che viene assegnato sempre nel corso della stessa cerimonia: film, regia, attore, attrice, attore non protagonista, attrice non protagonista, film straniero, sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, scenografia, fotografia, montaggio, effetti sonori, effetti speciali, montaggio effetti sonori, colonna sonora originale per commedia, colonna sonora originale drammatica, canzone originale, costumi, documentario, documentario breve, trucco, cortometraggio animato, cortometraggio, alla carriera.
Più che un premio che sancisce la qualità di un’opera cinematografica, l’O., in genere, viene riconosciuto soprattutto a quei film che, nel corso dell’anno, si sono distinti per il loro valore commerciale. In un certo qual modo, è l’industria cinematografica hollywoodiana (Hollywood) che premia se stessa, pur con qualche rara eccezione, la quale, spesso, è rinvenibile nei premi assegnati al miglior film straniero. È il caso, ad esempio, di quelli dati a Sciuscià (1947) e a Ladri di biciclette (1949) di De Sica. A conferma di tale linea di tendenza, è possibile sottolineare come siano stati esclusi da questo premio alcuni grandi attori o registi che hanno segnato la storia del cinema: ad esempio, Marilyn Monroe e Greta Garbo, oppure Orson Welles e lo stesso Chaplin, al quale, tuttavia, venne assegnato un tardivo O. speciale alla carriera soltanto nel 1971. Tra i film che hanno collezionato il maggior numero di statuette, ricordiamo le 11 di Ben Hur (1959) e di Titanic (1998), le 10 di West Side Story (1961), le 9 di Gigi (1958), L’ultimo imperatore (1987), Il paziente inglese (1997), le 8 di Via col vento (1939), I migliori anni della nostra vita (1946), Da qui all’eternità (1953), Fronte del porto (1954), My Fair Lady (1954), Cabaret (1972), Gandhi (1982), Amadeus (1984).
Il nome ufficiale di tale premio è Academy Award; quello con cui è universalmente conosciuto cioè O. appartiene un po’ alle molte leggende che circondano il mito di Hollywood. Tra queste, due sono le più accreditate. La prima si riferisce a una frase che avrebbe pronunciato Margareth Herrick, una delle segretarie del produttore Louis B. Mayer, durante la prima edizione del premio: "Non riesco a capire tutta questa agitazione per via di una statuetta che non si sa neppure cosa rappresenti e che assomiglia vagamente a mio zio Oscar"; la seconda, invece, riguarda la paternità del nome che Bette Davis rivendicava a sé, avendo riscontrato una notevole rassomiglianza tra le terga della statuetta e quelle di suo marito, il quale aveva come secondo nome Oscar, appunto.
Al di là dell’aneddotica, questo premio, nonostante le consuete e altrettanto rituali critiche che accompagnano ogni sua edizione, richiama l’interesse e l’attenzione di tutto il mondo ed è ancora capace di influenzare notevolmente l’andamento del mercato cinematografico. Prova ne è la puntuale impennata degli incassi che contrassegna le vicende commerciali di un film subito dopo la vittoria dell’ambita statuetta.
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Bibliografia
- CASALINI Roberto – LIGATO Maria Grazia, L’avventurosa storia degli Oscar: le notti delle stelle dal 1927 al 2000, Rizzoli, Milano 2002.
- FERRARI Andrea (ed.), Oscar: i film, i premi, le star, Mondadori, Milano 2001.
- LANCIA E., I premi del cinema, Gremese, Roma 1988.
- LEVY Emanuel, All about Oscar: the history and politics of the Academy Awards, Continuum, London/New York 2003.
- MAPP Edward, African Americans and the Oscar: seven decades of struggle and achievement, The Scarecrow Press, Lanham (MD) 2003.
- OSBORNE Robert, 70 years of the Oscar: the official history of the Academy Awards, Academy of Motion Pictures, Arts and Sciences, Beverly Hills (CA) 2000.
- SANDS Pierre Norman, A historical study of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences (1927-1947), Arno Press, New York 1973.
- SPAGNOLI Marco, Big night: 75 anni di Oscar, Adnkronos Libri, Roma 2003.
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Come citare questa voce
Oscar, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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